Strage di Ariola nel Vibonese, per la Cassazione restano in carcere mandante ed esecutore

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La Suprema Corte di Cassazione
  11 dicembre 2024 15:56

 Restano in carcere i cugini omonimi Francesco Maiolo di Acquaro (Vv), rispettivamente classe 1983 e classe ’79, accusati della Strage di Ariola (costata tre morti e un ferito), arrestati nell’operazione antimafia denominata Habanero. E’ quanto deciso dalla Cassazione che ha rigettato i due ricorsi avverso la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro del 17 luglio scorso confermativa dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. 

    I due cugini sono “gravemente indiziati dei delitti di partecipazione – a partire dal 14 giugno 2013 – all’associazione di stampo mafioso denominata ‘locale dell’Ariola’ e, in particolare, della ‘ndrina Maiolo attiva ad Acquaro”. Quindi, ai due Francesco Maiolo (uno mandante, l'altro esecutore) vengono contestati pure i reati di triplice omicidio plurimo aggravato dalle finalità mafiose (la ‘strage dell’Ariola’ avvenuta il giorno 25 ottobre 2003 nella quale vennero uccisi Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro e ferita una quarta).
    Il fatto di sangue sarebbe stato commesso per vendicare le scomparse (lupare bianche) di Rocco e Antonio Maiolo, uccisi in uno scontro tra clan per il predominio mafioso della zona.
 

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  A sostegno dell’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni. 

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