di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
"Per me è un onore essere qui a Catanzaro, chi mi conosce bene sa che tutto quello che dico mi viene dal cuore".
Sono le parole del nuovo tecnico del Catanzaro Antonio Calabro presentato alla stampa questa mattina, presso la sede della Società.
Parole decise di un allenatore determinato e convinto di poter fare bene a Catanzaro ma soprattutto molto motivato di guidare le Aquile.
Al suo fianco ci sarà Alberto Villa, nel ruolo di vice allenatore. Giuseppe Talotta è stato confermato primo preparatore atletico e sarà coadiuvato da Antonio Raione (un ritorno per lui), che si occuperà dell’aspetto legato al recupero dei calciatori. Antonio Mirarchi sarà il nuovo preparatore dei portieri.
"Apro con una frase che può sembrare scontata. Ringrazio il presidente Noto e la sua famiglia per avermi scelto, il dg Foresti a cui mi lega un rapporto personale molto intenso. Abbiamo passato un anno e mezzo bellissimo in cui abbiamo vinto. Ringrazio il ds Cerri con il quale più volte ci siamo sentiti anche nelle esperienze passate e mi ha sempre dimostrato stima a livello professionale. Mi sento di ringraziare tutti. Per me è un onore essere qui a Catanzaro. Chi mi conosce bene sa che tutto quello che dico mi viene dal cuore. È una piazza importantissima, la più importante. Sento il peso per l’orgoglio questa città. Quando mi hanno telefonato ho avuto subito una visione. La visione è che il Catanzaro non può stare in questa categoria. Immagino una squadra organizzata che lotta in campo in simbiosi tra squadra e società, dove i tifosi devono essere orgogliosi di vedere la squadra giocare. Ho troppo rispetto di questa piazza per venire qua e parlare di serie A, B e Champions League, calcio spettacolo. Non farei mai un dispiacere ad una persona, una piazza verso cui nutro grande rispetto nel dire cose che non posso mantenere. Preferisco partire in sordina, sotto traccia, per poi salire con l’entusiasmo. Magari iniziare con 100 tifosi e arrivare a 10mila, perché vorrebbe dire che abbiamo costruito qualcosa di importante. Ho rispetto per tutti ma soprattutto per i tifosi del Catanzaro. Non verrò a dire che andiamo in serie B, verrò a dire che il percorso con il quale ci approcciamo potrà portare ad avere grosse soddisfazioni magari nel tempo, in maniera diversa per arrivare alla visione che ho avuto. Io so come si vince – afferma Calabro -. Per vincere ci vuole una grande Società e qui c’è, dei grandi dirigenti e qui ci sono. Non vale la regola che chi più spende vince. Ma ci vogliono giocatori che abbiano necessità personale di sacrificarsi in campo. Attaccanti che difendono, difensori che attaccano. Tutti devono togliersi qualcosa per darla al Catanzaro. Questa è l’impronta. Detto questo non è che domani accade. Sono arrivato oggi e devo fare le mie valutazioni, ma non tanto sotto il profilo tecnico: sono tutti fortissimi. A me interessa che i giocatori che fanno parte della rosa devono sacrificarsi nei comportamenti, nell’alimentazione, con il riposo".
E racconta un aneddoto: "Qualche anno fa di ritorno da una trasferta con il Francavilla ho avuto una piccola esperienza. Incontrai in autogrill un pullman di tifosi del Catanzaro e sono stati belli da sentire. Mi dissero: “mister, noi non pretendiamo di vincere tutte le partite ma vogliano vedere l’attaccamento ai colori, a questa città”. Lì ho capito che questa piazza vive di calcio e deve essere orgogliosa dei propri calciatori. Sono molto chiare le basi, non sono utopia e non sarà facile. Devo vedere i calciatori, parlarci singolarmente. Devo capire chi vuole fare questo tipo di calcio e chi no. Non è un calcio fatto tutto aggressività. C’è da giocare a pallone ma la categoria t’impone di andare in trasferta e se c’è da fare il lavoro sporco va fatto. Per uscire da questa categoria conosco solo questa strada".
Prima di lui avevano parlato il dg Foresti, il ds Cerri e il presidente Noto. Il patron delle Aquile è sereno e sorridente e ha raccontato che il nuovo tecnico nell’esprimere tutta la sua determinazione gli ha detto in dialetto: "Presidè, mi jettu do ponta, basta ma ni mangiamu stu campionatu". La mia risposta è stata: "ok, sbundamu tuttu". Fragorose risate e applausi!
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