Statua donata dal clan a Guardavalle, il Consiglio comunale confessa la "superficialità" ma il voto è unanime per rimuoverla (FOTO e VIDEO)

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images Statua donata dal clan a Guardavalle, il Consiglio comunale confessa la "superficialità" ma il voto è unanime per rimuoverla (FOTO e VIDEO)
Il Consiglio Comunale di Guardavalle, l'intervento del sindaco Ussia

Il sindaco Ussia ha detto: "Non sottostiamo a nessuno" dopo il caso "nazionale" della statua di Sant'Agazio donata dal clan Gallace

  19 dicembre 2019 21:40

di PAOLO CRISTOFARO

Pioveva questo pomeriggio a Guardavalle superiore, borgo di storia e tradizione, al confine tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria. Ma il paese, nell'ultima settimana, ha subito ben altre burrasche, dopo la messa in onda del servizio di "Striscia la notizia" che ha mostrato, davanti al municipio, una statua di Sant'Agazio -patrono del paese - donata nel 2007 da un parente della famiglia Gallace, legata al clan omonimo della 'Ndrangheta. E oggi pomeriggio, dopo un lungo dibattito, il Consiglio comunale, convocato in via straordinaria per la vicenda  ha votato all'unanimità per la rimozione della sacra effige.

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"Non siamo mafiosi" ha detto il sindaco, Giuseppe Ussia. "E' stata dipinta un'immagine di Guardavalle che non corrisponde al vero. Il nostro è un paese che, certamente, ha avuto difficoltà in passato, ma nessuno qui è sottomesso al volere della Ndrangheta o delle famiglie locali, potenti o meno" ha dichiarato. "La statua è stata donata nel 2007. L'allora giunta aveva accolto la richiesta, sottoscritta da diversi cittadini di varie famiglie di Guardavalle (non solo quella Gallace), di installare l'immagine nella piazza del municipio. L'iscrizione alla sua base, che riporta il cognome Gallace, non è stata notata se non nel momento di posa della statua stessa. Sicuramente si potranno accusare tutte le gestioni di negligenza, di superficialità nel non badare troppo a quell'effige - che pure raffigura il santo patrono amatissimo del paese - ma nessuno di noi è mafioso, nessuno di noi risponde a famiglie mafiose" ha continuato il primo cittadino, rammentando, oltretutto, che negli anni in cui già c'era la statua, si sono succedute persino commissioni prefettizia alla guida dell'Ente, dopo lo scioglimento dello stesso, senza provvedere né alla rimozione né alla segnalazione dell'eventuale problema o del possibile incidente politico".

Dello stesso parere il consigliere di minoranza Antonio Tedesco, intervenuto dopo il primo cittadino. già sindaco del paese in passate consiliature. "Siamo qui per parlare di una situazione difficile. Non della statua in sé, ma dell'immagine negativa che Guardavalle sta dando all'esterno. Sicuramente si poteva intervenire prima. Siamo stati superficiali? Sì. Siamo stati forse indifferenti? Sì. Ma null'altro. Molti di noi neppure avevano notato la scritta ai piedi della statua" ha detto Tedesco. "Comunque, come in altre occasioni, il nostro paese saprà affrontare la difficoltà del momento - anche in termini d'immagine - con tranquillità e con determinazione" ha detto.

"Guardavalle non è un paese terribile, non è un paese con alto tasso di criminalità, non è un paese dove si sta male. Ha dovuto subire negli anni i risultati prodotti dalla nomea che, purtroppo, si è creata. Ma Guardavalle è un paese di gente seria, di lavoratori, di persone per bene. Un paese con tanta storia, con tante tradizioni, ospitale e aperto" ha ripreso il sindaco Ussia. "Stiamo pensando anche ad azioni legali contro il servizio di Striscia, che ha sollevato un polverone enorme. Chi ha fatto questo danno alla nostra comunità pagherà. Io e la mia famiglia, da quella puntata di Striscia, stiamo passando un momento difficile. Avvieremo tutte le procedure per difendere l'onorabilità della nostra comunità e del sottoscritto" ha specificato ancora Ussia. Peraltro, il sindaco ha letto una missiva di un parente del donatore della statua in cui quest'ultimo ha manifestato disponibilità a riprendersela.

Tra gli interventi, tutti a difesa della collettività di Guardavalle e dell'amministrazione, anche quelli dei consiglieri Purri e Campagna, oltre che del vicesindaco, Giuseppe Caristo. "I nostri figli, anche quelli che studiano fuori, non devono vergognarsi perché i loro amici, sentito il nome del paese alla televisione, li guardano straniti. Essere di Guardavalle non significa essere mafiosi, come se qui fosse tutto nero, tutto legato alla Ndrangheta. Non è così e non è giusto dipingere così la nostra comunità" ha asserito Caristo.  Aula piena di cittadini, incuriositi dalla seduta del consiglio e, probabilmente, preoccupati per l'immagine data all'esterno della loro comunità.  Presenti anche i carabinieri e il Comandante della Locale Stazione.

 

 

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