Vincenzo Speziali: "Io sempre dalla parte di Moro"

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Speziali e Cossiga
  19 gennaio 2024 11:38

di VINCENZO SPEZIALI

Alt! Allorquando si 'tratta' del Presidente Moro, non derogo mai, nemmeno innanzi a chiunque e chicchessia, poiché la storia dell' 'uomo', il calvario del martire e pure, gli 'assurdi capi di accusa' avversi lo statista, rappresentano un dolore, una ferita e una 'sconfitta'.

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Molti sono al corrente di quanto affetto e 'gratitudine' -assieme a prassi di 'confidenza, intimità e complicita'- io avessi con Francesco Cossiga, epperò -ne sono testimoni in tanti e cito solo alcuni: Clemente Mastella, Lorenzo Cesa, Roberto Formigoni, Paolo Naccarato, Agazio Loiero, Mario Tassone, Franco Petramala, Claudio Signorile, Enzo Scotti, Paolo Cirino Pomicino, Antonia Postorivo, Massimo D'Alema e non certo, tal Marco Minniti il quale 'canzonavamo' facendogli credere di essere un esperto di Servizi Segreti, al pari di come ho illuso un 'bretellare' in boxer, con espanso girovita e calze marca Gallo, di essere un politico- dicevo, confermeranno in tanti il 'nostro rapporto', ma purtuttavia, mi trovo a disagio, almeno oggi è di seguito lo spiego, pur riconfermandogli l'affetto.

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Difatti, proprio con lui - per me Francesco, ma per qualsivoglia 'avventista politicante' odierno è e rimarrà, il Presidente Cossiga- io, nella fattispecie (e l'ho confessato a Lorenzo Cesa e Roberto Formigoni), oggi devo 'prendere posizione, anche se comprendo le motivazioni di 'ufficialità'.

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Purtroppo, la questione è spinosa, eppure, su Moro -Moro, sempre Moro, solo Moro- non 'faccio un passo indietro!

Mi spiego:persino  dal 'Fondo Cossiga', si apprende di una corrispondenza tra l'Amministrazione Americana dell'epoca e l'allora Ministro dell'Interno -cioè proprio Francesco Cossiga- durante i 'giorni della passione', che il povero Presidente Moro dovette crudelmente e barbaramente subire, da quei pendagli da forca dei suoi 'sedicenti carcerieri', non dobbiamo giungere ad ennesime affrettate conclusioni ed accettarle senza esercizio analitico e riflessivo.

In questo carteggio si paleserebbe una sorta di invito -da parte della Casa Bianca- a tentare una trattava e persino ad imboccare la strada del riscatto pecuniario, che però, solamente e in solitudine San Paolo VI°, Romano e Regnante Pontefice nel tempo coevo, tento` di perseguire (e se per questo, non fece esclusivamente ciò!).

Con tutto il rispetto per la memoria di Francesco Cossiga -e proprio in virtù dei suoi insegnamenti (e della mia conoscenza personale circa l'intera vicenda!)- sono ben conscio di cosa sia 'l'effetto abbaglio' e 'l'impistaggio', in intelligence, come 'ad usum delphini' lo sarebbe per 'Ragion di Stato'.

Già, abbiamo assistito a stucchevoli, verita` processuali, tutte basate sul famoso -e apocrifo!- 'Memoriale Morucci/Faranda' (con la 'regia' dell'amico Remigio Cavedon, ex Dortettore de Il Popolo, cioè il Giornale della DC), però questo non è l'unico aspetto che non torna nella vicenda.

Ad oggi, difatti, non sappiamo nemmeno con certezza il numero esatto ei relativi nomi di chi era parte del commando di Via Fani.

Non conosciamo neanche da che precisi punti la 'geometrica potenza di fuoco' investi` il convoglio del Presidente.

In più, non sono identificati personaggi che c'erano o che per quali motivi -ove mai ci fossero stati- si trovavano sul luogo della strage, come ad esempio il friulano Bruno Barbaro (cognato del Colonnello Pastore Stocchi, a sua volta addestratore degli incursori di Gladio) o il Colonnello Camillo Guglielmi (anche lui di Gladio).

Poi, nessuno ha mai chiarito la presenza nei lati di differente e opposta direzione (per altro posteggiate in modo da ostruire qualunque eventuale possibilità di 'divincolamento' della macchina del Presidente), proprio di due vetture di marca inglese, appartenenti a società riconducibili ai nostri Servizi di Sucurezza, nella cui Amministrazione di una, troviamo lo Studio Commercialista in cui lavorava Gianni Diana, compagno di quella stessa Lucia Bozzi, proprietaria dell'appartamento di Via Gradoli, laddove era affittuario Mario Moretti, Capo delle BR e sotto la falsa identità dell'Ing. Mario Altobelli.

Non parliamo poi dei 'misteri di Via Massimi', nel cui condominio di proprietà IOR al numero civico 91, si dice essere stata allocata una delle 'prigioni' del Presidente, posto che per me, mai ha mai nesso piede in quella certificata dalle risultanze processuali, ovvero Via Montalcini.

Difatti, in tale palazzina, vi conviveba un 'micromondo' niente affatto 'insignificante': troviamo , l'Ambasciatore dell'Iran; il Generale Renato D'Ascia del genio militare; vi era la sede italiana della società america Tumpco (fiduciaria della Cia e della Nato); la giornalista tedesca Brighitte Kranz (con cui Piperno era legato da amicizia sentimentale e spesso passava lì giorni e notti); Omar Yeyia, noto affarista libico; il Cardinale Egidio Vannozzi (già Delegato Apostolico negli USA e appartenente all'ala Conservatrice del Vaticano), oltre che persino Mons.Paul Marcinkus (Presidente dello Ior in quegli anni) possedeva una pertinenza.

Vi è di più e la questione ha dell'incredibile: in quello stesso palazzo, a Settembre del 1978 e dopo la vicenda Moro, passò parte della sua latitanza uno dei Brigatisti che parteciparono ufficialmente all'operazione, cioè Propsero Gallinari.

Ordunque, se ciò sembra poco -e poco non è!- per me sarebbe già abbastanza per riflettere e quindi confermare quanto ho appena ora, in incipt, premesso.

E si badi bene...non è che una piccola parte quello di anzi ricordato.

Ad ogni buon fine, io sarò sempre dalla parte giusta.

Insomma, dalla parte di Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro).

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