Usura nel Catanzarese, la Cassazione dispone nuovo Riesame per la scarcerazione di Capicchiano

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images Usura nel Catanzarese, la Cassazione dispone nuovo Riesame per la scarcerazione di Capicchiano

  19 settembre 2024 13:12

di STEFANIA PAPALEO

"Pisciaturo, tanto se non ti sparo io ti ammazza qualcun altro". E giù con la richiesta di interessi sempre più alti. Fino a quando il commerciante vittima di usura non ha deciso di varcare l'uscio della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina e raccontare l'incubo nel quale era precipitato a causa di un prestito di denaro chiesto qualche tempo prima. Da lì l'avvio delle indagini e il blitz scattato all'alba del 21 febbraio del 2022 con l'arresto di cinque persone tra Botricello, Cropani e Isola Capo Rizzuto. Poi i processi di primo e secondo grado e le istanze di scarcerazione puntualmente rigettate. Ma ora per Saverio Capicchiano, 53 anni, di Isola Capo Rizzuto, si apre uno spiraglio di libertà. La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso proposto dall'avvocato Salvatore Iannone, ha proprio oggi disposto il rinvio degli atti a una nuova sezione del Tribunale del Riesame che dovrà rivalutare la posizione dell'indagato dal punto di vista delle esigenze cautelari, annullando d fatto la decisione che era stata assunta dai precedenti giudici di lasciare Capicchiano in carcere, nonostante in entrambi i gradi di giudizio fosse caduta l'aggravante del metodo mafioso previsto all'art 7.

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L'uomo, insieme al figlio Salvatore Capicchione, 33 anni, era stato condannato a 6 anni di reclusione con il rito ordinario. Il rito abbreviato era stato, invece, scelto da altri tre indagati, Carmine Bianco (48 anni), Salvatore Bianco (46 anni), entrambi di Botricello e difesi dall'avvocato Elio Bruno, e Santino Tropea (46 anni) di Cropani, difeso dall'avvocato Luigi Falcone. I primi due erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 9 e 4 anni, mentre i i giudici della Corte d'Appello hanno poi assolto Salvatore e ridotta la pena a 7 anni e 2 mesi  per Carmine. Assolto in entrambi i gradi di giudizio Angelo Tropea.

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"Cashback" il. nome in codice dell'operazione che ruota intorno al coraggio del piccolo imprenditore di denunciare i suoi presunti aguzzini, ricostruendo gli innumerevoli episodi criminosi commessi ai suoi danni, dopo che lo stesso aveva accettato di ricevere un  prestito, con un tasso di interesse mensile pari al 13,75%.

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I gravi elementi indiziari acquisiti successivamente hanno fatto il resto, portando alla luce ulteriori presunte vicende di prestiti usurari ai danni di altri sei soggetti che, attraversando un momento di difficoltà economica, aggravata ulteriormente dall’emergenza pandemica in atto, erano state costrette a ricorrere a tali canali di credito, delineandosi anche la gravità indiziaria per il delitto di abusivo esercizio del credito, in relazione a plurimi rapporti creditizi concessi ad esercenti, ristoratori, impiegati, artigiani, e piccoli imprenditori, con tassi d’interesse mensile compresi tra il 10% e il 20% del capitale.
 

Per le presunte condotte illecite, era stata ritenuta anche la sussistenza dell’aggravante del metodo mafioso, in quanto poste in essere avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo a riconducibile a cosche di ‘ndrangheta, e in alcuni casi per agevolare l’attività di una delle cosche di ‘ndrangheta operante sul territorio. Aggravante caduta durante il processo.

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