Tagli alla sanità privata, i laboratori in fermento: "I commissari cambino il decreto"

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Anisap, Federlab e Asa in Cittadella regionale per protestare contro l'ultimo decreto commissariale che ha fissato il budget della specialistica ambulatoriale per il 2020. "Minacciato il diritto alla salute dei cittadini"

  17 dicembre 2019 14:30

I laboratori privati non ci stanno. I commissari governativi, nei giorni scorsi, hanno adottato il decreto che assegna il budget per il 2020 per l'acquisto della specialistica ambulatoriale. Come raccontato da La Nuova Calabria, l'assegnazione è stata tagliata (LEGGI QUI). I rappresentanti di Anisap, Federlab e Asa sono sbarcati oggi in Cittadella regionale chiedendo di modificare i criteri che hanno portato all'adozione del Dca che, a loro avviso, li penalizza. 

Alessia Bauleo, vicepresidente nazionale di Federlab, ha detto: "Dobbiamo prendere atto che gli impegni presi dalla struttura commissariale sia nel 2019 e sia nel 2020 sono stati completamente disattesi. Già nel 2019, la struttura commissariale, durante un incontro istituzionale, aveva preso un chiaro impegno: verificare in corso d'anno se fossero stati raggiunti i livelli minimi di assistenza per la specialistica ambulatoriale perché ricordiamo che questo è il primo obiettivo. Questa verifica in corso d'opera non c'è stata. Per cui noi oggi sappiamo che i LEA nel 2019 non sono stati rispettati. Nonostante nell'ultimo incontro ci fosse stato detto che si sarebbe evidenziato dove il pubblico è carente per poi acquistare dai privati accreditati, tutto questo non c'è stato". "Ci viene riproposto un decreto - incalza Bauleo- che è un copia incolla dei precedenti, che non tiene in considerazione le esigenze dei cittadini. Dopo un anno in cui tutti i cittadini esenti hanno dovuto rinunciare a prestazioni, infatti in tutti i laboratori ci sono state file di ore per accedere a quelle pochissime prestazioni che sono state acquistate. Questa è un'indecenza perché le istituzioni devono rispettare gli impegni presi. Siamo ad un paradosso: la Regione Calabria è l'unica regione che non utilizza le risorse definite nella legge di Stabilità per l'acquisto delle prestazioni specialistiche (il 2% in più rispetto al tetto del 2011,ndr). C'è una volontà deliberata di comprare meno prestazioni ai cittadini di quelle che potrebbe acquistare. Saranno loro a rispondere del mancato diritto alla Salute. Ricorsi? Ci saranno ricorsi, ma intanto la gente rinuncerà a curarsi. Hanno tempi lunghi i ricorsi".

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 “Ci vediamo – ha detto il presidente di Anisap Calabria, Edoardo Macino, parlando con i giornalisti – perché con l'ultimo decreto della struttura commissariale, il numero 179, assistiamo al mancato rispetto dei livelli essenziali di assistenza e alla mancata copertura dei fabbisogni delle prestazioni ambulatoriali, a tutto danno dei cittadini perché tutte le prestazioni dovrebbero essere eseguite dal pubblico, cosa che in Calabria, come sappiamo, non può avvenire. Questo decreto è nato da un calcolo errato dei fabbisogni e una conseguenziale riduzione dei budget e dalla mancata presa d'atto che le strutture ambulatoriali pubbliche non sono in grado di rispondere alle richieste dei cittadini”. In particolare – sostengono Anisap, Federlab e Asa - “c'è una riduzione del budget dell'1,7%, ma il problema è che nello stesso budget sono comprese strutture che prima erano messe nel capitolo di bilancio dell'ospedalità privata e quindi la riduzione è molto più grossa, di circa 23 milioni rispetto al 2016. Nel documento fiscale allegato all'ultima Finanziaria, ieri approvata in Senato, viene poi detto chiaramente che il tetto di spesa per le strutture ambulatoriali private accreditate dev'essere ricondotto a quello del 2011, senza l'abbattimento del 2%, questo comporta che in Calabria come tetto di spesa per le strutture ambulatoriali private dovrebbe essere di 83 milioni, mentre il decreto commissariale è intorno ai 66 milioni. E' evidente – ha proseguito Macino - che c'è qualcosa che non fa. Loro si nascondono dietro il fatto che la Calabria è in piano di rientro e quindi occorre ridurre ulteriormente la spesa, ma questo significa ridurre le prestazioni per i cittadini, e a questo ci ribelliamo, e sarebbe ancora più importante che si ribellassero i cittadini, che sono coloro che ci rimetteranno di più. Il problema è che le aziende dovranno ridurre il numero di personale, di prestazioni e quindi è un intero sistema che crolla”. Macino ha quindi concluso: “Alla struttura commissariale chiediamo la modifica del decreto, che ha diverse criticità, anche sul piano tecnico. Una è il fatto che al decreto è allegato un nuovo schema contrattuale: lo scorso anno lo schema prevedeva sia la firma del contratto della singola struttura sia la firma delle strutture aggregate in rete, ma oggi non si prevede la firma delle reti. Nel decreto infatti è scritto chiaramente che dobbiamo firmare i contratti pena non solo il disaccreditamento ma persino la denuncia per danno erariale perché faremmo delle prestazioni senza un contratto con le Asp. Insomma, un evidente danno, per le strutture, che comunque possono organizzarsi in budget, ma soprattutto per i cittadini, che da gennaio potrebbero non avere le prestazioni più banali, con il paradosso di un ulteriore aumento della mobilità passiva”. Anisap, Federlab e Asa non escludono comunque di avere in giornata un'interlocuzione con il commissario ad acta della sanità calabrese, Saverio Cotticelli.

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