di PAOLO CRISTOFARO
Una convenzione relativa a 120mila metri quadri a ridosso della spiaggia di Squillace che potrebbero essere cementificati. Una protesta portata avanti da più fronti e poi accantonata. Ancora oggi, in teoria, a seguito di una revoca sospesa dal Tar di Catanzaro, quella zona può essere urbanizzata, senza le modifiche che l'amministrazione comunale avrebbe voluto apportare. Ma è necessario partire dall'inizio.
E' il 21 febbraio 2019 quando il sindaco di Squillace (CZ), Pasquale Muccari - in quel periodo non in carica perché l'Ente era stato commissariato - con una pungente nota, apparsa anche sugli organi di stampa, si scagliava contro il commissario prefettizio, Giuseppe Belpanno, perché aveva prorogato una convenzione - stipulata con la società "Rive del Principe S.r.l.", riguardante una lottizzazione di 120mila metri quadri, a ridosso del mare, nella zona Lido.
La convenzione aveva per oggetto l'urbanizzazione dell'area, con destinazione urbanistica D2, cioè legata a "servizi turistici, villaggi turistici, alberghi e simili", come riportava lo stesso documento comunale. Il primo cittadino manifestava la sua ferma contrarietà rispetto alla proroga così com'era, dato che l'area, a ridosso del demanio marittimo appunto, sarebbe quindi stata minacciata da possibili nuove cementificazioni (terreno nei pressi del quale insiste una zona SIC, Sito d'Interesse Comunitario).
"La delibera è stata assunta trascurando il fatto che la proroga assume un forte valore politico e dovrebbe essere opportunamente vagliata", scriveva Muccari, sostenendo che nella precedente consiliatura - quella terminata con il commissariamento - sia maggioranza che opposizione convenivano circa la necessità di apportarvi delle modifiche sostanziali, prima, eventualmente di prorogare ancora. Il sindaco, nella nota, aveva tuonato: "No al sacco di Squillace!". I cittadini e alcuni rappresentati politici - era intervenuto anche il deputato 5 stelle Paolo Parentela - avevano appoggiato l'attacco di Pasquale Muccari, schierandosi contro qualunque nuova cementificazione sulla costa.
A quel punto il commissario Belpanno aveva fatto pubblicare la revoca in autotutela del provvedimento di proroga quinquennale, bloccando difatti la convenzione, già scaduta nel 2016 e non portata avanti neppure dall'amministrazione che lo aveva preceduto, sostenendo la necessità di "ulteriori approfondimenti soprattutto in considerazione della complessità della tematica affrontata". Ma Belpanno, nel revocare, aveva trascurato un dettaglio. Il provvedimento di revoca in autotutela era stato adottato senza il previo avviso previsto dalla legge e, comunque, non poteva durare oltre i termini stabiliti dalla normativa. Per questo la società "Rive del Principe S.r.l." aveva presentato ricorso al Tar della Calabria.
Con sentenza pubblicata il 29 maggio 2019, la Seconda Sezione del Tar di Catanzaro (presidente: Nicola Durante; estensore: Pierangelo Sorrentino) ha accolto l'appello della società, annullando la revoca del commissario prefettizio. Bloccato l'effetto della revoca, quindi, la proroga della convenzione risulta tecnicamente attiva e il sindaco Pasquale Muccari, che in quel contesto aveva protestato per la tutela del paesaggio e contro la cementificazione, ad un anno dall'inizio del suo nuovo mandato, non ha provveduto - come la logica avrebbe dettato - a revocare nuovamente, stavolta senza sviste, quella che lui stesso aveva definito una convenzione da rivedere.
Insomma, teoricamente, i 120mila metri quadri a ridosso della spiaggia e nei pressi di un'area SIC, sono ancora a rischio cemento.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736