La difesa pensa già al ricorso in Cassazione
17 giugno 2020 10:52di EDOARDO CORASANITI
Il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, è stato "censurato" dal Csm a conclusione di un procedimento disciplinare per la vicenda della tribuna dello stadio "Scida" di Crotone.
Due le incolpazioni mosse a carico del procuratore: il capo A, per aver omesso l’iscrizione nel registro dei reati i responsabili della rimozione della struttura e il capo B, per aver omesso l’iscrizione nel registro dei reati i responsabili del mantenimento della stessa struttura.
Entrambe si muovono sul piano del travagliato caso della tribuna dello stadio del Crotone Calcio su cui vigeva una diffida della "Soprintendenza per i beni archeologici e culturali della Calabria" per la rimozione della stessa a partire dal 19 luglio 2018 e il successivo mantenimento della struttura.
Due giorni fa si è tenuta la seduta del Csm, a cui hanno partecipato David Ermini (vice presidente del CSM), Mario Pagano (soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento), Giovanni Di Leo (procuratore generale), Giuseppe Capoccia (procuratore della Repubblica di Crotone), Ivano Iai (avvocato, difesa dott. Giuseppe Capoccia).
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A prendere parola, dunque, anche l'interessato, Giuseppe Capoccia, leccese, classe 1961, procuratore capo di Crotone dal 2015. Una vita dalla parte della legge e delle istituzioni, passando dalla Procura di Lecce a quella di Brindisi e con incarichi in prima linea contro la criminalità organizzata dove ha combattuto contro la Sacra Corona Unita. Un curriculum integerrimo e ricco di battaglie per lo Stato di diritto.
Capoccia interviene per oltre un'ora e ripercorre la vicenda: l'interlocuzione con l'allora sindaco Ugo Pugliese, le sue parole nei confronti del primo cittadino perché "niente era stato fatto", il fatto che il procuratore di Crotone, nello stesso periodo, ha portato a termine un'indagine (sulla piscina) in cui proprio Pugliese è stato indagato e per cui il Comune è stato commissariato.
"Tutt’altro che una consulenza giuridica per evitare conseguenze penali", sostiene Capoccia per poi passare a rigettare completamente l'intero impianto accusatorio e ribadire ciò che invece era stato il suo interesse a censurare presunti fenomeni di criminalità in città. Anche nei confronti dell'amministrazione comunale, senza badare a qualsiasi coinvolgimento di nessun tipo.
Dello stesso avviso il suo avvocato, Ivano Iai, secondo cui "il procuratore ha lavorato e ha adempiuto ai suoi compiti".
Il legale ha ripercorso gli elementi di fatto e di diritto della vicenda: il capo A e il capo B. In particolare, per quest'ultimo, l'avvocato Iai ha fatto notare alla Sezione disciplinare che fosse necessario riqualificarlo e riunirlo con il primo. La ragione: "La scelta di iscrivere il caso nel modello 45 (registro degli atti che non costituiscono una notizia reato) e non nel modello 21 (registro delle notizie di reato a carico di persone note) non è sindacabile". Con la certezza, sempre, che alcuna contestazione possa essere mossa a capo del Procuratore.
Dopo oltre due ore la decisione del Csm nei confronti del procuratore Capoccia: responsabile del capo B e sanzione della "censura" (misura richiesta dalla Procura generale durante la seduta di ieri), mentre lo assolve per il capo A per "essere stato escluso l'addebito".
La "censura" non ha alcuna implicazione sul piano funzionale ma rappresenta esclusivamente una sanzione (più grave dell'ammonimento ma meno della sospensione e della radiazione) da tenere in considerazione in caso di eventuali procedimenti disciplinari.
Da quando verranno depositate le motivazioni della decisione, la difesa potrà appellarla davanti alla Sezione unite civile della Corte di Cassazione. Con lo scopo di rimettere ordine alla vicenda e ribadire a pieno l'onestà del procuratore Capoccia.
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