di ANNA TRAPASSO
Tra sacro e profano, tra lirico e folk: è il marchio di fabbrica di Vinicio Capossela, che si è esibito sull'altare della Basilica dell'Immacolata a Catanzaro nella notte della Festa dei folli e dei Santi Innocenti (una celebrazione molto sentita nei paesi iberici) in un'inedita e per molti sconvolgente (probabilmente solo per chi non lo conosce bene) performance live. Con lui i suoi musicisti di sempre e un'altra inedita sorpresa, la collaborazione con i "Totarella", straordinari musicisti folk direttamente dal Pollino.
Le navate della Basilica, scelta da Capossela per confezionarvi un concerto "su misura" per la città, si sono ordinatamente riempite di spettatori che, superate senza intoppi le file per l'ingresso, si sono disposti infine anche oltre i banchi, dando definitivamente merito a chi ha deciso le modalità di accesso (da molti, invero, contestate). Niente calca, niente ressa, e tutti in chiesa: il concerto di Capossela è stato una vera gemma preziosa incastonata nel collare di eventi natalizi del capoluogo.
Ma andiamo alla musica. Circa venti pezzi per il concerto catanzarese che nulla ha da invidiare a quelli sui grandi palchi d'Italia: non mancano i grandi "classici" del repertorio come "Dimmi Tiresia", "Il ballo di San Vito", l'acclamato finale con "Ovunque Proteggi". Spazio ai Totarella con la danza macabra a suon di troccole, il Lamento dei mendicanti, il Lamento del Porco e il Giovedì Santo.
Orecchie d'asino in testa a Capossela per "Arri arri", maschera da caprone per Tempus transit. Un'energia travolgente quella del Testamento del Porco, attimi di estrema emozione e profonda commozione per "Il povero Cristo" e Fuggite amanti".
Ciò che avvolge i cuori e stringe l'anima in una morsa di rumorosa malinconia, ogni volta, con Capossela, è quel magico contrasto tra il folk di certa musica e la profondità dei suoi testi, un'emozione forte che va a stemperarsi, qui e lì, nei suoi dolci assoli al piano.
Capossela è quell'artista che ti fa venire voglia di alzarti e ballare la taranta, anche tra i banchi di una chiesa, e un attimo dopo sederti in profonda contemplazione e commuoverti davanti a tutto il creato.
Ti stringe il cuore quando ti ripete che "intanto, nel mondo, la guerra è padrona della Terra", ti consegna ad interrogativi esistenziali ma al contempo ti diverte, è musica che anima il corpo di un'energia quasi tribale.
E' questo il potere di uno straordinario Vinicio Capossela da molti contestato come scelta "sofisticata, per pochi" rispetto a una rassegna di eventi natalizi ma che, invero, ha regalato alla città un'indelebile pagina di rara bellezza.
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