Adesso arriva la diffida. La delibera con cui l'Asp di Catanzaro aveva programmato la riduzione delle postazioni di continuità assistenziale da 60 a 25. Per il momento, l'azienda finora non ha revocato l'atto anche se il dipartimento regionale Tutela della Salute ed il commissario Cotticelli hanno invitato l'azienda a sospenderne l'esecutività. Pantaleone Fioresta, presidente dello Snami, scrive ai vertici dell'Asp chiedendo esplicitamente la revoca della delibera n. 64 del 12 febbraio 2020.
"IL sottoscritto Fioresta dr. Pantaleone, presidente provinciale dello S.N.A.M.I. Sez. di Catanzaro, espone quanto segue. Va premesso che net settore sanitario non esiste il rapporto costo-ricavo, bensì il rapporto costo-beneficio, e che per tutelare la salute dei cittadini sono vigenti i livelli essenziali di assistenza (LEA), garantiti dall'art.64 A.C.N. med. generale e dall'art.13,1 a.i.r. I costi della continuità assistenziale, considerando che il servizio notturno prefestivo e festivo viene garantito 365 giorni l'anno, risultano irrisori, posto che il costo medio regionale, per postazione e per abitante al mese è pari a 1,88 euro, mentre quello giornaliero è di 6,3 cent/euro. Ciò detto, è sufficiente che in una postazione di continuità assistenziale venga effettuata una sola prestazione salvavita in 4 anni per ritenere soddisfatto il parametro costa-beneficio, il che priva in radice di validità quanta affermato dalla dirigenza di codesta A.S.P, vale a dire che la chiusura di ben 35 postazioni di C.A. non arrecherà alcun danno ai cittadini, ma solo un il risparmio di circa 5 milioni di euro! L'art. 64 dell' A.C.N. delta Medicina Generale disciplina il rapporto ottimale della continuità assistenziale: ii comma 1 stabilisce che il fabbisogno del medici di continuità assistenziale di ciascuna ASL è determinato secondo un rapporto ottimale medici in servizio/abitanti residenti; il secondo comma stabilisce che ii suddetto rapporto è di 1 medico ogni 5000 abitanti residenti; il terzo comma stabilisce che le regioni possono variare tale rapporto ma non superando il 30% del rapporto previsto dal comma 2. L'art. 13.1 dell'AIR. stabilisce che II rapporto predetto deve essere di un medico in servizio ogni 3500 abitanti residenti". Questa è la spiegazione del dottore Fioresta.
"Non vi è dubbio che il rapporto ottimale dell'art. 64 sia il rapporto medici in servizio/abitanti residenti, specificato dal comma 1, e che il rapporto di riferimento del comma 2, e il rapporto medico/popolazione del comma 3 altro non siano che richiami al rapporto ottimale del comma 1. E' scontato che in ogni postazione di continuità assistenziale lavorino 4 medici come disciplinato dall'A.C.N. e che i turni nell'ambito della postazione vengono svolti singolarmente, dato che in caso contrario si sfiorerebbe il monte orario di ciascun medico previsto dall'art. 63 dell'A.C.N.. Di fatto nella delibera di cui all'oggetto il rapporto ottimale che dovrebbe essere di 1 medico in servizio/ogni 3500 abitanti ai sensi dell'art.64 dell'A.C.N. e dell'art.13.1 dell'A.I.R. risulta essere di 1 medico in servizio/ogni 14194 residenti. Il medico di continuità assistenziale praticamente svolgerebbe il lavoro che durante il giorno svolgono 14 medici di assistenza primaria con 1000 assistiti o 10 medici con 1419 assistiti: dall'erronea applicazione dei sopra citati articoli emerge l'illegittimità della delibera. Faccio presente che numerose sentenze dei T.A.R. così come del Consiglio di Stato si sono già espresse in merito, obbligando le ASP a procedere all'adeguamento del rapporto ottimale legislativamente previsto. Alla luce di quanto sopra, diffido le 5.5.V.V. a revocare la delibera di cui all'oggetto che ha ingenerato allarmismo nella popolazione e che potrebbe sfociare in gravi disturbi dell'ordine pubblico. Nel caso le S.S.V.V. dovessero ritenere di essere nella piena legittimità, Vi invito di procedere e trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica per tutti i reati eventualmente commessi dai funzionari e dirigenti nel tempo succedutisi ed alla Corte dei Conti per il danno erariale conseguenziale, rammentando il ruolo di pubblico ufficiale dalle S.S.V.V. ricoperto", chiosa la nota.
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