Almeno 7 gli imprenditori , in difficoltà a causa della crisi pandemica, che sarebbero stati vittime dell'attività di usura
21 febbraio 2022 07:20Prestavano soldi e poi chiedevano interessi usurai.
E se i soldi non venivano restituiti "scattava " la forza dell'intimidazione. Questa la tesi accusatoria della Procura della Repubblica di Catanzaro, che ha ottenuto dal gip Giuseppe De Salvatore un’ordinanza di storia cautelare per cinque persone arrestate, (4 in carcere e una persona ai domiciliari) a vario titolo, dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, tra Botricello e Isola Capo Rizzuto.
Su 1000 euro di prestito l'interesse arrivava a 150 euro al mese e poi, a fronte di altre 1000 euro, altre 300 euro.
Poi, su 2000, interessi pari a 550 euro, in una spirale sempre più "avvolgente".
I NOMI
Carmine Bianco, Botricello 46 anni; (Difeso dall'avv. Raffaele Bruno) IN CARCERE
Salvatore Bianco, Botricello, 44 anni; (Difeso dall'avv. Raffaele Bruno) ARRESTI DOMICILIARI
Saverio Capicchiano, Isola Capo Rizzuto, 51 anni IN CARCERE
Salvatore Capicchiano, Isola Capo Rizzuto, 31 anni IN CARCERE
Santino Tropea, Cropani 44 anni. IN CARCERE
L’indagine, che ha avuto origine, nel febbraio 2020, dalla denuncia di una attività di usura ai danni di un piccolo esercente relativamente ad un presunto prestito usurario, con un tasso di interesse mensile pari al 13.75% dell’importo finanziato, è stata delegata alla Compagnia dei Carabinieri di Sellia Marina, ed è proseguita con attività tecnica.
I gravi elementi indiziari acquisiti hanno riguardato, quindi, ulteriori presunte vicende di prestiti usurari ai danni di altri sei soggetti che, attraversando un momento di difficoltà economica, aggravata ulteriormente dall’emergenza pandemica in atto, erano state costrette a ricorrere a tali canali di credito, delineandosi anche la gravità indiziaria per il delitto di abusivo esercizio del credito, in relazione a plurimi rapporti creditizi concessi ad esercenti, ristoratori, impiegati, artigiani, e piccoli imprenditori, con tassi d’interesse mensile compresi tra il 10% e il 20% del capitale.
Per le presunte condotte illecite, è stata ritenuta, altresì, la sussistenza dell’aggravante del metodo mafioso in quanto sarebbero state poste in essere avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo a riconducibile a cosche di ‘ndrangheta, e in alcuni casi per agevolare l’attività di una delle cosche di ‘ndrangheta operante sul territorio.
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