di MASSIMILIANO LEPERA
Ieri pomeriggio, presso il Complesso Monumentale San Giovanni di Catanzaro, nell'Archivio Storico Comunale "Emilia Zinzi", si è svolto un nuovo appuntamento con il progetto “Transumanza. Medioevo e ruralità”, promosso dall'Associazione Eos Sud con il sostegno della Regione Calabria. Si è trattato di un proficuo e interessante confronto a più voci sul monachesimo, ovverosia uno dei fenomeni storico-culturali che hanno maggiormente caratterizzato e influenzato la nostra regione negli ultimi secoli. Il progetto ha svolto già un intenso e fitto itinerario dalla Sila allo Ionio e nella sede di Catanzaro ha proposto un dibattito, moderato dal giornalista Domenico Iozzo, sul tema “Monachesimo in Calabria. Da solitudine rocciosa a vita dei feudatari”.
Non a caso, la Calabria era la “prediletta” ad accogliere monaci provenienti dall’Oriente, poiché si parlava già il greco ed era un’area montuosa e, quindi, ricca di luoghi in cui edificare monasteri. D'altra parte, proprio qui si era verificato anche il fenomeno dell'incastellamento - di cui Catanzaro è esempio lampante, in quanto sede privilegiata prima dei Bizantini e poi dei Normanni - con l'avvicendarsi di varie popolazioni e domini. Questo fenomeno è stato analizzato anche tenendo conto delle diverse epoche e modalità di sviluppo, partendo dalle prime esperienze eremitiche, con un focus del professor Francesco A. Cuteri dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro sui monasteri della Calabria mediobizantina ("Eremi e monasteri nella Calabria Mediobizantina"). "È una pagina straordinariamente significativa per la storia della nostra terra", ha affermato Cuteri, "che ci offre la possibilità di narrare delle esperienze formative che ci fanno capire anche il carattere odierno dei calabresi. Ciò si deduce anche dalle peculiarità territoriali e diastratiche. A parte il IX-X secolo, riferito all'età bizantina, ci sono anche testimonianze più antiche. Questa non è una esperienza di marginalità, anche perché lo status fu riproposto ad hoc nello stesso modo altrove". Come evidenziato dall'archeologo, infatti, nel VI secolo comincia la prima fase, con Giustiniano, e nella seconda fase, quella medio-bizantina, ci sono maggiori testimonianze. La realtà dei monasteri tuttavia è difficilmente decifrabile. Il monastero di Cassiodoro di Squillace e il monastero Sant'Angelo di Tropea sono tra i più noti e passano da una fase latina a una bizantina. Per conoscere questo mondo bisogna far riferimento alle realtà più tarde, anche in base alle cartine del prof. Domenico Minuto. Il suo lavoro ci permette di comprendere le percentuali più precise dei dati. Il Mercurion, ad esempio, era considerato la "palestra ascetica", che facesse diventare un semplice monaco "atleta di Cristo". Le dimensioni monastiche di riferimento sono tre: l'anacoresi (isolamento assoluto), favorita molto dal paesaggio calabrese, molto scosceso; l'esichia (ricerca del silenzio), praticata in raggruppamento; l'esperienza cenobitica, diffusa maggiormente nell'XI secolo, anche coi Normanni. Ai monaci è anche legata una intensa attività artistica e letteraria che ha lasciato capolavori disseminati nelle chiesette dei nostri piccoli borghi e nei musei, tra cui spicca un’opera letteraria unica al mondo: il Codex Purpureus Rossanensis.
Su questo punto è intervenuta Cecilia Perri, vicedirettrice del Museo Diocesano e del Codex di Rossano ("Un cimelio bizantino in Calabria: il Codex Purpureus Rossanensis, dono della cultura monastica?"). Sottolineando il ruolo determinante che i monaci ebbero nello sviluppo della civiltà occidentale e l'enorme influenza che avrebbero esercitato sul mondo esterno, Sarah Procopio - dottoranda in storia medievale presso l’Università di Paris 8 Vincennes-Saint Denis – si è soffermata invece sull’evoluzione del monastero come vero e proprio centro propulsore delle attività economiche ("Tra tonaca e denaro. Il monastero nella Calabria medievale: centro propulsore delle attività economiche"). In una cornice storica di tutto rispetto, insomma, in un normale pomeriggio estivo il capoluogo ha fatto respirare ancora una volta un po' di sana storia e tradizione dei nostri luoghi patrii.
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