Tazzina della legalità: "Servono azioni concrete e un confronto pubblico con chi ha denunciato. I protocolli non bastano"

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  30 novembre 2025 17:40

Venerdì scorso, in Prefettura, è stato presentato un nuovo protocollo sulla legalità alla presenza del Prefetto, del Sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, del Questore, dei Comandanti delle Forze dell’Ordine, della Commissaria straordinaria antiracket e antiusura Mariagrazia Nicolò, del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Salvatore Curcio, del Presidente della Regione Roberto Occhiuto, dei rappresentanti delle categorie produttive, dell’ANCI, dell’ABI, dei sindacati e dei sindaci del territorio.

Un incontro istituzionalmente rilevante, ma ancora una volta segnato dall’assenza più significativa: gli imprenditori che hanno denunciato, coloro che la legalità la difendono concretamente a rischio della propria vita e della propria stabilità economica.
Parliamo di persone come Tiberio Bentivoglio, Matteo Tubertini CD della Caffè Cuglielmo, Bruno Bonfà, Raffaele Fazio, e tanti altri che da anni affrontano questa battaglia spesso in totale solitudine.

La verità è semplice: non servono nuovi protocolli, ma misure operative e immediate.

La situazione attuale di chi denuncia parla chiaro:

  • ristori che non arrivano;

  • revoche improvvise dei fidi bancari;

  • rescissioni delle polizze assicurative;

  • cartelle esattoriali che colpiscono chi già è in difficoltà;

  • fermi amministrativi ai mezzi di lavoro;

  • perfino lettere di messa in mora da parte degli enti pubblici.

  • Non stupisce che molti imprenditori si pongano la domanda più amara:
    “Perché ho denunciato, se poi lo Stato non mi tutela?”

    Lo ha espresso con forza Tiberio Bentivoglio:
    “Alziamo la voce democraticamente e portiamo questi politici sul fatto compiuto. Chiediamo un confronto diretto. Io ho denunciato prima e dopo il tentato omicidio; oggi stanno facendo di tutto per togliermi la scorta mentre le ipoteche sulla mia casa aumentano a dismisura, perché il loro intento è vendere la mia casa. Ricordo a me stesso che, non avendo potuto pagare i contributi e versare l’IVA, mi hanno tolto il DURC: così ho perso il 40% del fatturato, non potendo più emettere fatture agli enti pubblici, soprattutto alle ASL con cui lavoravo benissimo. E ancora parlano di vicinanza agli imprenditori che denunciano.”

    Alla stessa rabbia silenziosa dà voce Raffaele Fazio, che da anni vive una situazione di totale abbandono istituzionale:
    “Sono anni che attendo risposte dallo Stato, che nel mio caso non c’è mai stato, abbandonandomi dopo le mie denunce.”

    A questo quadro già grave si aggiunge il caso di Matteo Tubertini, al quale la Prefettura di Catanzaro ha negato l’accesso al fondo antiracket con la seguente motivazione, riportata testualmente:
    “… l’assenza dell’intimidazione ambientale, la inusuale modalità di danneggiamento che non garantisce la traiettoria e gli effetti e mai utilizzata negli episodi di intimidazione avvenuti su quel territorio a danno di altre aziende”.
    Una decisione che ha generato sconcerto e ulteriore sfiducia.

    In questo contesto, la distanza tra iniziative istituzionali e condizioni reali degli imprenditori è ormai evidente. La conseguenza più grave è sotto gli occhi di tutti: la progressiva diminuzione delle denunce, sintomo del venir meno della fiducia nelle istituzioni.

    Se si vuole davvero invertire questa rotta, serve una scelta chiara: ascoltare e coinvolgere chi ha pagato il prezzo più alto, mettendo fine all’esclusione sistematica dei testimoni diretti della legalità.

    Per questo chiediamo un confronto pubblico, immediato, trasparente e aperto a tutti i livelli istituzionali coinvolti, per definire insieme azioni concrete, verificabili e attuabili in tempi certi.

    Continueremo a pretenderlo con determinazione, rispetto e responsabilità. Sempre.

    "Purtroppo la denuncia, che deve comunque essere l’unica strada per la lotta alla malavita organizzata, viene troppo spesso vanificata da uno Stato che anziché essere mamma diviene matrigna. Noi Testimoni di Giustizia non siamo peró testimoni di un sistema che garantisce la serenità di chi affronta questo percorso di legalità. Questo é molto triste e allontana dalla denuncia molte persone per bene". Afferma l'ingegnere Mauro Esposito, Testimone di giustizia.

    Firmato - da alcuni componenti del dirtettivo della Tazzina della Legalità - Sergio Gaglianese Piera Aiello Matteo Tubertini Tiberio Bentivoglio Giovanni Primerano Raffaele Fazio Bruno Bonfà Antonio Ranieri Nicola Catanese Domenico Scordino


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