di PAOLO CRISTOFARO
Quanto accaduto a Squillace - con una vicenda che si è protratta all'incirca per un decennio, dal 2014 al 2024 - con la pratica "scottante" dei lavori nell'edificio dell'ex seminario dell'Arcidiocesi, ha dell'incredibile. Ha dell'incredibile perché di mezzo ci sono soldi pubblici dei cittadini, carte e conti che non tornano, situazioni in ombra sulle quali mai si è fatta luce, nel silenzio generale e nell'indignazione esclusiva di pochi.
IL PROGETTO, I LAVORI, LA REVOCA DEL FINANZIAMENTO - In pratica, con finanziamento regionale (o almeno così doveva essere), il Comune ha avvitato lavori di riqualificazione dell'ex seminario vescovile (di proprietà dell'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace). Il progetto originale, propugnato dall'amministrazione dell'epoca, prevedeva la realizzazione di un "Centro di alta spiritualità". Ma a lavori partiti - e a soldi spesi - la stessa Regione Calabria ha revocato quel finanziamento per "mutazione illecita del progetto", "mancata presentazione della documentazione amministrativa rilevante" e ovviamente "mancanza del titolo di disponibilità da parte del Comune del bene immobile in oggetto", essendo l'immobile della Chiesa. Non solo sarebbero stati eseguiti lavori difformi rispetto alla progettualità iniziale, ma negli anni, da parte dell'Ente comunale, è risultato pressoché impossibile reperire atti e produrre documentazione economica esatta delle spese. La Regione rivuole indietro 753mila euro, ma il totale dei lavori al seminario ha sfiorato il milione. Si attende ancora, oltretutto - e non si capisce come mai non sia ancora arrivata agli uffici comunali - la richiesta regionale di adempiere alla restituzione del 753mila euro, che sarebbe la naturale conseguenza del decreto di revoca del finanziamento già emesso. Anche perché i 30 giorni menzionati in quel decreto ingiuntivo sono passati da un bel pezzo e si auspica che non diventino anni.
DOCUMENTI INTROVABILI, FIRME DISCONOSCIUTE E RELAZIONI TECNICHE - L'allora direttore dei lavori aveva disconosciuto alcune firme sui documenti e il tecnico comunale Antonio Macaluso, attuale responsabile dell'Ufficio, in una precisa relazione, aveva evidenziato dei passaggi poco limpidi. "La pratica è sprovvista di qualsiasi relazione istruttoria, del RUP pro tempore, così come mancano le formali approvazioni del 9° SAL e dello Stato Finale, nonché risulta carente di tutti gli adempimenti e le rendicontazioni finali connessi alla chiusura dell'operazione con la Regione Calabria", aveva riportato Macaluso nella relazione. Viene citata, inoltre, una nota del direttore dei lavori, Antonio Zizzi, prodotta nel 2018. "L'attestazione relativa al 7° e 8° SAL non mi risulta sia stata da me sottoscritta, in quanto le mie attestazioni sono quasi tutte su carta intestata, la grafia da noi utilizzata è Times New Roman, sottoscrivo sempre con nome, cognome e timbro e la firma viene apposta in originale".
L'ARCIDIOCESI E IL TENTATO ACCORDO CON MONSIGNOR BERTOLONE - "Si invita l'Ente a verificare utilità e arricchimenti attribuibili al Comune, verificare comportamenti omissivi o commissivi dei soggetti che hanno determinato l'insorgere del debito e attivando, la dove se ne ravvisino gli estremi, le procedure di responsabilità erariale", scriveva in un'altra relazione l'ex revisore dei conti del Comune di Squillace. Difatti, non si è ben capito - lo avevamo già scritto tempo fa - come abbia potuto il Comune eseguire lavori in un edificio di proprietà dell'Arcidiocesi con finanziamento regionale né quale utilità il Comune stesso e i cittadini possano trarne. Una bella e ingarbugliata matassa. Nel 2020 a un certo punto il sindaco Pasquale Muccari - non ne ha fatto mistero - ha tentato di trovare una soluzione incontrando l'ex Arcivescovo di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone. Un meeting "lateranense" del quale conserviamo anche testimonianza fotografica. Al termine di quell'incontro il sindaco aveva fatto sapere, anche alla stampa, di essere a lavoro con l'Arcidiocesi affinché alcuni dei locali all'interno del complesso venissero resi fruibili anche dall'amministrazioni, per manifestazioni e scopi sociali o culturali. Andato via Bertolone non se n'è saputo più nulla.
IL DEBITO CON LA DITTA "GIAFRA SRL" E IL PIGNORAMENTO - Mentre si attende che la Regione Calabria si ricordi di pretendere la restituzione dei 753mila euro di fondi pubblici (come da decreto dei suoi stessi uffici), i privati hanno reclamato quanto attendevano dal Comune. La ditta "Giafra Srl" ha preteso una somma non indifferente dal Comune, rivolgendosi al Tribunale di Catanzaro che ha proceduto, alla fine, direttamente a pignorare la dalla cassa dell'Ente comunale presso la banca Monte dei Paschi di Siena. Pignoramento da circa 100mila euro. Un pignoramento per un debito fuori bilancio che ancora doveva passare dal consiglio comunale. Un tentativo di portare pratiche relative ai lavori dell'ex seminario in consiglio era già fallito qualche anno fa, costringendo al ritiro della pratica nel corso della seduta stessa. Il riconoscimento del debito del pignoramento (tardivo perché già effettuato) è infatti avvenuto, come abbiamo già scritto, nel corso del consiglio comunale del 29 dicembre 2023. Consiglio comunale a dir poco disertato.
IL RICONOSCIMENTO FORMALE, I VOTI IN CONSIGLIO, LA CORTE DEI CONTI - Tre assenti su quattro dall'opposizione (Anna Maria Mungo, Oldani Mesoraca ed Enzo Zofrea), quattro assenti dalla maggioranza (Franco Caccia, Giuseppe Vecchio, Alessandro Aloise e Antonio Primerano). Ma non solo. Il consigliere (sempre di maggioranza) Francesco Rotundo è uscito a rispondere al telefono (messo a verbale) proprio durante il voto della pratica, rientrando poco dopo, ma di fatto sottraendo una mano alzata alla conta. Debito passato e riconosciuto quindi, ma con soli 5 voti: sindaco Muccari, presidente del consiglio Paolo Mercurio, consiglieri Rosetta Talotta, Stefano Carabetta e Giuseppe Facciolo. Quest'ultimo - teoricamente all'opposizione - da tempo condivide molte scelte con la maggioranza, con la quale collabora fattivamente senza farne tanto mistero. Il fratello, monsignor Raffaele Facciolo, è stato per lungo tempo vicario dell'Arcidiocesi a Squillace. Nella relazione di Macaluso, il tecnico comunale aveva scritto riguardo ai lavori all'ex seminario: "Tutte le opere, così come indicatomi dal RUP, dal sindaco e dal Don Raffele, sono state puntualmente predisposte e realizzate per loro richiesta e soddisfazione, tutto ciò anche non perfettamente in coerenza con il progetto ammesso a finanziamento". Questo il quadro che emerge - senza particolari sforzi ipotetici - esclusivamente dalla lettura delle carte. Votato il debito con Giafra, si aggiunge un passo verso la chiusura della pratica "scomoda", ma la questione non sarà risolta almeno fino alla restituzione alla Regione dei 753mila euro mancanti. Intanto, come da norma, la pratica dovrà essere inviata alla Corte dei conti - essendo debito fuori bilancio - per l'accertamento di eventuali responsabilità. Attendiamo aggiornamenti.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736