Vincenzo Speziali: “Gaia Tortora: quando una figlia....”

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Vincenzo Speziali
  19 marzo 2023 18:24

di VINCENZO SPEZIALI

Ho letto oggi, domenica 19 Marzo, cioè - guarda caso!- il giorno della Festa del Papà (pensando alla mia prole!), una bellissima e cruda intervista, di Gaia Tortora, nota e integerrima giornalista, nonché figlia di un altro noto ed integerrimo giornalista, ovvero il compianto, Enzo.

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Che dire? Quale dignità, che immensa lezione, hanno dato entrembi a tutti quanti. si a tutti, cioè ai forcaioli, ai giornalai, ai manetteristi, ai pentiti mendaci (ancorche` prezzolati?) e ai magistrati - cioè sinistramente, illegalmente, insopportabilmente- a quelli che si pongono 'al di fuori dei dettami costituzionali'.

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Di certo, non sta a me, fare statiche e quantificare le percentuali di chi è così come or ora descritto e chi e quanti, sono nell'alveo di una legalità autentica.
Però, di tale storia parliamo, quindi consideriamola per come è, ovvero la storia, la triste, storia, l'incredibile storia, l'insopportabile storia, la terribile storia, di Enzo Tortora, ma pure della sua famiglia, dei suoi affetti e delle sue figlie, pur se, solamente una ne è rimastata in vita: Gaia, per l'appunto, in quanto Silvia, la più grande, la maggiore, non c'è più, da un anno circa.
Verrebbe da chiedersi: cos'è lo Stato di Diritto?
È un coagulo, un contrappesismo, un dosaggio perfetto -giammai, dovrebbe essere perfettibile!- che disciplina, regola e amministra, la giustizia!

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Ecco, la giustizia, ovvero le certezze dei cittadini, i quali vivono in un Paese, dove la giurisprudenza dei tribunali è parte del sistema democratico e liberale, cioè il principiio fondamentale a tutela di tutti, quindi un potere, che è anche, soprattutto e squisitamente, ordine professionale -ma ciò lo si dimentica- codificato e/o disciplinato, che dir si voglia, dalla stessa Costituzione.
Epperò, non solo dal 1992 -anno, in cui, si sviluppò una degenerazione golpista e sclerorizzata- bensì da prima, fugaci e sporadici prodromi -simili (ma in parte!) ai 'fiori del male' di Baudelaire- emanarono i loro effluvi letali, già dal maggio del 1970 con la vicenda di Lelio Luttazzi (risoltasi, a favore dell'indagato, ingiustamente attestato, senza nemmeno uno straccio di scuse, da parte dei suoi 'aguzzini' in toga), oltre allo 'scelleris inquisitorii', a cagione di Enzo Tortora, per l'appunto e con lo stesso finale di Luttazzi.
E dopo? Cosa accadde dopo? Niente!

Diego Marmo, che sosteneva la pubblica accusa contro il noto giornalista -lo si ricorda, durante il dibattimento? No? Bene lo ripropongo io: sdentato, con la bava agli angoli della bocca, quasi che fosse un rabbioso inquisitore (e qualcuno, ricorda la bava di Arnaldo Forlani, galantuomo come pochi, mio mentore e padre politico, il quale doveva difendersi da accuse steririi e strumentali, mentre nessuno menziona questo soggetto qui, ovvero il Marmo di cui prima!)- dicevo il P.M. Diego Marmo, quasi con fanatica, apocrifa e crudele sicumera, era lì ad infilzare Tortora, a sua volta nella parte e nelle vesti, di un 'San Sebastiano' laico e qualunque.

Dico qualunque, perché molti, ma molti, ne vennero dopo, con buona pace delle garanzie in capo agli indagati (successivamente, tanti di essi, quasi mai condannati) e con altrettanta buona pace, del principio legale e costituzionale della 'presunzione di innocenza'.

A ciò, a questo mondo capoverso, che Enzo Tortora ebbe il coraggio di definire "un lupanare", si aggiungono coriferi di infima fatta, ovvero personaggi dediti a calunnie, o a campagne stampa aggressive, censure crudeli, propalazione di segreti istruttori e costoro -cioe` i dispensatori fallaci del verbo inquisitore- sono ben compartecipi, anzi complici nefasti, di tal sistema aberrante: il circo mediatico-giidiziario!

No, non è diritto di cronaca, poiché la cronaca è fare sentire due campane -quella 'procuratorile', così come quella difensiva- semmai è linciaggio, asservimento da parte dei media (o meglio, di gran parte di essi!) ad un (pre)potere arrogante, il quale diviene maligno, sconfinando dalle prerogative connesse alle proprie funzioni, nell'esercizio de loro mandato.

Nossignore, questo manipolo di 'sovversivi', non ci ridurra` al silenzio, con l'arroganza o la surrettizia paura da induzione, la quale sventoleggia sul nostro capo, cioè quella di 'deportarci nottetempo', o peggio ancora, farci sentire alla stregua di una cruenta canea: no, perché c'è gente temeraria, che si ribella, che mette in guardia, che grida forte e si batte meglio!

Ha detto Gaia Tortora: "si son serviti del finto pentito Melluso, il quale poi, disse che chiedeva scusa in ginocchio. Gli ho risposto di stare in piedi!".
Chapeau, che stile, che classe, che ardore, questa donna.

Qualcuno ha chiesto e chiederà pure a me perdono -la mia vicenda persecutoria, la ricordo con orgoglio, senza vergogna, perché sono e resto una persona perbene e chi osa strumentalizzare, è un miserevole miserabile, chiunque esso sia (e in ogni caso, si attendono le legali procedure di un procedimento in corso, dove sono pare lesa)- epperò la risposta che io darei, sarebbe una e una sola: resta in piedi, pure tu e ricorda l'ottavo comandamento ("Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo").

Quanto da me scritto, non è poco, per nulla.
È tanto, è molto, anzi è il tutto. Già il tutto per e nell'infinito.

 

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