Prosegue il processo che si sta celebrando davanti al collegio penale nei confronti di Sami Fuat, turco di 50 anni, Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni, entrambi pakistani
14 febbraio 2024 16:33“Abbiamo soccorso quante più persone potevamo. Eravamo soli e siamo rimasti soli forse per mezz'ora. Abbiamo tirato fuori persone vive e tanti morti”.
E' quanto ha raccontato ai giudici del Tribunale di Crotone Ivan Paone, uno dei pescatori che all'alba del 26 febbraio dello scorso anno si trovavano sulla spiaggia di Steccato di Cutro e assistettero al naufragio del caicco Summer Love nel quale persero la vita 94 migranti.
Paone è stato chiamato a testimoniare nel processo che si sta celebrando davanti al collegio penale nei confronti di Sami Fuat, turco di 50 anni, Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni, entrambi pakistani, accusati di naufragio colposo, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato.
"Quando ho chiamato la Guardia costiera per avvisare della presenza di una barca in pericolo mi hanno detto che sapevano già dell'imbarcazione” ha raccontato il teste rispondendo ad una specifica domanda dell'avvocato di parte civile, Francesco Verri, e precisando di aver chiamato la Guardia costiera alle 4,34 dopo essersi accorto della presenza di una barca in difficoltà dalla quale provenivano grida di aiuto: “La Guardia costiera ha detto che sapevano già di quella imbarcazione. Non c'era nessun, nemmeno i carabinieri sulla spiaggia, solo noi”.
Un dettaglio utile soprattutto nella parallela indagine della Procura di Crotone su eventuali ritardi che si sarebbero verificati nei soccorsi e che coinvolge tre militari della Guardia di finanza e altre tre persone la cui identità è per ora omissata. Indagine che dovrebbe essere conclusa entro il mese prossimo. A Paone, inoltre, gli avvocati parte civile e della difesa hanno chiesto se riconoscesse qualcuno degli scafisti tra gli imputati in aula: “Non ricordo i volti - ha risposto il testimone – c'è stata una tentata aggressione a uno dei feriti, ma non riesco a ricordare chi fosse”.
Ha detto di non ricordare i volti neppure il secondo pescatore che oggi ha testimoniato al processo, Ilie Gabriel Curca, di origine rumena, al quale è stato chiesto se riconoscesse in particolare l'imputato Kalid Arlsan: “Continuavamo a tirare dall'acqua persone - ha risposto il teste - e ad un certo punto ho chiesto aiuto ad un migrante per aiutare un ragazzo che non riusciva a uscire. Non riesco a ricordare volti. Ho visto tante persone. Non so chi fosse”. A quel punto dalla gabbia di sicurezza è intervenuto Arlsan che ha chiesto all'avvocato di domandare se il pescatore ricordasse di aver detto ad un migrante di non preoccuparsi, che ci avrebbe pensato lui. Il testimone ha risposto che “c'era un ragazzo che non riusciva a uscire dal mare. Io parlo un po' di turco e di inglese, e a quello che è venuto ad aiutarmi gli ho detto vi aiuto io e di stare tranquillo che ora arriva la polizia”.
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