Favori alla Regione in cambio di vacanze e soggiorni gratuiti. Gira attorno a questo l’inchiesta “E’ Dovere” che ha coinvolto ad ottobre del 2018 la presidente dell’Anticorruzione calabrese nell’ambito di un’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economica-finanziaria e coordinata dai sostituti procuratori Graziella Viscomi.
Oggi Maria Gabriella Rizzo, difesa dall'avvocato Francesco Gambardella, è stata condannata a 3 anni di reclusione dal giudice Paola Ciriaco, in abbreviato. La procura aveva chiesto 4 anni e 2 mesi.
Oltre alla Rizzo, l’inchiesta ha coinvolto l’imprenditrice turistica di Spilinga Laura Miceli, il componente della commissione incaricata alla vigilanza dei “Piani di investimento produttivi”, Antonio Tolomeo e la cosentina residente a Tropea Deborah Valente. Nei mesi scorsi il gup di Catanzaro si è espresso con tre rinvii a giudizio ed è in corso la fase dibattimentale.
Tutti gli imputati, a vario titolo, dovranno rispondere di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Secondo l'accusa, Rizzo, anche in incontri informali appositamente organizzati, avrebbe quindi prospettato a Miceli l’evoluzione delle istruttorie di pubblicazione ed i contenuti di bandi regionali finanziati da fondi comunitari destinati al supporto del settore turistico-alberghiero. In cambio avrebbe beneficiato di soggiorni vacanze e casse di vino.
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