TEATRO POLITEAMA. "Cavalleria rusticana" e "Pagliacci", il dittico verista vince la sfida

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images TEATRO POLITEAMA. "Cavalleria rusticana" e "Pagliacci", il dittico verista vince la sfida
Gianvito Casadonte, Sergio Abramo e Aldo Costa
  21 ottobre 2019 12:31

di TERESA ALOI

Diciotto anni di cultura, declinati in musica, teatro, ballo, arte.

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Il  teatro Politeama apre la sua XVIII stagione  affrontando la sfida della lirica con "La cavalleria rusticana"e "Pagliacci", due opere che una tradizione consolidata ha voluto fossero gemelle nonostante tali non fossero (solo due anni  separano la prima assoluta dell'opera in Atto unico di Pietro Mascagni dall'opera lirica in due atti  di Ruggero Leoncavallo) . 

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Una sfida vinta: a teatro c'era tanta gente e gli abbonamenti crescono. Segno che il fervore culturale del capoluogo piace e convince. 

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"Apriamo la nuova stagione del Politeama - ha spiegato il sindaco Sergio Abramo -  con la rappresentazione lirica. Uno sforzo corale per portare il teatro della città ad assumere un ruolo centrale. Cresce la cultura in città". Ne va orgoglioso senza dimenticare "la famiglia Colosimo", il Cavaliere del lavoro Giovanni, imprenditore illuminato  che ha lasciato tracce importanti  nella cultura cittadina. Alla moglie, seduta in platea, sarà consegnato un fascio di rose rosse. 

Anche il direttore generale della Fondazione Politeama , Aldo Costa, ha sottolineato gli sforzi. Sforzi premiati considerati la crescita degli abbonamenti  e, dunque,  la voglia della città di sostenere la cultura. 

Riportare i giovani a teatro, per farli innamorare della lirica, la forma d'arte italiana forse più conosciuta e apprezzata nel mondo.  Questa la vera sfida per il  sovraintendente della Fondazione Politeama, Gianvito Casadonte.  

La lirica, protagonista assoluta. Bravi tutti, a cominciare dal direttore dell'Orchestra  filarmonica della Calabria, Filippo Arlia, che non perde occasione di ringraziare  e "applaudire" con sorrisi  i "suoi" musicisti. Al coro "Francesco Cilea" di Reggio Calabria, diretto da Bruno Tirotta. ai protagonisti . E al regista Luciano Cannito che ha firmato la regia di due opere liriche tra le più famose d'Italia, la cui potenza musicale e drammaturgica sono patrimonio dell'umanità. 

Un linguaggio essenziale, sintetico, puro,  per esprimere temi semplici, chiari. Amore, passione, gelosia,  tradimento, vendetta, le parole chiavi che accomunano il tradizionale dittico verista. Poche scenografie, tante persone. E forse è questo che colpisce della messinscena delle due opere. 

Nel paesino della Sicilia di fine ’800, la  schietta vicenda di passione, gelosia e tradimento, che si conclude con un delitto d’onore. In "cavalleria rusticana"  c'è l'amore e la disperazione. L'amore infinito e disperato di  Santuzza ((Maria Pia Piscitelli)  tradita da Turriddu (Enrico Terrone) che ama Lola (Giorgia Teodoro) sposa di Alfio (Pier Luigi Dilengite). E c'è l'espressione più alta dell'amore, quello materno,  di Mamma Lucia (Caterina Riotto). 

Amore, vendetta, gelosia, anche nei "Pagliacci",  la  cui trama  altri non è che la riscrittura di un episodio di cronaca che aveva visto come testimone, in qualità di giudice, il padre dello stesso compositore. Un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza,  dove  Ruggero Leoncavallo visse da bambino alcuni anni.

 In più, rispetto alla "Cavalleria rusticana",  un conflitto quasi pirandelliano tra teatro e vita: i clown condannati a far ridere in una situazione in cui non c’è nulla da ridere. Lo raccomanda  il commediante Tonio (Alberto Mastromarino) al pubblico : anche se sulla scena si vedranno le maschere tradizionali,  non tutto è frutto della fantasia.  

 C'è Nedda (Maria Luisa Lattante), sulla scena Colombina, moglie di Canio, (Lorenzo Decaro) il Pagliaccio,  che   tradisce il suo sposo con Peppe (Marco Voleri), l' Arlecchino  con il quale progetta la fuga. E c'è   Tonio “lo scemo”  innamorato, non corrisposto, di Colombina. Congedandosi da Arlecchino, Colombina-Nedda pronuncia le stesse parole che Canio le ha sentito dire al misterioso amante poco prima. La coincidenza scatena la furia dell’uomo che riprende a inveire contro la moglie. Nedda cerca inutilmente di ricondurre il marito nell’ambito della commedia; Peppe vorrebbe intervenire, ma è trattenuto a viva forza dal vendicativo Tonio. Il pubblico,  non si rende conto che non si tratta più di finzione scenica, finché l’uomo non afferra un coltello. Allarmato, Silvio sale sul palco sguainando il suo pugnale, ma è troppo tardi. Nedda, colpita a morte, muore invocando il nome dell’amante, rivelandone così l’identità al marito. Dopo aver ucciso anche Silvio, Canio, come istupidito, lascia cadere il coltello annunciando la fine della commedia.

Applausi, tanti. Anche a scena aperta. La sfida del teatro Politeama si può dire vinta.

 

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