Valle dell’Esaro: droga, soldi e squadre di calcio. Gratteri: “Operazione importante”

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Francesco Messina e Nicola Gratteri durante la conferenza stampa sugli arresti di aprile
  11 febbraio 2020 13:20

 

 

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di EDOARDO CORASANITI

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Dalla droga al controllo del territorio, dai soldi per i detenuti a quelli per mantenere in vita la cosca. Ma anche una squadra di calcio, la Roggiano Gravina, legata ai Presta. Nella rosa dei giocatori infatti anche uno della famiglia. Anche se, sostengono gli inquirenti, la sostanza stupefacente sarebbe stata utilizzata anche da altri componenti della squadra. 

 

Sono i primi dettagli emersi dalla conferenza stampa alla Procura di Catanzaro, convocata per delineare il quadro dell’operazione “Valle dell’Esaro”, che ha portato a 45 arresti nel Cosentino (LEGGI QUI). 

 

L'organizzazione dedita al narcotraffico ed allo spaccio sgominata stamani dall'operazione condotta dalla polizia con il coordinamento della Dda di Catanzaro  si faceva forza anche del legame con il boss storico della 'ndrangheta cosentina Franco Presta.

Secondo quanto riportato in conferenza, il gruppo avrebbe controllato il territorio compreso tra i comuni di Tarsia, Roggiano Gravina, San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Acri esercitando il proprio potere mediante la capillare e asfissiante imposizione dei propri spacciatori nelle varie piazze così come i canali di approvvigionamento e rifornimento dello stupefacente. La droga, in particolare la cocaina, arrivava dal reggino, da Platì.

 

Le accuse contestate alle 45 persone raggiunte dalla misura cautelare - 20 in carcere, 16 ai domiciliari, 7 destinatari di un provvedimento di obbligo di dimora e 2 di presentazione alla polizia giudiziaria - sono, a vario titolo, di vendita, cessione, distribuzione e commercio di ingenti quantitativi di droga, in particolare marijuana, hascisc e cocaina. Ad alcuni degli indagati vengono contestati anche i reati di estorsione, ricettazione e detenzione abusiva di armi. Le indagini hanno consentito di ricostruire numerosi episodi di spaccio di stupefacenti e di procedere a sequestri in flagranza di reato, in varie occasioni. L'organizzazione aveva anche una grande disponibilità di armi, anche da guerra. Nell'ambito dell'operazione, denominata "Valle dell'Esaro", sono stati sequestrate anche tre autovetture, due imprese individuali e 32 immobili riconducibili ad alcuni degli indagati, in particolare a Francesco Ciliberti, Antonio Presta, Giuseppe Presta e Roberto Presta, per un valore di circa 2 milioni di euro. All'operazione ha preso parte personale del Servizio centrale operativo (Sco) e delle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro, supportati da pattuglie di diversi Reparti Prevenzione Crimine, nonché dalle Squadre mobili di Reggio Calabria, Monza-Brianza, Viterbo e L'Aquila, coordinati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, dall'aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm Alessandro Riello. 

 

Per il procuratore Gratteri si tratta di una operazione importante e che dimostra il lavoro di sinergia tra la Procura e i vertici della Polizia. 

 

Francesco Messina del Dac (direzione centrale anticrimine) sottolinea che i soldi servivano per pagare detenuti e spese legali: “Non solo disarticoliamo lo spaccio ma anche la parte che serve a mantenere in vita l’organizzazione.

Colpire l’aspetto economico significa colpire direttamente la cosca. 

Liberiamo spazi e questo avviene grazie alla capacità di coordinamento del procuratore Gratteri”.  

 

Vincenzo Capomolla, procuratore aggiunto della Procura di Catanzaro, delinea i particolari: “Si tratta di un organizzazione radicata sul territorio e che dà il senso di come sia stata capace di riorganizzarsi. Il contesto investigato è inquietante con legami radicati e profondi nel tempo ”. 

 

Il Capo mobile Cosenza, Fabio Catalano: “Confermata la task force tra Catanzaro e Cosenza. Da questa indagine si evince che impossibile sfuggire alle regole dei Presta. Abbiamo usufruito di intercettazioni telefoniche e ambientali. I proventi giungevano ai capi dell’organizazione, i Presta e i Sollazzo, i quali imponevano anche una contribuzione per le casse dell’organizzazione. Tutto inserito in una Logica Ndranghetistica”. 

 

 

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