“Non avremmo voluto replicare, le infondate accuse rivolte al progetto “Regalami un sorriso” da noi promosso. Avremmopreferito un confronto in privato tra Centri Antiviolenza che, nella stessa terra, lottano per un fine comune, quello di aiutare le donne ad uscire dalla violenza. Avremmo ascoltato i loro dubbi, probabilmente non li avremmo condivisi ma di sicuro li avremmo accolti perché riteniamo che i confronti pacati siano sempre fonte di crescita e avremmo potuto quanto meno dare delle risposte… non è bello giudicare l’operato altrui senza dare la possibilità di potersi difendere e allora lo facciamo qui precisando che le operatrici del CAV S.O.S. Astarte Donna oltre a fare del bene e aiutare le donne vittime di violenza sono professioniste valide e preparate con, alle spalle, tanti anni di formazione”.
Lo scrive in una nota stampa l’associazione Astarte.
“Per chiarezza e per non dare adito a dubbi o sbagliate interpretazioni pubblichiamo il testo integrale del progetto “Regalami un sorriso” oggetto di critica gratuita da parte di chi non ha ancora avuto modo di leggerlo”.
Obiettivo generale: Accoglienza, protezione e reinserimento sociale delle donne vittime di
violenza;
Obiettivo specifico: Colmare la carenza ricettiva delle case rifugio attraverso la creazione di
un elenco di nuclei familiari disposti ad accogliere donne vittime di violenza.
L'Associazione Astarte opera sul territorio calabrese da circa 12 anni e, dal 2011, gestisce
il Centro Antiviolenza "S.O.S. Astarte Donna", autorizzato al funzionamento dalla Regione
Calabria, e la casa rifugio di emergenza "Il Rifugio di Astarte". Otre alle attività di routine
comuni a tutti i centri antiviolenza, Astarte utilizza una metodologia totalmente innovativa
che si configura all'interno di un servizio di pronto intervento destinato alle donne vittime di
violenza. Tale servizio, di supporto anche alle forze dell'ordine , fornisce alle donne che ne
fanno richiesta, un'assistenza immediata psicologica e socio-legale. L'esperienza maturata
in questi anni ci ha consentito di considerare la tempestività d'intervento, quale punto di
forza fondamentale per la risoluzione del casi e, la carenza di servizi il punto di debolezza
spesso colmato dalla solidarietà del prossimo. Relativamente a quest'ultimo punto, si rileva
come il numero delle case rifugio presenti sul territorio calabrese sia decisamente inferiore
rispetto alle richieste di accoglienza e, che per tale motivo molte donne, per salvare la
propria incolumità, siano costrette a soggiornare in luoghi di fortuna disponibili ad ospitarle,
talvolta totalmente inadeguati (case di riposo, strutture socio-sanitarie, ecc.). Per i motivi
sopra esposti, la proposta progettuale, oltre alle consuete attività del CAV, prevede la
costituzione di un apposito elenco di nuclei familiari che, in mancanza di posti nelle case
rifugio, siano disposti ad ospitare, per brevi periodi (max un mese) donne vittime di violenza,
anche con figli a carico, con bisogno di protezione.
La violenza genera in chi la subisce una condizione di fragilità emotiva psico-fisica. La
proposta progettuale, oltre alle consuete attività del CAV, (attività di consulenza sociale,
psicologica, legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e
prevenzione, raccolta ed elaborazione dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro),
prevede la costituzione di un apposito elenco di famiglie o donne single(da quì in poi
denominate: “famiglie accoglienti”) che, in mancanza di posti nelle case rifugio, siano
disposte ad accogliere ed ospitare, per un periodo temporaneo e limitato (max un mese)
donne vittime di violenza, anche con figli a carico. Il suo scopo è quello di proteggere le
donne vittime di violenza garantendogli un ambiente domestico sano e sicuro, in attesa che
riescano a superare le problematiche che hanno innescato questo bisogno. Le condizioni
che fanno innescare il processo di ospitalità familiare possono essere molteplici ma la causa
principale è da attribuirsi alla carenza di posti nelle case rifugio, luoghi deputati
all’accoglienza delle donne al fine di sottrarsi alla violenza del (ex)partner, che spesso
aumenta nel periodo in cui la donna tenta di separarsi o dopo aver denunciato. Secondo un
report realizzato lo scorso anno dall’ISTAT, incentrato sull’analisi delle attività svolte nel
2020 per la protezione e l’accoglienza delle donne sopravvissute alla violenza, risulta In
aumento il numero delle donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza così come è in
aumento il numero di chi ha intrapreso il percorso di uscita dalla violenza. Come le case
rifugio, l'accoglienza in un nucleo familiare è un modo per intraprendere con tranquillità un
percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta e ricostruire con
serenità la propria autonomia. La famiglia “accogliente” o donna singola dovrà garantire un
approvvigionamento alimentare e di beni di prima necessità al fine di sostenere le vittime
che non hanno alcuna fonte di reddito. “L’elenco delle “famiglie accoglienti” consentirà di
individuare, sul territorio calabrese, nuclei familiari particolarmente sensibili che, attraverso
l'ospitalità in luoghi confortevoli, quale potrebbe essere la loro casa, possano garantire alla
donna maltrattata un periodo di protezione. Durante la permanenza descritta, la donna
inizierà un percorso che le consentirà di recuperare un equilibrio relazionale e affettivo volto
al reinserimento sociale.
La donna, anche con figli a carico, che temporaneamente vive una situazione di disagio o
di pericolo (es. in seguito ad una denuncia effettuata ed in attesa di provvedimento nei
confronti del maltrattante), può essere accolta presso un nucleo familiare “accogliente”
disposto ad ospitarla. La richiesta di accoglienza può essere effettuata al CAV Astarte, oltre
che dalla stessa vittima, dalla rete sociale: servizio sociale di base, forze dell'ordine, ASL,
altri Centri antiviolenza, Pronto Soccorso ecc. Nello specifico, l’ufficio di servizio sociale di
base, avrà un ruolo attivo nell’ambito del progetto in quanto soggetto partner che avrà il
compito di segnalare eventuali nominativi di donne bisognose di accoglienza e di ”famiglie
accoglienti” che ne facciano richiesta.
La vittima verrà accompagnata presso la “famiglia accogliente” da un'operatrice del CAV
Astarte che garantirà la sua presenza costante nel momento dell'accoglienza. Nei giorni
successivi, la donna verrà seguita dall'equipe multidisciplinare del CAV (Assistenti Sociali,
Avvocate e Psicologa) che costruirà un progetto individualizzato finalizzato all'elaborazione
di scelte consapevoli. La stessa potrà partecipare alle attività del CAV quali, il laboratorio
creativo di Astarte (taglio e cucito, teatro, pittura, giardinaggio, cura di se, decorazioni,
costruzione di gioielli, ceramica ecc.) e dei gruppi di auto-mutuo-aiuto. Contestualmente,
verrà accompagnata dall'equipe nell'esplorazione dei servizi e realtà del territorio per
acquisire informazioni utili nella ricerca di casa, lavoro, percorsi formativi fino al
raggiungimento dell'autonomia. La permanenza nel nucleo familiare, che non potrà
superare un mese, verrà supervisionata dalle operatrici del CAV al fine di monitorare e
analizzare l'efficacia e l'efficienza del servizio offerto.
Le famiglie accoglienti, dopo aver effettuato un'apposita richiesta scritta di disponibilità
all'accoglienza, parteciperanno a momenti informativi in cui verranno date le prime
informazioni tecniche basilari. Chi intende proseguire e diventare famiglia “accogliente”,
viene indirizzato a seguire un corso di formazione, in cui vengono utilizzate metodologie di
attivazione di gruppo per poter entrare maggiormente nelle dinamiche che ci si trova a vivere
durante la permanenza della donna. Le famiglie candidate, dovranno effettuare un percorso
formativo tenuto nella sede del CAV dalle stesse operatrici. Il corso, totalmente gratuito per
le persone interessate, viene inteso come un momento per poter offrire stimoli di riflessione
sulla possibilità di divenire famiglia “accogliente”. Per chi vuole continuare come famiglia
“accogliente” deve poi rendersi disponibile ad effettuare alcuni colloqui di conoscenza con
la psicologa e l'assistente sociale, al fine di poter approfondire la propria storia e le proprie
caratteristiche in modo da delineare verso quale progetto potersi rendere disponibile.
“Famiglie accoglienti” e “donne accolte” saranno individuate in base al criterio di reciproca
compatibilità verificato dall'assistente sociale del CAV che, dopo aver effettuato la visita
domiciliare presso il nucleo accogliente ne disporrà l'idoneità. Le “famiglie accoglienti”
riceveranno un contributo mensile a titolo di parziale rimborso spese di vitto e alloggio. Data
l'innovatività della proposta progettuale, la stessa prevede ampia visibilità e diffusione sui
social media e stampa.
La proposta progettuale, oltre alle consuete attività del CAV, (attività di consulenza sociale,
psicologica, legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e
prevenzione, raccolta ed elaborazione dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro,
laboratorio creativo), prevede la costituzione di un elenco di n.10 nuclei familiari o donne
singole disposti ad ospitare, per brevi periodi (max un mese) n.10 donne vittime di violenza,
anche con figli a carico (max 10). Obiettivo principale sarà quello di favorire la fuoriuscita
dalla violenza e di contribuire a colmare la carenza di posti nelle case rifugio.
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