Tulelli, Giornata della Memoria: "Un ponte tra passato e futuro per i giovani"

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Rita Tulelli, presidente dell'associazione "Universo Minori" di Catanzaro
  27 gennaio 2025 09:40

di RITA TULELLI

Ogni anno, il 27 gennaio, ci fermiamo per ricordare. Ricordare le vittime della Shoah, i milioni di uomini, donne e bambini sterminati dal regime nazista per motivi di odio e discriminazione. Ricordiamo l’orrore di Auschwitz, le file interminabili davanti alle camere a gas, i vagoni piombati, i corpi ridotti a numeri. Ma in questa Giornata della Memoria non è sufficiente solo voltarsi indietro: è fondamentale guardare avanti, verso chi erediterà il peso e la responsabilità di ricordare. Verso i giovani.

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Viviamo in un’epoca in cui il passato rischia di essere travolto dall’urgenza del presente e dalla velocità del futuro. La memoria sembra un concetto distante per chi non ha vissuto quelle tragedie, una storia che appare quasi irreale. Eppure, è proprio ai giovani che la Giornata della Memoria parla con maggiore forza, perché è tra loro che si decide il futuro della memoria e, con essa, della nostra società.

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Ricordare non è solo un atto di rispetto verso chi ha sofferto e perso la vita; è un atto di consapevolezza. Conoscere la Shoah significa riconoscere i meccanismi che hanno portato a quell’orrore: l’odio, il pregiudizio, l’indifferenza. Questi meccanismi, purtroppo, non appartengono solo al passato. Continuano a insinuarsi nel nostro mondo sotto nuove forme, nei discorsi di odio sui social, nei gesti di razzismo, nelle discriminazioni quotidiane.

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I giovani sono la generazione che può spezzare questa catena. Sono la generazione che può trasformare la memoria in azione, che può imparare dal passato per costruire un futuro diverso.

Per rendere vivo il ricordo, è fondamentale che i giovani non vedano la Shoah come un capitolo sterile di un libro di storia, ma come qualcosa di profondamente umano. Le testimonianze dei sopravvissuti, le fotografie, i documentari, i viaggi nei campi di concentramento sono strumenti potenti per creare un legame emotivo.

Ogni anno, tantissimi studenti visitano Auschwitz, Birkenau, e altri luoghi simbolo dell’Olocausto. Per molti di loro è un’esperienza trasformativa. Non si tratta solo di vedere i luoghi: si tratta di sentire. Sentire il peso di quelle vite spezzate, l’eco di quei silenzi assordanti. Molti tornano da questi viaggi con occhi diversi, con una nuova consapevolezza e con la voglia di raccontare, perché il ricordo non finisca mai.

E dove non possono arrivare le esperienze dirette, arrivano le parole di chi c’era. Liliana Segre, testimone instancabile, dice spesso che raccontare ai giovani è il suo modo di combattere l’indifferenza. E quando i giovani ascoltano, il passato non è mai stato così vivo.

Oggi, però, i giovani vivono in un mondo completamente diverso da quello in cui l’Olocausto è avvenuto. Sono connessi, immersi nei social media, dove ogni giorno scorrono milioni di immagini e informazioni. Come può la memoria competere con questo flusso incessante?

La risposta sta proprio nei nuovi linguaggi. Documentari interattivi, podcast, progetti multimediali e piattaforme educative stanno portando la memoria dell’Olocausto in un formato che parla ai giovani di oggi. Ma è fondamentale che, accanto alla tecnologia, ci siano gli educatori, i genitori, gli adulti che accompagnano i giovani nel comprendere il valore di ciò che vedono e ascoltano. La memoria non può essere solo un hashtag; deve essere un valore condiviso.

Infine, la Giornata della Memoria non deve essere solo un giorno per ricordare, ma un momento per agire. I giovani possono trasformare la memoria in impegno, nelle piccole scelte quotidiane: rifiutare l’odio, combattere i pregiudizi, alzare la voce contro l’indifferenza. Possono essere loro i costruttori di una società più giusta, in cui ciò che è accaduto non possa mai più ripetersi.

Come disse Primo Levi: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo.” Ecco perché i giovani devono ricordare. Perché il futuro è nelle loro mani, e perché solo conoscendo il passato potranno scrivere una storia diversa.

 

La Giornata della Memoria è un ponte. Un ponte tra chi ha vissuto l’orrore e chi può evitarlo. Sta ai giovani attraversarlo, portando con sé il peso della memoria e trasformandolo in speranza per un domani migliore.

 

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