di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Il ricordo non può che condurre dritti lì, a quella maledetta finale buttata al "Ceravolo" con il Sora quando tutto sembrava ormai sicuro e si attendeva solo il fischio dell’arbitro per festeggiare. Era il 17 giugno 2001, lo stadio era stracolmo, circa 20mila spettatori.
"Sembrava cosa fatta fino all’85’– racconta Luca Lugnan - ma una palla strana e una svista difensiva permisero a Erbini di pareggiare i conti e consentire al Sora di portare le Aquile ai supplementari. Il risultato finale fu impietoso: 1-3, che regalò la promozione ai laziali in C1. Fu un peccato incredibile – ricorda il grintoso attaccante, protagonista di un campionato giocato ai massimi livelli con Cuttone in panchina – ".
Una stagione memorabile. “Ho fatto 9/10 gol. C’erano Catalano, Delle Vedove, Di Corcia, Kamara, Ingrosso, Lo Giudice, e altri ottimi elementi. Eravamo uno squadrone. Purtroppo, abbiamo preso un gol assurdo e così abbiamo buttato una stagione alle ortiche. Se avessimo vinto sarei rimasto a Catanzaro. Era pronto anche un contratto in caso di C1. Mi ero stabilito a Soverato e stavo benissimo. Spero un giorno di tornare come allenatore. Ma riuscire a fare una carriera da professionista non è facile. Ci vorrebbe qualche amico e compagno. Spero che il direttore si ricordi di me”.
Stessa grinta in panchina. “Come allenatore sono anche peggio – osserva ironico – mi piace molto Simeone. Ho il carattere sanguigno. Ti parlo di mentalità. L’anno passato ho avuto la chiamata per allenare il Tavagnacco in serie A di calcio femminile. Ho provato anche questa, ma credo che il mio habitat naturale sia tra uomini. Comunque ho vinto due campionati a Portogruaro come secondo allenatore, insieme a ottimi professionisti del calibro di Calori e Domenicali. Ma anche altre esperienze. Ho preso anche il patentino Uefa. Il problema è che nel Friuli Venezia Giulia siamo un po’ confinati e la gente ti segue poco. Ed io sono poco social e quindi non riesco molto a propormi. Sul Catanzaro butto sempre l’occhio e spero di rivederlo al più presto nelle categorie che contano. Mi piacerebbe vincere proprio in panchina”.
Il calcio è fermo. “Oggi il Coronavirus ci impone di attendere e rispettare le regole. Siamo impotenti di fronte a questa situazione. È una cosa invisibile contro cui è più difficile combattere. Bisogna stare a casa. È un bel problema”.
Poi riattacca: “Rispetto a 20 ani fa la tattica sta prendendo il sopravvento. Il mondo è tutto collegato. Tv, satelliti, internet ed è molto facile aggiornarsi, rubare idee. Il calcio si sta evolvendo. È aumentata la velocità, la tattica, e si sono formati anche dei nuovi posti di lavoro come il match analyst. Sono tutti molto preparati ma non è neppure facile che uno s’inventi allenatore su internet. Chi ha giocato a calcio ha sempre una grande esperienza in più. È difficile anche trovare società con le idee e credo che ci sia poca attenzione per andare a scovare nuovi allenatori. Oggi la tecnologia è a disposizione ma ci sono anche tanti fanatici”.
La passione ha cambiato volto e gli stadi sono sempre più vuoti. “Al Sud è rimasta la passione anche nelle categorie inferiori e tra i dilettanti – afferma Lugnan -, mentre al Nord c’è un po' di deserto ed è diminuita anche tra i giovani la voglia di giocare a calcio. È un lavoro di sacrificio e i giovani non hanno più voglia di farlo e di sacrificarsi. È calato il livello, è aumentata la corsa, ma si vede sempre meno qualità”.
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