Vincenzo Speziali: "Milan l'è on gran Milan: l'inchino a Silvio Berlusconi"

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images Vincenzo Speziali: "Milan l'è on gran Milan: l'inchino a Silvio Berlusconi"
Vincenzo Speziali
  14 giugno 2023 18:11

di VINCENZO SPEZIALI 
 
Ci ho pensato e pure molto e poi alla fine, mio padre -colui che per me è la persona che stimo e che adoro più al mondo (differentemente da moglie e figli)- ha aperto la 'breccia del cuore'.
Intendiamoci, non poteva lasciarmi indifferente la dipartita di Berlusconi -per altro, visto, pure a quattr'occhi, in varie occasioni e ne ricordo due, una nel 2000 con Arnaldo Forlani (il quale, assieme a Gianstefano Frigerio ed in parte Gianni Letta, cercava di tirarmi la volata per le Regionali, quale candidato sicuro, in Consiglio) e poi nel 2012, con Amine Gemayel- ma non desideravo apparire sussieghevole e cerimonioso, scontato e stucchevole, pur se c'è poco da girarci attorno, epperò, veramente, finisce un'epoca, così come da mia Agenzia, ripresa dagli organi di stampa locali e nazionali, grazie all'Adnkronos.
E poi, la Piazza del Duomo, quel misto di folla partecipe e addolorata, che tra lo sventolio di drappi, foto e bandiere, al netto di applausi con il cuore tributati, diventa tutta d'un colpo, silente ed attonita: voilà prende corpo materializzato, fendendo le ali transennate che dividono gli astanti, l'auto, con dentro il feretro!
Un tributo, meglio ancora, un omaggio di rispetto e persino dovuto, di cui a memoria, l'Italia non ha mai avuto simile emotività plasticamente visibile, se non con il pasaggio del treno, che riportava la bara di De Gasperi, a Roma, dalla sua Borgo Valsugana, nell'Agosto del 1953.
Difatti, ad ogni stazione, in quei giorni di afosa estate, uno sciame di gente si trovava assiepata ai bordi della linea ferroviaria, brandendo le mani in preghiera, saluti ed applausi.
 
Non ero lì, ma von il cuore si, sempre e ogni volta di più, allorquando le Teche Rai, fanno rivedere queste scene: è la mia appartenenza notoria, dovuta, orgogliosamente sentita, alla 'Democristianita`', di cui vado fiero e lo sono persino di più.
Poi ad un tratto, settant'anni dopo, scorgo scene simili, lungo il tragitto che va da Arcore fino al Duomo Ambrosiano e in un battibaleno, commozione, rispetto, partecipazione, affetto, stima e devozione, cementano un rapporto viscerale, tra un leader e il suo popolo.
Già, si ferma Milano, perché si inchina ad un commiato collettivo, di cui l'intero Paese, è esso partecipe.
Si, 'Milan l'è on gran Milan', come recita il vecchio adagio canzoniero di Giovanni D'Anzi, 'col coeur in man' e lo ha dimostrato, questa sua città che lui ha amato e che a modo suo lo ha ricambiato.
D'altronde Milano era sempre un cima ai pensieri del Presidente Craxi e tra i dolori che non gli sono stati certo risparmiati, vi è stato persino il fatto di non poter più rivedere la città, la sua città, quella della 'Madunnina'.
 
Ovvio, era scontato che persino io avessi un coinvolgimento emotivo, così come sono testimoni, Lorenzo Cesa, Roberto Formigoni, Gianpiero Samori`, Francesco Pionati, Totò Cuffaro, Sergio Abramo e Mimmo Tallini (con i quali ho parlato), perché nel vedere le foto di quel corpo provato, con tristezza ed affetto, ho pensato ad un'altra persona, dal medesimo male colpita e che per me era un nonno vero, benché in realtà fosse mio zio, cioè Vincenzo Speziali sr.
 
Ecco, il giorno dei suoi funerali, io non c'ero -non potevo esserci, a fronte di un potere prepotente, ingiusto e maligno, che intendeva privarmi non solo della mia libertà, bensì della dignità, anzi della stessa credibilità (e, solamente, qualche mistebile in 'loci crotoniensis', può sghignazzare su ciò, senza vedere e ricordare le sue malefatte, esse si vere, autentiche e definitive), ma quel 25 Settembre del 2016, zio sapeva, come io fossi con lui (e lui con me!), in quella Chiesa dove stavo in un silenzio isolato, già dalle 8 del mattino.
 
Ho pensato a tutto questo, mentre scorrevano le immagini sull schermo, nel mentre andava in scena non lo show, ma il funerale di Stato, di un 'Uomo di Stato' e la cosa, giustamente gli doveva essere tributaria così, in tal modo e siffatta maniera, perché quella gente, quel popolo assiepato, con orgoglio e dignità, gridava al pari di sempre: "... c'è un Presidente, c'è solo un Presidente".

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