di GIOVANNA BERGANTIN
Da oggi in avanti il calendario riporta in rosso le feste natalizie con i riti di
famiglia e i menù che non si spostano. Tra qualche brindisi e tante ciance si
ripetono gradevolmente le note conosciute e attese delle feste. Previsione di
pranzi luculliani? Girovagando tra opinioni di ogni tempo abbiamo scoperto che
i ‘dotti’ hanno dedicato fiumi di parole sulla visione completa delle portate a
tavola consigliando di dar sempre una sbirciatina al menù, soprattutto, come
dice Artusi, “ne’ pranzi di parata se i commensali devono far onore alle varie
pietanze”. Allora onore al merito e lode al menù e alla sua straordinaria utilità
a tavola. In verità, è col tempo che il menù acquista un posto di rilievo perché
diventa il manifesto di variegate o raffinate proposte, la vetrina privilegiata di
tanti prodotti locali, oltre che una preziosa guida al mangiar bene, legato al
sentire più autentico dei gusti del territorio.
Per gli amanti dei particolari rimane
una testimonianza unica perché è lo specchio di tutte le tendenze sociali e
culturali delle epoche passate. Se da un lato il menù rappresenta l’ordine
prestabilito delle portate di un pasto, si può, in una logica più ampia, definirlo
un prezioso e interessante documento degno di attenzione da parte di più
scienze. Non è sbagliato considerare questo grazioso elemento del banchetto
come una testimonianza dei valori culturali e della loro rappresentazione tra le
classi sociali.
Ma al di là delle definizioni, oggi il menù si presenta come una
traccia della scuola di pensiero che si segue, più che mai necessario sulle
tavole particolarmente ricercate. Una sorta di bandiera di chi porta in scena
l’identità di un territorio e ne coniuga, con emozione e creatività, cultura,
tradizioni, storie personali e sociali e di chi lo immagina e lo sceglie
nell’incessante desiderio di saziare il gusto e la mente. Non per fare a tutti i
costi della gastronomia intellettuale, ma ci viene da pensare che il menù, oltre
a indicare le pietanze da servire eseguendo un rituale quasi liturgico, è un
documento che rivela molto di ciò che si è e di ciò che si predilige. La sua
nascita esprime un passato le cui radici affondano nel terreno della storia e
nella capacità dell’uomo di formulare, tra necessità e sfarzo, sopravvivenza e
utilità, scialo e moralità, soluzioni e proposte che fissano l’ordine delle pietanze
presenti in tavola e ne descrivono i dettagli.
Se davvero tutti questi particolari sono così rilevanti, tanto da decretarne una
lunga storia, cosa ne sarà del grazioso strumento nel periodo delle feste che
ci vede tutti riuniti intorno a tavole particolarmente ricche?
“Per le festività imminenti arredo la casa con oggetti semplici, ma d’effetto,
che ricordano lo stile delle città del nord Europa,dove vive mia figlia
Benedetta – ci spiega Concetta Smeriglio, dirigente della P.A. e raffinata
padrona di casa - Ho smesso di fare il presepe tradizionale già da molti anni
e ci ispiriamo a quelli dei paesi nordici. Anno dopo anno ci siamo dedicati,
insieme ai miei figli, Benedetta e Giovanni, alla ricerca di deliziosi arredi per
comporre un grande villaggio che racconta il nostro Natale”.
In un angolo del salotto tra luci e carillon, alla stregua dell’ambiente nordico,
vive il villaggio natalizio del periodo delle feste, con ambientazioni e paesaggi
che sembrano usciti dal libro di uno scrittore inglese. Le casette con finestre
dalle luci fioche, le giostrine volteggianti con luci sfavillanti, i pupazzi di neve
e i ragazzi sulla lastra di ghiaccio che pattinano al suono di carillon creano
un’atmosfera magica e incantata. Sono piccoli oggetti, alcuni molto raffinati,
realizzati e dipinti a mano da abili artigiani con una cura minuziosa dei
dettagli. Alcuni sono illuminati con angioletti e candeline e ruotano su dolci
note di melodie natalizie. Articoli preziosi e ricercati che possono essere
sistemati tranquillamente negli angoli più in vista della casa, oppure riuniti in
gruppo per notarne le differenti particolarità. “Anche l’albero, poi, segue lo
stile minimal, cambia la struttura, ogni anno un’idea nuova, – continua
Concetta - non cambiano però le sfere di luce o di vetro soffiato che
raffigurano le Città che visitiamo. Fa festa variare, di anno in anno, queste
decorazioni ” L’atmosfera che si crea è elegante, raffinata, romantica, con
elementi ricercati, unici e di grande originalità e carattere.
Accanto all’albero si intravedono i regali, per augurare amore, pace e amicizia, gli
Snowbabies in miniatura avvolti in carta neutra e definiti con rametti di vischio.
“Per la tavola, visto che le occasioni non mancano, il mio colore è il bianco -
confessa Concetta - tovaglie candide su cui, a volte, stendo larghe
passamanerie. Non manca l’oro, con porcellane leggere e trasparenti, piccoli
elementi di decoro. Completo l’arredo con trasparenti boule di vetro dove,
all’interno, si intravedono soggetti natalizi. Immancabile lo studio del menù
scritto a mano con la mia calligrafia”.
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