Treno deragliato a Lodi, i pm mettono nel mirino gli operai: "Attività svolta in modo non adeguato"

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Giuseppe Cicciù
  08 febbraio 2020 19:49

Si sono presentati a Piacenza, nella stazione della Polfer, per essere interrogati i cinque tecnici di Rfi, quattro operai e un capo squadra, indagati per il deragliamento che giovedì mattina ha visto coinvolto un Frecciarossa 1000 e ha causato la morte di due macchinisti, fra cui il calabrese di Reggio Calabria Giuseppe Cicciù, e il ferimento di 31 persone. E, dalla durata dell'incontro, avrebbero risposto alle domande di inquirenti e investigatori. Si sono infatti presentati intorno alle 15 e 30 e, in serata, si trovavano ancora negli uffici della Polfer. Sentiti come testimoni, l'altro ieri, avevano raccontato che lo snodo dove è accaduto il deragliamento era in ordine, cosa risultata non vera. La Procura di Lodi, che li ha iscritti nel registro degli indagati con le accuse di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni colpose come "atto necessario" per procedere con gli accertamenti, li accusa di aver svolto, secondo l'avviso di garanzia, "l'attività in modo non adeguato", così il convoglio è finito su binari di servizio, non destinati al traffico ordinario, né in grado di sostenere l'Alta velocità.

Quello scambio su cui avevano finito di lavorare, non era in posizione normale ma ancora 'aperto': e questa rimane la causa più probabile della tragedia costata la vita ai due macchinisti, Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo, che avrebbe potuto essere peggiore in un altro orario (erano intorno alle 5), nonostante la comunicazione degli indagati alla centrale di Bologna. Il procuratore Domenico Chiaro e il pm Giulia Aragno ipotizzano una "colpa consistita in imprudenza, negligenza e violazione delle norme legislative e regolamentari", che non ha impedito il deragliamento. Rfi ha già disposto per i cinque operai un supporto psicologico e li ha destinati provvisoriamente ad altre mansioni, nominando per loro dei legali di fiducia. I consulenti della Procura di Lodi, che riceveranno l'incarico lunedì, dovranno svolgere, "al più presto, le attività irripetibili volte a accertare la funzionalità dello scambio e di tutti i dispositivi a esso collegati" al convoglio: quindi anche al sistema centrale. Accertamenti che "verranno svolti con la massima celerità per consentire il più celere sgombero dei vagoni coinvolti nell'incidente e il ripristino del tratto di linea interessato dal deragliamento", spiega la Procura. Parallelamente proseguono i sequestri, da parte degli specialisti della Polfer, di materiale che potrebbe servire alle indagini.

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Entrano a far parte dell'inchiesta, infatti, tre hard disk con filmati del deragliamento: uno si trovava sulla carrozza 3 del convoglio gli alti due nell'edificio del posto manutenzione "Livraga", dove c'è il posto di sezionamento automatico. Sotto sequestro anche tutte le carrozze del treno, così come la scatola del sistema informativo di condotta Dis. Si lavorerà anche sul libretto statistico della manutenzione del Posto Movimento con le annotazioni dal 14 giugno del 2018 e sul modello della corrispondenza telefonica dello stesso Posto Movimento dal 10 marzo del 2014 alle prime ore di giovedì. Sotto sequestro anche i binari della linea Alta velocità, in quel tratto, e i binari di servizio vicini. Ai sequestri erano presenti il direttore territoriale Produzione Emilia-Romagna di Rfi e il dirigente responsabile della Manutenzione impianti Av Trenitalia di Milano. L'azienda ha fornito loro i legali per potersi difendere. Nel frattempo, sul luogo della tragedia è arrivato un camion-gru: il primo di una lunga serie di mezzi che serviranno a rimuovere il convoglio dai binari. Le operazioni di rimozione delle carrozze si prevede possano iniziare la prossima settimana. Prima che ricomincino a circolare i treni dell'Alta Velocità sui binari, però, potrebbero volerci ancora diverse settimane.

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