Viaggio fra i sindaci. Giuseppe Falcomatà (Città Metropolitana): "Tanto lavoro e preoccupazioni, ma i reggini hanno risposto alla grande"

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Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà

"Ovviamente, il peggio non è ancora alle nostre spalle e guai ad abbassare la guardia. Bisogna resistere ancora qualche giorno. Poi ci sarà un graduale ritorno alla normalità, ma il nostro compito sarà quello di affrontare le ricadute economiche, soprattutto per ciò che riguarda imprese, famiglie ed in generale il mondo del lavoro".

  16 aprile 2020 15:50

di ENZO COSENTINO

Sindaci in prima linea. Dal più grande al più piccolo dei Comuni della Calabria. Il Coronavirus sta mettendo a dura prova la loro personale resistenza. Di uomini e di amministratori. Tutti o quasi sono costretti a convivere con le emergenze di ogni tipo ma questa volta l’esame è difficile perché la Calabria mostra le sue falle e anacronistiche situazioni di crisi di un sistema regionale. Il nostro viaggio inizia con l’intervista al Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Il primo cittadino della Città Metroplitana è orgoglioso, e si dice gratificato dai ciò, di come i suoi cittadini hanno saputo reagire ma è anche molto realistico sulle prossime fasi del post virus.

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Sindaco quali sono state e sono, in questo momento particolare e tragico, le sofferenze di una Città Metropolitana come quella che lei guida?

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 «La sofferenza è soprattutto economica. Sul piano sanitario, infatti, il Grande Ospedale Metropolitano, nonostante le difficoltà pregresse, ha risposto con grandissima puntualità e professionalità ad un’emergenza dalle ricadute e dalle proporzioni inimmaginabili. Noi abbiamo fatto la nostra parte, dando la possibilità ad Asp e Gom di attingere a finanziamenti per 200 mila euro da investire in macchinari elettromedicali e strumenti di protezione individuale, ma è soprattutto l’abnegazione di medici, infermieri ed oss che stanno consentendo di restringere il campo sulle sofferenze. La pandemia, comunque, è stata contenuta grazie al lavoro svolto in strada delle forze dell’odine ed al forte senso di responsabilità dimostrato dalla gente che, sopportando sacrifici fino ad ora mai provati prima, ha rispettato alla lettera le ordinanze del Comune e le disposizioni del Governo. Restano, tuttavia, come una ferita aperta le ripercussioni economiche su un tessuto già di per sé fragile. Sono molte le imprese che boccheggiano e tante le famiglie cha hanno difficoltà a mettere un piatto caldo sulla tavola. Anche sul fronte strettamente finanziario, abbiamo immediatamente attivato i bonus spesa, risultando il Comune con la maggiore capacità d’acquisto offerta ai cittadini. E grazie a progetti come la “SpesaSospesa” o ad una miriade di altre iniziative messe in campo, siamo riusciti a contenere i danni della crisi che ci ha fatto conoscere i “nuovi poveri”, persone che hanno perso il lavoro a causa delle serrate forzate. I Comuni, però, da soli non possono farcela. Serve uno shock socioeconomico da parte dello Stato. Servono misure urgenti e di fortissimo impatto affinché si possano garantire liquidità e capacità di programmazione ai nostri bilanci».

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Secondo lei le tante problematiche quotidiane non sempre di pronta solvibilità aumentano il distacco dei cittadini dalle Istituzioni e in particolare da quelle Comunali o la avvicinano?

«Vede, nel corso di questa emergenza sanitaria i cittadini stanno riscoprendo il valore della comunità, del lavorare gli uni al fianco degli altri per risolvere piccoli e grandi problemi. Nel loro agire quotidiano riescono a decifrare le dimensioni dei diversi disagi. E’ importante che la gente torni ad innamorarsi della gestione della cosa pubblica, che poi rappresenta la vita di ognuno di noi. Inevitabilmente, i problemi dovrebbero avvicinare le persone, intese come semplici cittadini e rappresentati delle istituzioni, perché insieme è più facile raccogliere spunti, individuare le criticità ed arrivare ad una soluzione rapida ed efficace».

Reggio quali criticità ha accusato e che potevano essere evitate se….?

«Bisognava effettuare quanti più tamponi faringei possibili per mappare lo spettro del contagio. Sarebbe servito uno screening dettagliato, relativo al sesso, all’età ed al Comune di residenza dei cittadini risultati positivi al test. Questo non è stato fatto, per un coordinamento che è mancato con gli apparati regionali deputati alla gestione del sistema sanitario e per la carenza materiale dei dispositivi di accertamento. Recentemente, la Città Metropolitana ha finanziato l’acquisto di tamponi e strumentazioni medicali per ulteriori 90 mila euro, così da provare ad allargare la platea dei possibili contagi sottoponendo alla prova anche gli asintomatici, a partire dalle categorie di lavoratori più esposti al rischio. Avessimo avuto numeri certi, riducendo al minimo i margini di errore, avremmo potuto tracciare con esattezza il percorso del virus e, con più facilità, capire ed attaccare possibili espansioni della pandemia».

C’è nel suo “cassetto”  una ordinanza che lei avrebbe voluto fare magari anche in controtendenza con le decretazioni governative e regionali?

 «Fortunatamente, da subito abbiamo avuto piena coscienza delle dimensioni che avrebbe potuto prendere l’epidemia diventata presto, purtroppo, pandemia. Sarà per questo, ma quello che all’inizio poteva sembrare un eccesso di zelo, si è rivelato essere un’attività che ha anticipato quasi tutte i Decreti emanati dal Governo. Dal divieto delle passeggiate, alla chiusura del Lungomare e delle principali vie cittadine, dal divieto delle scommesse, delle lotterie e dei giochi a premi fino alla chiusura dei cimiteri: sono state tutte misure drastiche, ma necessarie ad arginare il diffondersi dei contagi così come, successivamente, ha decretato anche Palazzo Chigi. La prudenza, in questi casi, non è davvero mai troppa».

Ha preoccupazioni per il dopo Covid 19 per la Calabria, per sua Città?

«Fino ad oggi la Città ha risposto più che bene. La pandemia è contenuta per il comportamento ligio dei nostri cittadini che difficilmente lasciano le loro abitazioni se non per stato di necessità. Ovviamente, il peggio non è ancora alle nostre spalle e guai ad abbassare la guardia. Bisogna resistere ancora qualche giorno. Poi ci sarà un graduale ritorno alla normalità, ma il nostro compito sarà quello di affrontare le ricadute economiche, soprattutto per ciò che riguarda imprese, famiglie ed in generale il mondo del lavoro».

Come ritiene che chi governa, amministra, dovrebbe porsi nel programmare la ripresa?

«Bisognerà ragionare nell’immediato, allargando lentamente le maglie sulle restrizioni così da far riprendere fiato all’economia, ma sarà obbligatorio lavorare in prospettiva ripensando, in maniera generale, il riordino della Sanità pubblica. E’ l’ora di fissare paletti precisi e capire se convenga o meno continuare a delegare la gestione del sistema alle Regioni che, attualmente, vincolano gran parte dei loro bilanci nel comparto Salute con i risultati che, in questa fase drammatica, sono sotto gli occhi di tutti».

Ripresa che potrebbe vederla nuovamente in prima linea essendo stata già blindata dal Pd. la sua candidatura a Sindaco.

«Mi creda, adesso sono pienamente concentrato nel cercare di risolvere gli effetti diretti e collaterali che il virus lascerà sulla nostra città. Per parlare d’elezioni c’è ancora tempo».

La politica - perché lei è un politico - che ruolo dovrebbe avere in questo momento e nel futuro prossimo?

 «Servono collaborazione e sinergia istituzionale. La politica, oggi e ancor di più domani, dovrebbe fare tesoro dalle lezioni arrivate in questi tristi giorni dalle persone che, unite, hanno fatto della solidarietà e della condivisione uno scherma perfetto sul quale proporre il loro atto di resistenza all’emergenza». 

 

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