“Una vita da mediano,” il giovane calciatore mesorachese Giovanni Foresta parla del suo percorso fatto di cuore e grinta

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images “Una vita da mediano,” il giovane calciatore mesorachese Giovanni Foresta parla del suo percorso fatto di cuore e grinta

  05 marzo 2020 16:01

di NICOLA LONDINO

Dai campetti polverosi di provincia allo stadio dei Marmi della Carrarese. Una storia di impegno e di lavoro a testa bassa. Una vita da mediano, cantava Ligabue, ci perdoni Oriali se associamo anche Giovanni Foresta a questa splendida canzone, ma gli calza a pennello. Come il grande campione del mondo ‘82, anche Giovanni ha lavorato e lavora sui polmoni. Finché ce n’ha, sta lì, nel mezzo. Corre, combatte, morde.

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Ragazzo dal cuore d’oro che quando entra in campo si trasforma in un lottatore che non si risparmia per la gioia dei suoi tifosi. In questa intervista ripercorre la sua carriera di corsa e sacrifici, dai primi contrasti nel settore giovanile del Crotone alla fascia di capitano con la Carrarese.

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 La sua carriera inizia nel settore giovanile del Crotone...

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"Ho trascorso 9 anni lì a Crotone, tutto il settore giovanile fino ad essere poi integrato in prima squadra. Mi allenavo con loro, venivo convocato, ma non ho fatto l’esordio in serie B. Devo dire che è stata comunque un’esperienza fondamentale per il prosieguo del mio percorso, per la mia crescita personale e professionale".

Spesso si dice che un calciatore deve avere soprattutto testa. Ci racconta le privazioni, i sacrifici e  le scelte che hanno caratterizzato il suo percorso?

"La cosa fondamentale è la testa. Mi sono allenato con gente sicuramente più talentuosa di me, calciatori con tanta qualità che ora magari giocano in seconda categoria. Ho visto invece ragazzi meno dotati tecnicamente che hanno lavorato tanto e sono riusciti a coronare il proprio sogno. Sicuramente bisogna fare sacrifici e rinunciare ad alcune cose che magari a una certa età sono importanti. Parti da casa a 12 anni che sei un bambino, lontano dai tuoi genitori. Non è assolutamente facile. L’estate anziché stare al mare con gli amici bisogna andare in ritiro. Molti ragazzi hanno perso il treno per la difficoltà nel rinunciare agli svaghi che a una certa età sono normali. La testa è alla base di tutto".

Poi l’approdo nel calcio professionistico. Catanzaro, Messina e ora Carrarese. Le tifoserie si sono mostrate sempre molto legate a lei, come se lo spiega?

"Tutte e tre piazze con tifoserie pesanti. Squadre che sono state in A come il Messina e il Catanzaro non ci si vedono in serie C per cui pretendono sempre tantissimo. Carrara ha una storia importante ed è una società ambiziosa, quando sono arrivato qua la squadra si è rafforzata per vincere e di conseguenza i tifosi chiedono sempre il massimo. Si è creato molto entusiasmo. Lo stadio è sempre pieno, i tifosi quando ti vedono in giro sono molto affettuosi. Bisogna però saper rispondere agli obiettivi della società, se una squadra costruita per vincere naviga nelle zone basse della classifica è anche giusto che i tifosi siano poco contenti. Il primo anno a Catanzaro sono maturato tanto anche se sinceramente ho fatto meno bene rispetto agli anni successivi. Sono arrivato in una piazza prestigiosa che si aspettava dalla squadra qualcosa in più della salvezza raggiunta alle ultime due giornate. A Messina ho cominciato invece a trovare continuità e a giocare tutte le partite come mi è capitato anche a Carrara, a parte l’infortunio che ho avuto. Le tifoserie mi hanno sempre supportato e devo dire che anche io sono mi sono legato molto a loro. Questo rapporto si è creato per quello che do in campo credo. Metto la mia grinta, do l’anima, non tolgo mai il piede, do tutto in campo".

Oltre 100 presenze, voti sempre altissimi in pagella. Difficile per un allenatore rinunciare alla sua grinta.

"Penso che ad un allenatore possa fare sempre comodo un giocatore come me. Questo mi hanno detto gli allenatori che ho avuto. Massimo D’Urso in particolare mi ha portato a Catanzaro prelevandomi direttamente dalla primavera".

La chiamano il guerriero e a volte il mister le consegna la fascia di capitano, segnali che evidenziano la sua importanza all'interno dello spogliatoio. Com'è invece il Foresta nella quotidianità?

"Quando due calciatori come Tavano e Maccarone non sono in campo, il mister mi conferisce questo onore e questa responsabilità. Nonostante ci sia gente più esperta io sono comunque qui a Carrara da 3 anni e sono quindi uno dei più “vecchi” calciatori della Carrarese. Sicuramente è una responsabilità, indossare la fascia di capitano a 24 anni mentre c’è gente che ne ha 35 ti carica di responsabilità. Ovviamente fa anche molto piacere in quanto è dimostrazione della fiducia del mister. Il Foresta nella vita è sempre un guerriero. Durante la gara, sono sincero, vado fuori di testa e a volte non mi rendo conto perché sento molto l’adrenalina della partita. In campo mi trasformo, fuori sono un ragazzo tranquillissimo".

Il 12 dicembre del 2018 quel bruttissimo infortunio….

"Sicuramente è stato un brutto infortunio, mi sono rotto tutto quello che c’era da rompere. Lussazione della caviglia, frattura scomposta e rottura del perone, rottura dei legamenti. Il dottore era molto preoccupato, mi disse che sarei tornato in campo solo dopo 8-9 mesi. Uno degli infortuni più gravi che ci possono essere. Sono stato fuori da dicembre fino ad agosto, ho fatto la mia riabilitazione e sono rientrato. Devo essere molto grato alla società e al mister Baldini, ero in scadenza di contratto nel periodo dell’infortunio e se fossi stato in un'altra squadra non credo che si sarebbe parlato di rinnovo. Il primo giorno che mi sono fatto male il mister in conferenza stampa ha subito messo in chiaro la situazione riguardante il contratto. Quando un calciatore subisce un grave infortunio non è mai certo di rientrare a grandi livelli, cosi come lo è la società. Questo atto di fiducia ha significato molto per me. Mi sono stati molto vicini, nonostante non stavo ancora bene il mister mi ha fatto rientrare subito in campo e questo ha facilitato anche il mio recupero mentale. Magari sarei stato fuori altri mesi perché la testa vuol dire tanto anche in occasione di un infortunio grave. Invece grazie a lui ho ritrovato subito la fiducia e la paura derivante dall'infortunio è svanita".

 La Carrarese quest’anno occupa il secondo posto in classifica, purtroppo il Monza sembra di un’altra categoria, ma possiamo comunque parlare di una grandissima stagione.

"Siamo un’ottima squadra, stiamo dimostrando di essere una buonissima squadra. Se arriviamo secondi abbiamo una posizione migliore nei playoff. La seconda piazza significa partire dai quarti di finale. I playoff in serie C rappresentano quasi un altro torneo. Saltare primo turno, secondo turno e ottavi di finale ci garantirebbe un vantaggio".

Il suo valore attuale, secondo Transfermarket, è di 175.000 euro. Tra un paio di anni aumenterà sicuramente di qualche zero....

"Speriamo. Non su quali parametri si basa Transfermarket e se quello sia il mio valore. Sicuramente spero di crescere come calciatore e di raggiungere obiettivi sempre più importanti".

 

 

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