Una riflessione, ricordando Berlinguer

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Sabatino Nicola Ventura
  11 giugno 2021 10:03

Ho rivisto il film documentario “Quando c’era Berlinguer”, di Walter Veltroni proposto nel 2014 a trent’anni della morte di Enrico Berlinguer. Oggi sono trentasette. Il lavoro di Veltroni inizia con una domanda ad alcuni giovani, che per come si vede, nel 2014 non avranno avuto più di 18 /20 anni, chi era Berlinguer? Tutti, meno uno, non sapevano chi fosse, ricordo, fra altre risposte: era un commissario; un attore; uno scrittore; un francese, ecc. Ma la frase che più mi ha dato da riflettere è stata di una ragazza che ha risposto, “non l’ho nemmeno studiato, quindi è colpa del sistema scolastico”. È, dunque, uno sconosciuto per tanti giovani. Ma ritengo anche per tanti meno giovani.

Le scuole superiori, all’anno ultimo, quello della maturità, si fermano, quando va bene, alla informazione/studio sino alla fine del fascismo e del nazismo. In alcuni casi si riesce ad arrivare alla fine della monarchia in Italia.

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Berlinguer appartiene al periodo successivo, quello della Repubblica italiana, in particolare della prima.

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Penso che la colpa dell’ignoranza sia della informazione e formazione, che almeno da circa 30 anni sono crollate notevolmente di qualità, compresa quella scolastica. Ma sono le scelte politiche/istituzionali che hanno determinato questa grave situazione, che reputo voluta: un popolo ignorante è facilmente manipolabile.

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La scadente qualità dei programmi TV sono, ad esempio, spesso funzionali alla diseducazione, ai disvalori, all’alterata presentazione della verità, ma soprattutto attraverso la presunzione, scelta voluta ed organizzata, nel trattare argomenti di particolare specificità e profonda competenza e più ampiamente di alta cultura, al livello di ragionamento da mercato rionale, hanno determinato un’arretratezza di civiltà. La TV ci rende falsamente, anche se si è analfabeti, tutti magistrati, avvocati, medici, ingegneri, urbanisti, psicologi, e via dicendo; determinando un grave danno alla comprensione ed all’emancipazione della comunità nazionale. Siamo, anche se non abbiamo studiato determinati argomenti, anche se non abbiamo un libro a casa, anche se non leggiamo un articolo di fondo di un giornale, anche se non partecipiamo ad incontri/lezioni di esperti, un popolo di tuttologi assurti a competenti, ma in verità sempre più ignoranti.

Aiutano anche e molto ad abbruttire la mente, le cretinate, le falsità ecc. che leggiamo o ascoltiamo su Facebook e similari. “La democrazia elettronica limitata ad alcuni aspetti della vita associata dell’uomo può anche essere presa in considerazione. Ma non si può accettare che sostituisca tutte le forme della vita democratica: Anzi credo che bisogna preoccuparsi di essere pronti ad affrontare questo pericolo anche sul terreno legislativo. Ci vogliono limiti precisi all’uso dei computer come alternativa alle assemblee elettive. Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone. Ad ogni modo lo ripeto: io credo che nessuno mai riuscirà a reprimere la naturale tendenza dell’uomo a discutere, a riunirsi, ad associarsi” Enrico Berlinguer.

Non possiamo allora colpevolizzare, soprattutto i più giovani, chi non conosce, anche approssimativamente il pensiero di Berlinguer, o se neanche sa della sua esistenza.

La stessa considerazione vale per personalità quali Moro, Pertini, Fanfani, Anselmi, Craxi, Iotti, Andreotti, Agnelli, Olivetti, Fellini, Pasolini, Rotella, ecc. Una prova della diffusa ignoranza è data, per esempio, dalle risposte di molti concorrenti durante la nota trasmissione TV, L’EREDITA’.

Domando, retoricamente, quanti sanno, o solo sentito parlare, dell’Eurocomunismo di Berlinguer, o del Compromesso Storico di Berlinguer e Moro? Ma anche più in generale della storia delle politiche in Italia post fascista? Suppongo in pochi.

Bisognerà, dunque, correre ai ripari.

Ritengo fondamentale che si riparta dalla scuola. Piero Calamandrei, altro gigante italiano, che molti non conoscono: “La democrazia permette ad ogni uomo di avere la sua parte di sole e di dignità. Ma questo può farlo solo la scuola. Perché solo essa può aiutare a scegliere ed essa sola può creare le persone degne di essere scelte da tutti i ceti sociali”.

Nel 1996 il Rettore di Harvard Derek Bok scriveva ai suoi studenti: “Noi non siamo capaci di prepararvi per quel lavoro che quasi certamente non esisterà più intorno a voi. Noi possiamo solo insegnarvi a diventare capaci di imparare, perché dovrete reimparare continuamente”

“L’Università, al pari della scuola è più importante del Parlamento, della magistratura, e della Corte Costituzionale, perché è deputata alla formazione della classe dirigente”.

“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia” Enrico Berlinguer.

Ritorno sul ruolo della Tv e della informazione on line per quanto concerne i programmi riservati alla storia, in particolare Sky, per richiamare l’attenzione sulla circostanza, abbondantemente accertata, che al di là di una martellante escursione sul periodo nazifascista, della seconda guerra mondiale, dell’Unione sovietica, non si va più avanti: il tempo si è fermato al 1946, al referendum monarchia repubblica, salvo che per la comunista Russia.

Sarebbe urgente e necessario avviare un percorso di divulgazione del periodo, ad esempio, 1946/1989 (caduta del muro di Berlino), che per l’Italia ha rappresentato la rinascita dopo la barbarie fascista. Enrico Berlinguer, insieme ad altri politici, intellettuali, sindacalisti, lavoratori, imprenditori, ecc. è stato in quel periodo, dalla fine degli anni ’60 sino alla morte, un indiscusso protagonista.

Fu politico di altissima qualità, fine interprete di una fase storica di profondi cambiamenti. Egli avviò, con l’intelligenza e la prudenza che il momento richiedeva, una pagina nuova e molto avanzata sulla via nazionale al socialismo indicata da Palmiro Togliatti. L’Eurocomunismo è stato infatti il tentativo di profonda differenziazione dalle società comuniste dell’est, ma anche dalla Cina. “Oggi non sono entrati in discussione soltanto gli assetti produttivi e le strutture del capitalismo maturo, ma siamo di fronte a una vera e propria crisi del mondo. Viviamo in un’epoca per molti aspetti suprema della storia dell’uomo sia per le possibilità che per i rischi” Enrico Berlinguer 1983.

La Sua storica affermazione, rilasciata a Mosca nel cuore del comunismo, riguardante la condizione fondamentale per la costruzione di una originale società socialista, resta il momento più significativo della svolta politica dei comunisti italiani. “La democrazia è oggi non soltanto il terreno sul quale l’avversario di classe è costretto a retrocedere, ma è anche il valore storicamente universale sul quale fondare un’originale società socialista” Enrico Berlinguer.

Berlinguer è stato un politico di alto spessore morale, non un moralista, come qualcuno lo vuole presentare. Il politico, ad ogni livello, è per Berlinguer persona che non può non rappresentare la correttezza più assoluta nell’agire.

Grazie, forse soprattutto, al PCI di Berlinguer l’Italia divenne un Paese libero, profondamente democratico e dalle conquiste sociali e civili, fra le più avanzate nel mondo.

Molto del suo pensiero, che bisognerà meglio recuperare, resta di grande attualità. Berlinguer appartiene alla storia, ma anche a questo presente che mette in discussione conquiste fondamentali ottenute dalle lotte e dall’impegno del PCI, grande forza democratica italiana ed europea a fianco dei più deboli e dei lavoratori.

“Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno” Enrico Berlinguer. È un pensiero che con frase diversa dice oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Il rispetto delle alleanze non significa che l’Italia debba tenere il capo chino” Enrico Berlinguer. Sembra una frase detta oggi in Europa dal Presidente Draghi.

“Si deve abbandonare l’illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di parassitismi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di dissesto finanziario”. Enrico Berlinguer. È il pensiero che in quest’anno di pandemia hanno espresso tanti rappresentanti istituzionali, della politica, della chiesa, sindacato, e da economisti.

“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono. L’operazione non può riuscire”. Enrico Berlinguer.

È un pensiero di oggi, espresso da tanti, È rilanciato da Enrico Letta in questi ultimi mesi.

L’ho fatta lunga, ma mi permetto di abusare di chi mi dà l’onore di leggermi, nel riportare a conclusione ancora un altro pensiero di Berlinguer: “ Ma errore non meno grave – lo ripeto – sarebbe appiattire l’azione politica sui problemi dell’immediato, sulla pratica del piccolo cabotaggio, sulla routine del giorno per giorno: se si toglie all’impegno politico una proiezione e una tensione verso l’avvenire, se lo si riduce ai giochi di potere, a iniziative di corto respiro, a diplomatismi, a polemiche o a trattative e intese tra gli esponenti dei partiti, allora è evidente che si contribuisce ad aggravare una crisi di sfiducia e di disorientamento che ha già dimensioni allarmanti”.

                                                                     Sabatino Nicola Ventura   

 

    

 

 

    

 

              

 

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