di TERESA ALOI
E' già passato un anno senza Davide e Massimiliano Mirabello, 40 e 35 anni, i due fratelli di San Gregorio d'Ippona, nel Vibonese, scomparsi lo scorso 9 febbraio i cui corpi vennero ritrovati nelle campagne di Dolianova, in Sardegna, poco meno di due mesi dopo la loro scomparsa, il 3 aprile, nascosti nella fitta vegetazione della zona, poco lontano da una strada che si ricongiunge con quella dove fu ritrovata, incendiata, la loro auto.
E oggi come ieri, il dolore e la loro assenza, è, se possibile, ancora più pesante da sopportare. Perché ci sono dolori che neppure il tempo può cancellare. Una ferita che sanguina, per nulla rimarginata per Eleonora, Caterina e Didi, le sorelle di Davide e Massimiliano e per la compagna di Massimiliano, Luana Piano, che da quel maledetto giorno chiedono giustizia.
Che si trattasse di un duplice omicidio i familiari e le forze dell'ordine lo capirono quasi subito: le tracce di sangue ritrovate sul selciato a pochi passi dalla casa dei due fratelli e l'auto di Davide ritrovata dopo qualche giorno carbonizzata, portarono gli inquirenti sulla pista del delitto. Ben noti alle forze dell'ordine erano infatti i litigi tra i Mirabello e i confinanti Marras, scoppiati qualche tempo prima a causa del cane dei due fratelli che a dire dei Marras avrebbe disturbato il loro bestiame. Quello stesso cane fatto poi ritrovare impiccato sull'uscio di casa.
Ci vollero due mesi perché i corpi dei due fratelli venissero ritrovati. Tutta la zona venne battuta palmo a palmo. Alle forze dell'ordine si aggiunsero volontari, amici della famiglia Mirabello. Quegli stessi che più tardi, grazie ad una raccolta fondi, permisero ai fratelli di tornare nella loro Calabria dove vennero celebrati i funerali. La pandemia da covid non aiutò per nulla, anzi; gli spostamenti vietati tra regioni - le sorelle di Davide e Massimiliano vivono tra Roma e Tivoli - alzarono "un muro" ancora più insormontabile.
Pochi giorni fa il medico legale Roberto Demontis ha consegnato in Procura il resoconto della consulenza affidatagli: Davide Mirabello, raggiunto in pieno da una fucilata a pallettoni. Il fratello Massimiliano, invece, aveva riportato una frattura del cranio con un'emorragia che gli avrebbe fatto perdere i sensi: quando è stato gettato in mezzo ai cespugli nelle campagne di Dolianova, in balia di volpi e cinghiali, potrebbe essere stato ancora vivo, agonizzante. Un' ultima tessera di un mosaico che potrebbe essere presto completato dal sostituto procuratore Gaetano Purcu, titolare del fascicolo, con la chiusura indagini nei confronti degli allevatori Joselito Marras (53 anni) e del figlio Michael (28), in carcere a Uta dallo scorso 20 marzo e del coimputato per favoreggiamento Stefano Mura.
LA DICHIARAZIONE DEL LEGALE DI PARTE CIVILE DELLA FAMIGLIA MIRABELLO
"Ad un anno dall'uccisione dei Fratelli Massimiliano e Davide Mirabello - sottolinea l'avvocato Gianfranco Piscitelli - è anche giunto il deposito della perizia necroscopica. Ero presente all'esecuzione dell'autopsia per cui per me nulla di nuovo è emerso tranne che probabilmente Massimiliano poteva essere incosciente ma ancora vivo. Ormai le indagini sono alla conclusione, spero si dia presto Giustizia a questi due poveri ragazzi trucidati ed alle loro sorelle e familiari tutti affinchè possano dare inizio al duro e lungo percorso dell'elaborazione del lutto".
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