Vittoria Mandari: "La donna oltre la giornata dedicata, al Soroptimist di Soverato"

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Vittoria Mandari
  02 dicembre 2023 13:10

di VITTORIA MANDARI

Giorni intensi per il Soroptimist International club di Soverato che continua a celebrare l'Orange The World con eventi molto coinvolgenti. Uno su tutti, la tavola rotonda di martedì 28 novembre presso l'Istituto Salesiano di Soverato. " Donne a confronto", questo il titolo della serata che ha visto la partecipazione di donne di diverse nazionalità, afghane, ucraine, etiopi e le socie del Soroptimist, le socie del Salute Territorio Ambiente Fitwalking Soverato e dell' Associazione Italiana Donne Ingegnieri Architetti, sezione provinciale di Catanzaro. Ciascuna associazione ha presentato le proprie finalità e le azioni che vengono messe in campo a favore delle donne sulla parità di genere, il contrasto alla violenza sulle donne e le diverse iniziative che ognuna di esse realizza sul territorio.

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Le donne ucraine hanno raccontato delle atrocità della guerra che da oltre un anno sta martoriando il loro paese. Quanta sofferenza nei loro racconti, quanta dignità nel cercare di aprirsi ad altre donne, guardandosi negli occhi, cercando di testimoniare le difficoltà che hanno dovuto affrontare. "Ora sono qui con la mia famiglia, lavoro e sono più serena", queste le parole di E., giovane donna ucraina che in poco tempo ha imparato l'italiano e che sogna di riprendere a studiare. Più composto il racconto della madre, che ha raggiunto il nostro paese per prima con la figlioletta più piccola. Il cenno di un sorriso quando ha visto di fronte a lei donne attente ad ascoltarla, anche se le parole uscivano a stento dalla sua bocca, non solo per la difficoltà della lingua, ma soprattutto per l'emozione del momento.

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Un attimo di silenzio è sembrato non finire mai! La storia di N. e della sua famiglia è stata ancora più forte: lei afgana, con altre 28 persone è arrivata in Italia grazie ad una giornalista italiana e alla congregazione dei Salesiani in Afghanistan. Ha spiegato di appartenere ad una etnia perseguitata dai talebani, perché i loro tratti somatici sono più vicini ai popoli asiatici e per questo motivo non graditi. Il papà e tutte le persone che hanno collaborato con la NATO prima del regime dei talebani, sono state costrette a lasciare l'Afghanistan, la vita è cambiata radicalmente soprattutto per le ragazze e le donne. Nessun diritto riconosciuto: niente scuola, solo fino a 11 anni, niente libertà di movimento, niente libertà di pensiero.

Il paese è governato dall' Emirato Islamico dell'Afghanistan, espressione del gruppo dei talebani, che hanno preso il potere nell'agosto del 2021, da allora il paese è piombato in un rapido declino economico e culturale. Le donne sono state eliminate completamente dalla vita pubblica, hanno perso tutti i diritti fondamentali riconosciuti ad ogni essere umano; è persino negato alle donne il diritto di usare i bagni pubblici per lavarsi, è negato loro il diritto all'istruzione e tutte le cariche pubbliche, bandite da tutti gli sport, possono uscire di casa solo se accompagnate da un parente uomo. La condizione femminile in Afghanistan ha fatto un balzo indietro di 20 anni; i talebani hanno paura delle donne e delle ragazze, per loro rappresentano un simbolo del progresso della società, pertanto usano la repressione per costringerle a tacere.

N. vive insieme alla sorella, al fratello più piccolo e ai genitori; ci dice che studia Economia all'università Magna Grecia di Catanzaro, anche la sorella ha ripreso gli studi e il fratello di 12 anni frequenta la scuola suoeriore di primo grado. Il suo racconto è carico di emozioni forti, mentre lei parla come un fiume in piena, la sorella chiede un fazzoletto per asciugare le lacrime, i ricordi fanno ancora tanto male, tanto dolore traspare dalle parole di N. Visibilmente provate, le amiche italiane offrono la loro presenza, il loro aiuto, le invitano a voler camminare con loro e fare amicizia per condividere esperienze comuni. Una accanto all'altra a formare un grande cerchio da cui attingere forza, coraggio e la consapevolezza che la violenza sulle donne ha un unico colore, quello NERO della prevaricazione del potere.

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