Ventura: "L'impegno dopo il coronavirus: rilanciare ad ogni livello una nuova vertenza del Mezzogiorno e della Calabria"  

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images Ventura: "L'impegno dopo il coronavirus: rilanciare ad ogni livello una nuova vertenza del Mezzogiorno e della Calabria"  
Sabatino Nicola Ventura
  17 marzo 2020 16:53

di SABATINO NICOLA VENTURA

“Tutti” a casa forzatamente: siamo agli arresti domiciliari. Il mandato di cattura è stato spiccato da un essere vivente “invisibile”, ed eseguito dallo Stato con la Sua forza impositiva. È così! Nessuno può uscire di casa sino a quando non sarà scarcerato. Il tempo di detenzione è ancora indefinito; dipenderà dal Coronavirus, dalle iniziative messe in atto per vincerlo, e da quanto resisteremo alla voglia di evadere, che mi auguro non prevalga. Ci è concessa, per come a ogni detenuto, “l’ora d’aria” giornaliera, attorno alle diciotto e alle ventuno. La prima è utilizzata soprattutto per salutarci, sorriderci, cantare in coro ognuno dai propri balconi, finestre e terrazzi con i dirimpettai e quelli del balcone a fianco. La seconda per darci la buona notte e illuminarla guardando lontano. Mi viene, non so perché, in mente facendo propria la forza insita,” M’illumino d’immenso” di Giuseppe Ungaretti.

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Le uscite sul balcone sono una circostanza che ogni giorno tutti aspettiamo per incoraggiarci, (CE LA FAREMO), per esorcizzare il tremendo periodo, per sentirci più forti. “Accettiamo” con molta serietà questa condizione così nuova: non potremmo d'altronde fare diversamente. Lo stare sempre in casa per giorni e giorni, sta determinando, in modo diverso per ognuno, la presa di consapevolezza e coscienza della realtà, non più filtrata, alterata e subordinata che le sovrastrutture ci hanno costantemente consegnato. Questa condizione che oramai interessa centinaia di milioni di esseri umani, mai prima sperimentata, ci provoca riflessioni che possiamo completare in un più lungo tempo, siamo in casa, non c’è fretta; ci aiuta a considerare con maggiore lasso e pacatezza non solo il fatto scatenante, ma la nostra condizione di essere umano, quale individuo/soggetto sociale, economico, affettivo, che ci ha resi uguali e fratelli. Scopriamo la paura, l’incertezza, la sospensione delle prospettive; la solidarietà, l’altruismo. (vorremmo che qualcuno bussasse alla nostra porta, chiunque, anche per chiederci un po’ di zucchero o di latte). Mai come in questi giorni desideriamo essere soggetto e oggetto sociale. L’avvenimento ci ha rigettato nella dimensione che ci appartiene, ma che spesso abbiamo voluto o dovuto dimenticare: SIAMO ANCHE NOI PARTE ORGANICA DELLA NATURA; SIAMO ESSERI UMANI DI QUESTO PIANETA CHE ABBIAMO CHIAMATO TERRA, NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE TOTALE. I confini che abbiamo inventato, la proprietà di un territorio, le nazioni ci appaiono oggi, che comprendiamo meglio, con una nuova morale, la realtà costruita e i fatti nella loro artificiosità negativa e pericolosa.

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Quanto succede ci trova indifesi e impreparati, alla mercé di avvenimenti voluti dalla natura e alle decisioni di chi abbiamo affidato delega.  Scopriamo, spero definitivamente, che la natura non è nostra nemica e che dobbiamo rispettarla e non violentarla, ma che siamo stati noi suoi nemici.

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Scopriamo che qualsiasi essere umano è noi, ci appartiene perché titolare di diritti naturali e, sempre, resta in relazione con noi, anche se vive a migliaia di chilometri. Se molti dei nostri simili sono privati di ogni diritto, schiavi, indigenti, impossibilitati anche a sopravvivere, non è per volontà divina o della natura, ma per volontà di una parte di donne e uomini che mantengono una qualità alta di vita sulla pelle dei disgraziati della terra.

Scopriamo che se la terra si sta riscaldando troppo, mettendo in pericolo la sopravvivenza, siamo noi i maggiori responsabili.

Scopriamo che tsunami, incendi delle foreste, lo scongelamento dei ghiacciai, l’invasione micidiale di cavallette, si verificano per colpa anche nostra.

Anche il Coronavirus, probabilmente non poteva essere evitato, ma certamente contrastato meglio e vinto, se invece di buttare tante ricchezze per cose futili, superflue o esageratamente pagati, si fosse pensato all’umanità tutta e al suo benessere; organizzando, ad esempio un servizio sanitario internazionale capace di prevenire e curare adeguatamente; oggi non saremmo in carcere, non rischieremmo la salute e la morte. Scopriamo anche che la ricchezza non rendi immuni. Questo virus, ma anche tanti altri, colpisce indistintamente dal ceto, dal sesso, dalla località abitata. 

Questo periodo a casa potrà servire per una ampia riflessione, che non dovrà restare sterile, ma si dovrà completare con decisioni storiche, per riavviare l’umanità su un percorso più virtuoso.

Innanzitutto il bene salute dovrà essere, e per davvero, il primo diritto universale degli esseri umani. Recuperiamo l’unità d’Italia a partire dal ripristino del Sistema Sanitario Nazionale. Le regioni non dovranno essere statarelli autonomi. La vicenda di questi giorni che ha riguardato e continua a riguardare il rapporto fra Stato e Regioni è emblematica. La Lombardia sfida il governo centrale e, forte della “sua” ricchezza decide autonomamente, da nazione.

La Calabria vive con grande preoccupazione l’arrivo di un eventuale picco, perché, come ci ha ricordato ieri il sindaco di Catanzaro, non saremmo in grado di fare pienamente fronte, per lo stato e la quantità dei servizi sanitari della Calabria.  Ha ragione, ma ha anche lui responsabilità: non mi risulta abbia mai fatto una qualche battaglia contro la scissione delle regioni del nord, mai contro la modifica del titolo V° della Costituzione, penalizzante per la Calabria; mai ha chiesto e si è battuto perché la Calabria avesse una programmazione sanitaria, neanche quando è stato Consigliere regionale.  Ora, anche lui scopre l’amara verità.

Sulla sanità in Calabria, negli ultimi tempi, si registra una nuova attenzione di associazioni, forze sociali, operatori del settore, che rivendicano pari dignità dei servizi sanitari con le Regioni del Centro-Nord. Chiedono di porre fine ai viaggi delle speranze; di rivedere profondamente i contenuti del piano di rientro; di disporre per la Calabria un corposo finanziamento per attuare, finalmente, una programmazione sanitaria, scevra dai campanilismi, dai favoritismi e dalle clientele. La qualità dovrà essere l’unico obiettivo da perseguire.

Propongo di assumere un impegno di ordine generale, oggi giornata dell’Unità Nazionale, non appena ci libereremo da questa carcerazione, di rilanciare ad ogni livello una nuova vertenza del Mezzogiorno e della Calabria. 

 

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