Venticinque Aprile. La riflessione di Maurizio Alfano: "Essere partigiani è una condizione dell'anima"

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Maurizio Alfano
  24 aprile 2020 14:22

di Maurizio Alfano

Partigiani lo si è fin dal primo istante che iniziamo a compiere i primi passi della nostra vita poiché in agguato c’è quasi sempre qualcosa o qualcuno che ci impedirà, o in questa direzione tenterà, di non farci compiere il nostro cammino, ostacolerà le nostre vite, sogni, progetti, speranze, voglia di vivere, migrare, di pace, libertà o liberazione.

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Partigiani si nasce dunque, poiché da subito si è chiamati, almeno si spera, ad essere da una parte o dall’altra della barricata, poiché non è vero che la sinistra è come la destra, che il nero è come il rosso, la notte come il giorno, l’amore come l’odio, la fratellanza come la disumanità, un campo di calcio come un campo di sterminio. E no, non è proprio la stessa cosa. Quelli della Germania furono, sono e rimarranno, i campi dello sterminio di vite umane in nome della biologia della razza. Quelli della Puglia, della Campania e della Calabria, sono e rimarranno i campi dello sterminio della dignità di uomini e donne in nome del razzismo e del capitalismo. Ecco perché si è partigiani, per comprendere, lottare e liberare il mondo da ogni forma di oppressione fisica, economica e di pensiero unico ogni qual vota esso si ripresenti seppur sotto mentite spoglie.

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Partigiani si nasce poiché appena venuti al mondo c’è già chi vuole scipparti i diritti che nascono, crescono e vivono con te, come i diritti naturali propri ad ognuno di noi, come tali indefettibili, incedibili, non negoziabili, ne censurabili. Eppure, nonostante sia passato quasi un secolo dal corto circuito che ha scaraventato il mondo nella distruzione fisica di milioni di persone, che ha cancellato per legge ciò che il diritto naturale riconosce, ovvero l’essere tutti uguali al di là di appartenenze etniche, religiose, o culturali,  nonostante tutto questo c’è chi oggi, qualche idiota ancora, che vaticina esistere uomini superiori ed inferiori, regolari o irregolari, o blaterare su differenze di genere.

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Partigiani si nasce e cresce poiché l’ignoranza, l’arroganza, la superbia del capitale, l’avidità di esseri miseri e riprovevoli riescono sempre ad ingannare i più, per poi fagocitarli nelle odiose pratiche di quotidianità che si manifestano in violenza, intolleranza, abusi, discriminazioni, guerre, vessazioni in danno di presunti esseri inferiori, ma qui l’inganno, donde la truffa, anche contro le masse ammaliate e fidelizzate.

Perché, e per chi allora, essere partigiani nel nostro tempo? Per i minori abusati, le donne stuprate, i cassaintegrati, i senza fissa dimora, i migranti, gli anziani, gli ammalati, le vittima di guerre, gli ultimi, e per ogni altro singolo sopruso subito da ognuno di noi e che può per questo allungare i motivi per cui è necessario resistere ed essere oggi, partigiani come ieri.

Ecco perché essere partigiani al mondo d’oggi. Per la tutela dell’ambiente e di ogni essere vivente, qualsiasi sia la specie. Per tutti questi motivi se ieri la resistenza passava dall’imbracciare le armi, sarei stato un partigiano armato, oggi lo sono imbracciando invece le armi della cultura, della pace, dell’amore, della sussidiarietà. Se ieri cantavo bella ciao, oggi canto ancora bella ciao, poiché ci sono in natura come lo è la vita, così come nell’arte, cose che sono immortali, che risuoneranno a vita come le note di bella ciao, o le sue parole arrivate in ogni angolo del mondo  a futura memoria per ricordarci da che parte stare. Se con i bambini abusati, o con chi difende il presunto valore della famiglia a prescindere, luogo dove avviene oltre l’ottanta per cento degli abusi. Se stare con le donne molestate, violentate, piene di cicatrice sul corpo e colme di graffi nell’anima o con i loro aguzzini che spesso sono i mariti, conviventi, fidanzati che dicono se l’ha cercata. Se stare con i cassintegrati o chi con difende il capitalismo e le speculazioni finanziarie che creano morti. Se stare con i senza fissa dimora o con chi ha reso con la propria avidità e miseria umana – poveri altri uomini. Se stare con i migranti o con quelle forze sovraniste che li sfruttano economicamente e politicamente. Se stare con gli anziani, magari dove possibile nelle loro case, o con chi li segrega e sevizia nelle RSA.  Ecco le giuste domande da porsi,  come fa Papa Francesco, definito un comunista che invoca il prendere parte, scegliere da che parte stare – se con i migranti o i loro carnefici, per esempio, con chi difende l’ambiente o con chi lo offende e deturpa ogni giorno in nome del Dio denaro. Ma ancor prima lo stesso Lenin un comunista di altri tempi, invocava medesima riflessione nel dire "Chi non sta da una parte o dall'altra della barricata, è la barricata". Potremmo farlo Papa postumo. L’essere partigiani rompe i confini dati, spezza le catene poste ai piedi dell’umanità come ceppi, frantuma ogni reclusione dell’anima. Essere partigiani è una condizione dell’animo, è parte del cuore che tu sia bianco o nero, autoctono o straniero, Rom o non Rom, donna o uomo, poiché l’essere partigiani è la somma del genere umano che nessuno può, o mai potrà dividere. Ecco la frontiera dei partigiani, ecco il nostro prendere parte, dichiarare il nostro fronte contrapposto verso quanti credono che ogni cosa o essere umano si possa piegare o comprare. 

Essere partigiani è professare una religione, ovvero un valore ateo, laico, cattolico, cristiano, musulmano, cosmopolita, universalista, ovvero più semplicemente il partecipare alla vita da spiriti liberi pronti a sacrificarsi per la libertà altrui. Essere partigiani non è un modo di vedere le cose, ma di vivere le cose, le situazioni, le persone e le sue passioni. Essere partigiani è come il rosso di quel sangue che attraversa le arterie per portare ossigeno al cervello per avere così una prospettiva diversa. Ovvero ancora, come il rosso del sangue che pompa il cuore per darci nuovo ossigeno e in questo caso attraverso i suoi battiti tenere viva  la voglia di affrancarsi innata nello spirito di libertà che dimora in ognuno di noi. Essere partigiani implica con il superare i confini, abbatterli, aprirsi alla voglia di esistere che implica con il resistere ogni qual volta, l’esistenza di ognuno di noi, dei nostri diritti, delle nostre libertà vengono minacciate da ideologie che postulano la grandezza di alcuni e l’inferiorità di altri. Ecco l’attualità dell’essere partigiano risiedere  contro tutte quelle forme ideologiche che seppur stantie, putride, insane, insistono ancora nel voler chiudere il mondo, renderlo claustrofobico, dunque imprigionarlo.

Essere partigiani è alzare un pugno chiuso verso quel mondo aperto, mentre la brezza del vento ti accarezza il viso. Essere partigiani è avere nell’altra mano le armi della liberazione e della pace sempre pronte e correre lì dove ce ne bisogno. Sempre. Fosse anche per il nostro stesso nemico da liberare da se stesso.

 

                                                                                                                                                  

 

 

 

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