di MIMMO TALLINI*
Egregio Presidente Occhiuto,
fonti autorevoli mi informano che, durante una recente riunione dei capigruppo di maggioranza, convocata ad horas per discutere la legge regionale sulla centrale del Mercure, Lei si sarebbe lasciato andare a dichiarazioni inopportune e offensive nei miei confronti. Lei avrebbe affermato, con lo scopo di dimostrare una sua presunta “autorità”, di avere bocciato nel 2021 la mia candidatura nelle liste a suo sostegno per motivi “caratteriali”. Con questo falso esempio, lei ha voluto dire con grande arroganza ai suoi interlocutori: chi non è d’accordo con me lo faccio fuori, così come ho fatto con Tallini.
Non ho parole per definire questa esternazione peraltro totalmente falsa, come dirò più avanti, ma che comunque è indicativa del grado di arroganza e presunzione di chi l’ha pronunciata.
Onestamente, caro Presidente, mi interessa poco della Sua considerazione. Sul piano politico e personale, mi basta la stima e la fiducia che aveva riposto in me la compianta Presidente Jole Santelli, la quale mi volle con forza prima coordinatore provinciale di Forza Italia e poi alla Presidenza del Consiglio regionale, riconoscendomi qualità di saggezza ed equilibrio politico. Una considerazione che certamente, come tutti sanno, non aveva mai riposto verso la Sua persona.
Cominciamo con chiarire che la mia potenziale candidatura nel 2021 non è mai esistita per il semplice fatto che in quel difficile momento ero completamente impegnato a difendermi da accuse infamanti di collusione con la criminalità organizzata, accuse che hanno segnato me e la mia famiglia, travolgendo la nostra esistenza. Ho ritenuto doveroso, in quel contesto, dichiarare che non avrei avanzato alcuna richiesta di candidatura fino a quando non avessi dimostrato la mia completa estraneità alle imputazioni. E così è stato. Questa posizione, riportata con grande risalto dalla stampa, è nota a tutti, tranne, a quanto pare, solo a Lei.
Non solo Lei era a conoscenza di questa mia decisione, ma anche il Coordinatore Regionale pro tempore di Forza Italia, Sen Giuseppe Mangialavori, che ha gestito insieme a Lei la composizione delle liste. Mangialavori sa bene che non ho mai chiesto nulla per me, nonostante avessi avuto pieno diritto di avanzare rivendicazioni politiche. In quegli stessi giorni, mentre affrontavo il calvario giudiziario che mi vedeva ingiustamente imputato, ebbi modo di ribadire che il mio unico obiettivo era difendere il mio nome e la mia dignità.
Eppure, proprio Lei, Presidente, ha ritenuto opportuno aggiungere al danno l'insulto. Dopo la mia piena assoluzione, che ha spazzato via ogni accusa nei miei confronti, Lei si è affrettato ad esprimere una solidarietà tanto fredda quanto ipocrita, dichiarando al contempo che l'impianto accusatorio di “Farmabusiness” nonostante la mia assoluzione avvenuta con la formula più ampia che l’ordinamento giudiziario preveda (perche il fatto non sussiste) reggeva comunque”.
Una dichiarazione che non solo non Le fa onore, ma che tradisce il Suo disegno: cancellare dalla scena politica chi, come me, avrebbe rappresentato un ostacolo insormontabile ai Suoi piani.
Il Suo atteggiamento è tipico di coloro che hanno la doppia morale: garantista con gli “amici” e giustizialista con gli avversari e con coloro che non sono a sua disposizione.
Un atteggiamento che mal si concilia con i valori di Forza Italia, che considera il garantismo un valore fondativo e assoluto del partito.
Lei sapeva benissimo che, se fossi rimasto al mio posto, non avrebbe avuto vita facile quando si è trattato di affossare questioni strategici per Catanzaro, la città Capoluogo. Dalla cardiochirurgia negata al Sant'Anna e al Policlinico universitario, fino al sostegno incondizionato a scelte politiche che hanno umiliato Catanzaro a vantaggio di Cosenza,( istituzione di nuovi corsi di formazione di medicina a Cosenza). Il suo cinismo ha toccato livelli inaccettabili.
Ma c'è di più. Il Suo comportamento nei confronti della mia città e della mia persona non si spiega solo con l'ostilità politica, ma con un preciso disegno di potere che ha visto Lei e altri protagonisti politici di quella fase, sempre pronti ad assecondare i Suoi desideri, anche e soprattutto quando ciò significava sacrificare interessi collettivi sull'altare di interessi privati. Sotto la Sua regia, si è preferito sostenere chi, attraverso i microfoni della sua emittente, ha definito Forza Italia “il partito della mafia”.
E non basta: il “giovane rampollo”, a cui Lei e altri hanno spalancato le porte della Regione, non solo ha ottenuto incarichi ben remunerati, ma ha visto persino la sua consorte beneficiare di posizioni e incarichi ben remunerati. Una gestione clientelare, alimentata da un sistema che mortifica le competenze e premia i servilismi.
Presidente, rifletta. Lei può anche illudersi di aver rafforzato il Suo partito eliminando voci scomode come la mia. Ma la verità è un'altra: ha umiliato Catanzaro, il Capoluogo di Regione, e con esso tutta una comunità che non merita essere relegata a comparsa nello scenario politico calabrese.
Se io fossi stato al mio posto, Presidente, non Le avrei mai permesso di calpestare la dignità di questa città. Non sarei mai arretrato nella difesa di Cardiochirurgia o dell'Università. E non Le avrei mai concesso di imporre personaggi di dubbia credibilità per alimentare il Suo sistema di potere.
Concludo con una riflessione amara, ma necessaria: il Suo atteggiamento non ha solo mortificato me, ma tradisce gli ideali di Forza Italia, con lei, ridotta a un mero comitato elettorale al servizio di pochi.
Con rispetto,
Mimmo Tallini
*(ex Presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex coordinatore provinciale di Forza Italia di Catanzaro)
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