UNIVERSITÀ/IO RESTO QUI. Andrea Scalzo: “Essere liberi in Calabria è un valore non indifferente”

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Andrea Scalzo
  23 gennaio 2020 11:37

Continua il dibattito sulla scelta di restare a studiare in Calabria (LEGGI QUI).

di ANDREA SCALZO*

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Quando, oltre 12 anni fa, mi apprestavo a terminare gli studi liceali e a maturare le mie valutazioni sul cammino universitario da intraprendere, la tentazione di mollare gli ormeggi e partire è stata fortissima. Non nego di essermi lasciato condizionare dal calore dei rapporti stretti nel corso degli anni: sostenere il contrario sarebbe una falsità. Allo stesso tempo, guardandomi intorno, è stato ovvio domandarmi : “Ma in quanti stiamo andando via?”. Continuavo a guardarmi intorno, prendendo atto di un bellissimo paesaggio, svilito da un’incuria inammissibile. Oltre 12 anni dopo, tanti chilometri di strada “più tardi”, al termine di un ciclo di esperienze, professionali e non, anche con parentesi estere significative, mi sono ritrovato a superare l’esame di abilitazione alla professione di avvocato e finalmente convinto a lanciarmi in un’attività così difficile. Ci sto lavorando, sto facendo dei sacrifici, perché è difficile, quaggiù. Sto scoprendo una forza  che non credevo di avere e, con la forza, la pazienza e l’umiltà. Proprio quaggiù. L’umiltà di studiare, di aggiornarmi, di crescere, forte di una formazione consolidata a Catanzaro, a Germaneto. Quaggiù. Dove è difficile davvero. 

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Ci penso a quanti ragazzi possano essersi chiesti  “Chi me lo fa fare a rimanerci, quaggiù?”. Magari qualcuno l'ho incrociato, ci avrò anche parlato ma non potrei mai ricordare i dettagli della conversazione. Tuttavia immagino un dialogo ideale, tra me e questo ragazzo X:

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 IO: “ E chi te lo fa fare?! Sei giovane, hai le energie necessarie per prendere il largo e tagliarlo, ‘sto cordone ombelicale. Il mondo la’ fuori non attende che te. Tu sei libero di fare ciò che ti pare. Andartene, rimanere, andartene e poi tornare, per andartene nuovamente. Puoi fare quello che vuoi, se lo vuoi davvero. Ma lo vuoi veramente?” 

X: Boh, non so… 

IO :”Vuoi andare via perché lo fanno tutti? Perché stare fuori è da “maturi”, “responsabili”? Perché ti fa sentire “indipendente” la lontananza?

 X: “E’ che qua non ci sono opportunità…”

 IO: “Chi può biasimarti, fuori le opportunità si presentano eccome, quaggiù no, ma perché qui non ci sono le condizioni per queste opportunità. Però se rimaneste, tu e tanti altri ancora, potreste adoperarvi per crearle voi, quelle opportunità lì”. 

X: “Ma qua chi merita non va avanti. Se non sei “qualcuno” o non stai appresso a “qualcuno” ... 

IO: “Allora sii tu quel qualcuno, realizzati, affermati, distinguiti, specializzati in qualcosa, fai strada. Puoi arrivare ad occupare le posizioni dalle quali sceglierli, i migliori, quelli bravi veramente. Guarda che esistono anche qui, sai? Guarda che si può diventare bravi anche qui e se sei bravo, neanche quaggiù ti sbarrano la strada”. 

X: “Ma qua l’Università è buona? E se mi laureo qui, la laurea che può permettermi di fare qui? 

IO: “Certo che è buona, è attrezzatissima, con personale di altissimo livello. E poi, la laurea è una fase. Conta cosa hai imparato a fare, cosa conosci, quali ulteriori interessi, passioni hai immesso nel tuo bagaglio, lungo il cammino. Il tuo percorso dipende da te, non dall’Università che frequenti. Se sei competente, sviluppare un’idea viene naturale e la puoi mettere in pratica ovunque. Soprattutto quaggiù, dove gli spazi per un’idea importante sono maggiori” 

X: “E se qualcuno mi mette il bastone tra le ruote?” 

IO: “Se realizzi un’idea importante, sei una persona libera. Chi potrebbe contrastarti? Ostacolarti? Peggio ancora, ricattarti? Chi? Ed essere liberi qui è un valore non indifferente. E’ tutto, quaggiù”. 

X: Sai cosa c’è? Mi hai convinto. Rimango e mi impegno quaggiù”. 

 IO: “Ecco, bravo. Rimani e dacci una mano”. 

Io sono rimasto e rimango qui perché immagino qualcosa del genere, ripetersi più volte. Vi sembra poco?

*avvocato ed ex studente dell’Università Magna Graecia di Catanzaro 

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