di VINCENZO SPEZIALI
Gentile Direttore, ho letto con attenzione l'articolo del mio amico Franco Cimino ("trattato su emozioni e ragioni...") -a cui sono legato da affetto, poiché al pari di Donato Veraldi, Angelo Donato (soprattutto loro!), ma anche Agazio Loiero (da me frequentato nell'intimità dell'amicizia familiare) e Mario Tassone (il quale, poi e ciclicamente, diventa, con il sottoscritto, una sorta di Urano, salvo non riuscirci e poi pentiserne)- dicevo ho letto bene quanto scritto da Cimino, che assieme ai citati in perifrasi, mi ha allevato politicamente.
Confesso, sin da subito, come ciò abbia lasciato in me un tremitio di sentimenti e sempre io, abbia avvertito un sussulto nel cuore o un tuffo nell'animo, poiché, ancora una volta -per l'ennesima volta!- ove mai ve ne fosse ancora bisogno, dimostra uno spessore umano, politico, culturale, pari a pochi: lo conosco bene, mia madre -una delle ultime vestali democristiane- lo apprezza e lo ammira, perciò, per quanto mi riguarda, non è una meraviglia, semmai una conferma che si ripete... piacevolmente!
Nei tempi tristi e decadenti nei quali viviamo, la bellezza dei sentimenti, l'eleganza dell'argomentazione, il supporto di una magnifica e coerente formazione, diventano merce rara e quanto mai preziosa.
Ho votato Fiorita al secondo turno con convinzione e seguendo una compartecipata e condivisa scelta di Antonello Talerico (al quale ribadisco amicizia e stima), ed ho votato Nicola, pure perché lo conosco e so, perfettamente, quanto sia onesto e trasparente pur sicuro che lui sarà un Sindaco a capo di un progetto politico amministrativo, il quale potrà essere modello pilota, in Calabria e in Italia.
Non starò, perciò, a dettagliare consigli (che semmai darò in privato, pure non trovandone necessità e comunque, sempre rispettando la persona, il ruolo e quanto rappresenta), epperò una cosa ci tengo a dirla e lo faccio dal profondo del cuore, con la lealtà di un amico ad un amico -oggi Sindaco, in grazia di Dio e volontà degli elettori- ovvero, di non dimenticarsi di quella mano, della mano che con commozione e per un minuto gli ha tenuto Franco, dopo la proclamazione e con indosso la sua fascia tricolore.
C'è dietro ciò, un mondo di consuetudine e garbo, di stima e fiducia, di sentimenti e stimoli (quelli che prova pure l'infaticabile Nanà Veraldi, spesosi come pochi e incisivamente convinto, a favore di Nicola), invitando a non ridicolizzare -da parte di qualcuno- quel gesto paterno che Cimino si è delegato: non era alterigia, non era scomposta strumentalizzazione -e Nicola lo sa ed io assieme a lui- era il voler rappresentare, plasticamente, affettuosamente, chi da lassù guarda a questo suo successo più bello, con candore ed amore.
Non avete ancora capito? È il sorriso di un padre, di un grande padre, nel mentre vede il figlio, completare e migliorare la propria opera e il significato di tutta una vita. Buon lavoro caro Sindaco!
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