Ma Macron ammette: "Sono emerse visioni contrastanti del progetto comunitario". E Ursula von der Leyen si dispiace per i tagli apportati al Next Generation Eu
21 luglio 2020 15:04di MASSIMO PINNA
L'accordo tra i 27 leader dei Paesi membri dell'Eurozona è arrivato alle prime luci dell'alba dopo 92 ore di negoziati, intervallati da tensioni, trattative a oltranza e scontri frontali. Non è stato semplice raggiungere l'intesa sul Recovery Fund, visto che si erano creati più schieramenti specchio di opposti modi di vedere l'Europa.
Ci sono voluti quasi cinque giorni, ma alla fine l’accordo è stato trovato. Il negoziato che si è tenuto al Consiglio europeo sul Recovery Fund si è concluso con un compromesso che ha portato alla firma dell’intesa alle 5.32 del mattina, dopo un’altra notte di lunghe trattative. Il piano per la ripresa dell’Ue dopo l’emergenza Coronavirus prevederà quindi lo stanziamento di 750 miliardi per aiutare i Paesi più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica, di cui l’Italia beneficerà più di chiunque altra, con una fetta da ben 209 miliardi di euro tra sussidi e prestiti.
E' stato una maratona, estenuante, durissima, intensa. Questi sono soltanto alcuni degli aggettivi usati dai protagonisti per descrivere il Consiglio europeo straordinario andato in scena a Bruxelles per trovare un'intesa sugli aiuti economici post Covid. Insomma, il solito retroscena al Consiglio europeo: una battaglia tra egoismi nazionali.
Ecco, alcuni spunti di riflessione. Da un lato c’è l’entusiasmo del belga Charles Michel, cui è toccato presiedere il Consiglio europeo più difficile e lungo della storia dell’Unione europea. “La magia dell’Europa funziona”, ripete sorridendo, con il volto segnato dalle molteplici maratone notturne, l’ex Primo ministro. – “L’abbiamo fatto. Ci siamo riusciti. Il Recovery Fund c’è. L’Europa è solida, è unita. È stato difficile”, aggiunge Michel.
Ma dall’altro c’è il realismo di chi, come il presidente francese Emmanuel Macron, ha evidenziato le “conclusioni storiche” di un “vertice difficile” in cui sono emerse”visioni diverse dell’Europa”. Come a dire che la spaccatura c’è e non si risanerà tanto facilmente. Anche Ursula von der Leyen, numero 1 della Commissione europea, si dispiace per i tagli disposti al suo Next Generation Eu pur di arrivare a una soluzione di compromesso, salvo poi ammettere che “l’Europa ha ora la possibilità di uscire più forte dalla crisi”. Parla di “buon segnale” all’Europa la Cancelliera tedesca, Angela Merkel.
Parla di risultato storico il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni: “Il Next Generation EU (vale a dire il Recovery Fund) – twitta – è la più importante decisione economica dall’introduzione dell’euro. Per la Commissione, che ha proposto il piano, comincia la sfida più difficile. Oggi 21 luglio l’Europa è più forte delle proprie divisioni”.
Ora la decisione di promuovere o meno il Recovery Fund va (finalmente, potremmo dire, visto che è la sola istituzione democraticamente eletta per via diretta dell’Unione europea) al Parlamento europeo, titolare in tema di bilancio comunitario. Ma l’entusiasmo con cui viene salutato dal suo presidente, l’italiano David Sassoli, anticipa già il sentimento dell’istituzione collegiale che del resto aveva chiesto al Consiglio dei Ventisette capi di Stato e di Governo una decisione coraggiosa, all’altezza della sfida: “Accordo senza precedenti fra governi per risollevare l’economia europea. Adesso al lavoro per migliorare gli strumenti, senza rinunciare a un QFP più ambizioso e a certezze su risorse proprie. L’Europarlamento lavorerà nell’interesse dei cittadini europei” ha twittato, salutando il Recovery Fund licenziato dal Consiglio all’alba.
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