Strage migranti, uno dei superstiti: "Nessuno ha chiamato i soccorsi"

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  28 febbraio 2023 19:19

"Gli accordi erano che ci avrebbero fatto sbarcare in sicurezza sulla terraferma in Italia e avrebbero atteso il giorno 26 febbraio 2023 perché era domenica e le previsioni erano di mare mosso quindi sarebbe stato improbabile incontrare controlli di motovedette italiane". Lo ha raccontato uno dei superstiti del naufragio di Steccato di Cutro alla polizia giudiziaria nell'ambito dell'indagini che ha portato al fermo di tre scafisti.

"Quando l'imbarcazione è stata fermata noi migranti impauriti dalle condizioni del mare volevamo che venissero già chiamati i soccorsi ma gli stessi 4 componenti dell'equipaggio per tranquillizzarci ci hanno mostrato l'ipad raffigurante la rotta e la distanza della nostra posizione fino alla terraferma specificando che volevano far trascorrere quelle ore per poterci sbarcare nel cuore della notte per eludere i controlli di polizia. Erano circa le ore 21 del 25 febbraio" ha spiegato il migrante.
"Poi - aggiunge - abbiamo ripreso la navigazione e dopo circa 7 ore siamo arrivati vicino la costa. Neanche in questa occasione nessuno, sebbene glielo avessimo chiesto, ha chiamato i soccorsi. Nel frattempo le condizioni del mare erano peggiorate tanto che ci hanno permesso di lasciare la stiva e salire in coperta. Così, erano le 4 o le 5, ho potuto scorgere dalla costa quelle che sembravano delle segnalazioni luminose e i quattro, pensando che fossero poliziotti, hanno fermato la navigazione cercando di cambiare rotta e modificare il punto di approdo. In questa circostanza ho sentito i quattro chiamare qualcuno forse per farsi venire a prendere. Dopo il cambio di rotta le onde alte hanno iniziato a far muovere e piegare l'imbarcazione sino a quando improvvisamente la barca ha urtato contro qualcosa e ha iniziato a imbarcare acqua e inclinarsi su un fianco. Io mi trovavo in coperta insieme ad altre persone - conclude - mentre tante altre si trovavano ancora nella stiva".

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