di VINCENZO SPEZIALI
Voilà, la Cassazione -croce e delizia, sogno o incubo, a seconda dei casi e a seconda dei soggetti (imputati, ricorrenti, persino pubblici ufficiali, pure sub judice)- dicevo la Cassazione, mette fine, in modo tranciate, alla psicotica inchiesta di soggetti alterati, da un fanatismo giacobino e 'manetterista', che sì è in possessato, via via, delle persone come Ingroia prima e Di Matteo dopo, in merito a 'trattative' Stato-Mafia, non solo inesistenti, ma già di per sé irrealisticamente, incredibili ed irrealizzabili.
Solamente un fanatismo tutto italico, nato dalla scleroticita` patologicamente schizzoide, nel 1992 -con l'avvio della falsa rivoluzione manetterista e moralista, mirante alla Repubblica Fanatica dei PM (in luogo agli Ayatollah iraniani o sulla scorta di lor costoro)- poteva produrre una simile forma di 'abortum' procedurale', dove a sostenere il mendace, sono nientepopodimeno che, i vari Procuratori, i quali non paghi del ridicolo a cui andavano incontro, di già per aver sostenuto un'assurdità contestativa -ovvero indagare e incriminate, chicchessia, per il non accordo tra pezzi delle istituzioni (siano essi politici o carabinieri), con il variegato e multiforme arcipelago dei boss- sempre i 'signori' Procuratori, hanno persino bussato alle porte del Quirinale, irrompendo in modo o con fare chiassoso, fino a produrre un vero e proprio cortocircuito istituzionale.
Già, perché è bene ricordare che la Pubblica Accusa, fa parte del medesimo ordine dei loro colleghi giudicanti -quindi fin troppo facile dedurre come tutti essi rappresentano non solo un potere, bensì una categoria professionale!- ribadisco, è d'uopo ricordare, che l'intera corte di giustizia, cioè i togati che presiedono il giudizio, con le parti in causa, quindi gli avvocati, ma pure i PM, si ritrovarino assiene, su richiesta della Procura Palermitana, ad interrogare -quindi contestare?- l'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non solo per fatti inerenti gli anni di specie (sempre dal solito, melefico ed apocrifo, 1992), ma anche per comportamenti suoi e a norma di legge ammessi, ovvero le telefonate, con il mio amico Nicola Mancino.
Già, a Napolitano, ma soprattutto a Mancino, il circo procuratorile mosse accuse speciose, capziose, assertive, quasi da 'delirium', come se fosse criminoso, criminale e criminogeno che il Capo dello Stato, ovvero Napolitano (il quale per altro e a norma di Costituzione, presiede pure il Consiglio Superiore della Magistratura, essendo quindi confermata la figura di primo magistrato d'Italia, nelle vesti di Capo dello Stato) non potesse parlare o interloquire, con un signore, cioè Nicola Mancino, a sua volta, già Vicepresidente del CSM e in quegli anni di cruento ostracismo dello Stato di Diritto (la cui violenza rimane perpetua, fino a raggiungere i nostri giorni) potessero 'complottare' alla stregua di due cospiratori 'mascariati'.
Epperò, udite udite, lo avrebbero fattto -alfine di bloccare, la suggestionabile attività della Procura Palermitana- al telefono, la cui pericolosità di 'infiltrazione' è talmente conosciuta, per essere tale nel nostro Paese, che non solo all'estero lo stigmatizzano, ma qui da noi, pochi si accorgono, quanto sia indecente la divulgazione -spesso strumentale o priva di qualsiasi 'notitia criminis'- e ci fa apparire per questo (e non solo per questo!) quasi come fossimo cittadini in ostaggio di un (pre)potere (pre)potente, solamente paragonabile ai paradigmi della fu Unione Sovietica.
Non c'è che dire, effimeri figuri tipo Ingroia e Di Matteo -entrambi costantemente a caccia di fallace protagonismo esagerato, esasperato, con autoreferenzialità, circa i loro teoremi, smerciati un tanto al chilo, quali verità apoditticamente postulative- hanno imperversato per anni, a reti unificate, per insozzare divise gloriose di gloriosi gendarmi dei Carabinieri, alla stregua dei generali Subranni e Mori o fini politici di razza, come i miei amici Mannino (prosciolto pure lui, in procedimento connesso) e Mancino.
Il tutto perché? Per una satanica suggestione, cioè quella di compiere un vero e proprio vilipendio di cadavere della DC - perciò della Prima Repubblica, assassinata da un Golpe giudiziario- e fare passare questa 'epoca d'oro', quasi fosse stata fondadata e perpetrata, da un'associazione a delinquere di criminali, sovversivi ed altro ancora.
Ricordo bene, invece, che ciò lo diceva il povero Francesco Cossiga -avendo e tutte le ragioni?- non in capo alla Democrazia Cristiana, bensì dell'Associazione Nazionale Magistrati, ben sapendo e ancora meglio mettendolo in conto, quanto questa mia cronaca (accompagnata da giudizi e non presunzioni, per di più giusti, ancorché oggettivi) potrebbe espormi a 'reprimende' di cui i cittadini italiani e stranieri sono e saranno la mia vigile 'scorta civile'.
Si, perché oggi, c'è da aver paura, per mille motivi -anche considerando che nemmeno i morti sono lasciati in giusta pace, al pari del povero Generale Francesco Delfino (il quale, dopo aver contribuito lui ed esclusivamente lui, ad indirizzare il suo commilitone e all'epoca dei fatti subalterno Mori, verso il covo di Riina) si trova ad essere insolentito da una discutibile 'starlette' del circo mediatico-manettariata, quale il moralista Giletti, le cui fortune televisive, si vedono per grazia divina e giustizia terrena, ad essere 'bloccate', proprio dall'attività lecita e legale, dei magistrati, che voglino vederci chiaro circa l'autenticità, ma principalmente genuinità degli scoop da chiromante o meglio, piuttosto da previgente, di questo signore e del suo intervistato (mi riferisco a Baiardo).
Ecco, in sintesi, abbiamo trasmesso, la cronaca di una invereconda pagliacciata, insomma, parliamo del processo (fallito!) Stato-Mafia, con buona pace della storia, del diritto, delle procedure, delle norme, della verità, ma soprattutto del senso comune di un raziocinio mancato, proprio da parte di certuni P.M (oggi, smentiti!).
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