"Luigi Mancuso è il boss della ‘ndrangheta di Limbadi ma non è il capo del Crimine della provincia di Vibo Valentia e gli elementi probatori sono insufficienti per affermare che vi sia una ‘ndrangheta unitaria nel Vibonese con a capo Mancuso”.
E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Vibo Valentia – nata dalle operazioni antimafia Petrol Mafie e Rinascita Scott– che pur condannando Luigi Mancuso, 70 anni, di Limbadi, a 30 anni di reclusione, non ne riconosce il ruolo di capo della struttura mafiosa denominata “Crimine” che dominerebbe la provincia di Vibo. Le motivazioni della sentenza sono sul punto in netta contraddizione con altra sentenza del Tribunale di Vibo (con giudici diversi) che nel troncone principale del maxiprocesso Rinascita Scott hanno invece riconosciuto l’esistenza di una ‘ndrangheta vibonese unitaria con al vertice proprio Luigi Mancuso.
“L’assenza di ulteriori dati probatori non consente di andare oltre il riconoscimento di relazioni diplomatiche tra gruppi criminali distinti – si legge in sentenza - cristallizzate nei servizi di osservazione del territorio e nelle intercettazioni proposte al Collegio. In tale contesto Luigi Mancuso – reggente il locale di ‘ndrangheta di Limbadi – ha dimostrato una indiscussa capacità relazionale, correlata alle sue doti carismatiche, che si ripropone anche nei rapporti tra le cosche attive di Vibo Valentia”.
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