
"Per anni le Province hanno rappresentato, pur tra limiti e contraddizioni, un presidio essenziale per strade, scuole, infrastrutture, pianificazione territoriale. Soprattutto nelle aree periferiche erano l’ultimo livello capace di dare voce ai cittadini. Poi è arrivata la riforma Delrio, annunciata come modernizzazione, ma rivelatasi nei fatti una demolizione dell’architettura istituzionale intermedia. La Delrio non ha abolito le Province: le ha svuotate. Ha tagliato risorse, personale, poteri. Ha lasciato enti dimezzati, presidenti senza strumenti, funzioni senza coperture economiche. Una riforma costruita in laboratorio e calata dall’alto, che ha prodotto un limbo istituzionale: enti non più operativi, ma neppure formalmente superati. Se l’Italia ne ha sofferto, la Calabria ne ha sofferto il doppio". Lo afferma in una nota il consigliere Comunale di Catanzaro, Antonello Talerico.
"In una regione dove la fragilità amministrativa è storica e i territori hanno bisogno di programmazione, questa riforma ha funzionato come un moltiplicatore di debolezza. E la tripartizione della "vecchia" Provincia di Catanzaro in tre enti — Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone — ha finito per indebolire tutti i territori coinvolti.
Catanzaro ha perso il ruolo di baricentro regionale; Crotone e Vibo sono nate già fragili, prive di massa critica, risorse e infrastrutture adeguate.
Il risultato è stato chiaro, la tripartizione della Provincia di Catanzaro è stato un autentico disastro: tre Province più deboli della somma del loro passato, una rappresentanza politica spezzata, minor peso istituzionale sui tavoli regionali e nazionali, una perdita di autorevolezza che ha frenato investimenti e sviluppo.
Oggi l’area centrale della Calabria è un territorio senza “cabina di regia”, senza un ente forte che sappia tenere insieme programmazione, sviluppo, mobilità e scuola. Il malessere ormai evidente della Provincia di Vibo Valentia — in crisi finanziaria, gestionale e istituzionale — rischia di contagiare anche Catanzaro e Crotone, che nel panorama politico e amministrativo si sono indebolite drasticamente negli ultimi dieci anni.
Ma una prospettiva esiste. Ed è quella di far partire una riforma vera dai territori, non dai ministeri. La Calabria deve assumere un ruolo guida: coinvolgendo la Regione, aggregando ANCI Calabria, chiamando al tavolo Comuni e Province, costruendo una proposta che parta dalle esigenze reali e non da schemi astratti.
Solo una riforma “dal basso”, cucita sui bisogni concreti dei territori centrali, potrà restituire efficienza amministrativa, peso politico e capacità programmatoria a un’area che non può permettersi di essere marginalizzata ancora.
Restituire poteri, risorse e funzioni alle Province non è nostalgia del passato: è una necessità per garantire servizi, infrastrutture e futuro alle comunità. Se il territorio perde la sua voce istituzionale, perde tutto. È arrivato il momento di ridare dignità all'area centrale che rispetto a Cosenza e Reggio Calabria, è diventata "periferia" politica ed istituzionale. Non è campanilismo, è realtà".
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