"Si fanno sempre più insistenti le notizie su una possibile riapertura degli asili nido e delle scuole materne, oltre che dei centri estivi, forse addirittura dal mese di giugno. Questo orientamento apertamente dichiarato dal governo contrasta in modo evidente con la decisione di riaprire le scuole a settembre con l'inizio dell'anno scolastico 2020/2021". E' quanto si legge in una nota stampa di Maria Teresa Turetta Coordinatore nazionale del sindacato CUB Pubblico Impiego.
"Sicuramente sono comprensibili le difficoltà che incontrano molti genitori costretti al rientro al lavoro con la ripresa delle attività produttive. Ma ribadiamo, - prosegue la nota - anche in questa circostanza, che al primo posto c'è la garanzia della salute e della sicurezza, non solo delle educatrici e del personale ausiliario, ma anche degli stessi bambini. Si fanno già molte ipotesi per rassicurare i genitori sulla sostenibilità della proposta: distanziamento, mascherine, turni, organizzazione in piccoli gruppi, attività all'aperto, ecc., tutte misure che garantirebbero la ripresa dei servizi per l'infanzia in sicurezza".
"Come al solito - si legge ancora - tutti si sentono in diritto di parlare (ministri, sottosegretari, sindaci, assessori, giornalisti....), ma c'è un soggetto che viene completamente ignorato, forse quello che più di ogni altro conosce veramente la realtà: il personale educatore. Le educatrici sono preoccupate: il distanziamento sociale semplicemente non è possibile per l’età dei bambini. Come imporre a dei bambini così piccoli, nell'attività quotidiana e anche nei momenti del gioco, di mantenere la distanza di almeno 1 metro ? Ma non è facile neppure pensare a centri estivi nella fase 2 per i più grandi: come gestire nel rispetto delle distanze di sicurezza luoghi che, proprio per loro natura, sono di aggregazione?".
"Non a caso l'INAPP (Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, Ente pubblico vigilato dal Ministero del Lavoro) - evidenzia Turetta - ha individuato tra gli ambiti lavorativi più a rischio per la prossimità fisica proprio quello dell'istruzione pre-scolare e degli asili nido. Ma a parte la difficoltà materiale di far rispettare questa norma, che impatto può avere dal punto di vista educativo una simile imposizione tenendo conto che il contatto, la condivisione e la socializzazione sono elementi fondamentali nel percorso di crescita?".
"Altro capitolo - incalza - quello dell'utilizzo dei dispositivi di sicurezza che non sarà ovviamente possibile imporre ai bambini più piccoli. Considerazioni basate sulla pratica esperienza educativa e non sulle astrazioni di chi, per vari motivi, spinge per la ripresa delle attività nei servizi per l'infanzia. Considerazioni che mettono in luce i rischi di contagio cui si troverebbero esposte le educatrici ma anche i bambini, visto che, seppure in misura marginale e con sintomatologie meno gravi rispetto a quelle di adulti e anziani, non sono immuni essendo già certificati numerosi casi che li riguardano".
"Quanto sia delicata questa fase 2 di ripartenza, oggi alla prima prova, viene quotidianamente ribadito e quanta incertezza ci sia ancora sul futuro lo dimostrano le analisi degli esperti (virologi, epidemiologi). Senza contare il fatto che ancora oggi non sappiamo se, e quando, verranno fatti i test sierologici, invece assolutamente necessari a maggior ragione per che opera in questi luoghi di lavoro nella prospettiva della riapertura dei servizi. Non sappiamo ancora cosa succederà a settembre per l'inizio dell'anno scolastico. I prossimi mesi - conclude Maria Teresa Turetta - devono servire per valutare attentamente come organizzare la riapertura dei servizi in relazione all'evoluzione dell'emergenza con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, a partire dalle educatrici che in prima linea operano in questi ambiti. Questo tempo non può essere “bruciato” con pericolose fughe in avanti !"
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