A Catanzaro il convegno su "Beato Francesco Mottola - Pellegrino di Speranza"

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images A Catanzaro il convegno su "Beato Francesco Mottola - Pellegrino di Speranza"


  30 ottobre 2025 21:57

di GAETANO MARCO GIAIMO

Un momento per mantenere vivo il messaggio e il ricordo di una figura che insegna ad essere "pastore in mezzo alla gente con uno sguardo attento ai poveri e bisognosi" prima ancora del Concilio Vaticano II: è stato questo l'incontro "Beato Francesco Mottola - Pellegrino di Speranza", tenutosi oggi pomeriggio nell'Aula Magna dell'Istituto Teologico Calabro San Pio X a Catanzaro, intitolata proprio al sacerdote nato a Tropea che ha ricevuto la beatificazione il 10 ottobre 2021. Il convegno ha voluto ricostruire la personalità di Don Mottola partendo dalla sua spiritualità e dal forte impegno nella comunità: il parroco, dopo aver fondato la Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore nel 1930, ai quali affiancò anche gli Oblati Laici, creò infatti le Case della Carità, strutture nelle quali gli oblati prestavano cura ai disabili; questo si inserisce in una visione maggiore di estrema attenzione per poveri ed ultimi, definiti i "nuju de lu munnu", i "nessuno del mondo", che al tempo risultò innovativa.

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A mediare la discussione è stato Monsignor Giuseppe Silvestre, Docente di Teologia Sistemica e Cultura di Diritto Canonico ed Ecclesiastico all'Università Magna Graecia di Catanzaro. Dopo i saluti iniziali da parte di Don Mario Spinocchio, Rettore del Seminario, la parola è passata allo storico Ernesto Lamanna che ha presentato una relazione dal titolo "Don Francesco Mottola e la Calabria" ripercorrendo la biografia del Beato, tra gli anni della formazione all'interno anche dell'istituto catanzarese, il suo completo mettersi al servizio dei bisognosi e i tragici momenti legati all'incidente che, nel 1942, lo paralizzò fino a renderlo quasi completamente incapace di parlare; Don Mottola utilizzò allora la scrittura per diffondere la propria fede fino a quando, il 29 giugno del 1969, "venne accolto da Sorella Morte". La narrazione è stata arricchita da alcune letture di testi e testimonianze su Don Mottola da parte di AnnaLidia Rao.

Don Giuseppe Biamonte, membro della Fondazione Don F. Mottola di Tropea, ha invece elaborato il tema "Don Mottola Pellegrino di Calabria": "Francesco Mottola ha abitato la nostra terra ed è sempre stato pronto a supportare chiunque di fronte ogni sofferenza: ha mostrato, col suo operato, l'amorevole presenza di Dio in Calabria, facendosi buon samaritano verso i più deboli, camminando in mezzo a loro non per cercare prestigi personali ma anime da ricondurre al signore". 

La parola è poi passata a Don Pasquale Brizzi, Docente di Teologia Spirituale, che si è espresso su "Don Mottola: Una risposta profetica alla crisi del nostro tempo": tra paragoni con il protagonista de "L'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono per la determinazione a fare del bene e riflessioni sul silenzio, parlare di Don Mottola diventa "risposta profetica alle intemperie del nostro tempo, interrogandosi sulla sua profondità spirituale per trovare una strada nuova che lui ci ha segnalato, rendendo il suo carisma percorso di santità". A chiudere il primo giro di interventi è stato Don Ferdinando Fodaro, Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano e Docente di Teologia all'Istituto Teologico Calabro, che, tramite lo studio degli scritti del Beato, ha trattato una relazione dal titolo "Naufragare nel Cuore di Cristo: Il Beato don Francesco Mottola, Apostolo del Sacro Cuore": numerose sono state le citazioni utilizzare per trasmettere il sogno di Don Mottola, "farci memoria delle grandi opere di Dio per richiamare lo specifico della vita cristiana, ovvero prendere dimora nel Cuore di Cristo ed entrarre in intimità con i suoi sentimenti umani e divini". 

Spazio poi al saluto di Monsignor Attilio Nostro, Vescovo di Mileto - Nicotera - Tropea, che ha ribadito quanto attuale sia la lezione di Don Mottola e come questa intuizione sia "scomoda anche per noi vescovi e sacerdoti di oggi: ben venga perché in paradiso non ci si va in auto ma a piedi nudi, perciò spero che la mia diocesi trasudi della bellezza di quest'uomo". A fargli seguito, l'Arcivescovo di Catanzaro - Squillace, Monsignor Claudio Maniago: "Sono contento di poter sottolineare con forza il legame tra questo Beato e la nostra diocesi e dobbiamo ricordarlo sempre più con convegni e riflessioni di questo genere. Don Mottola è stato un umo che ha avuto grande attenzione verso il seminario e la formazione: lui sapeva incarnare un ministero in mezzo al popolo di Dio". Don Francesco Siclari, Fratello Maggiore dei sacerdoti Oblati del Sacro Cuore, ha portato la sua testimonianza: "L'immagine del rogo riassume il senso della spiritualità di Don Mottola: incendiare gli animi degli uomini col fuoco dell'amore di Dio. La sua vera provocazione è stata consegnarsi completamente alla Fede fino al termine della sua vita. Il senso di essere preti Oblati è vivere meglio quello che già sei, tenere sempre viva la fiamma accesa dal Signore per alimentare la speranza seminando pace". Il professor Paolo Martino, docente presso l'Università Lumsa e Presidente della Fondazione Don Francesco Mottola, si è collegato in via telematica per dare una breve testimonianza del suo incontro quando, da giovane, conobbe la figura del Beato assistendo ai suoi esercizi spirituali. 

La professoressa Clotilde Abonico ha poi approfondito il rapporto tra Don Mottola e l'Azione Cattolica, spiegando come l'attività formativa del sacerdote sia stata fondamentale per molte donne e giovani calabresi. L'ultimo intervento previsto è stato del dott. Bruno Pisani, Fratello Maggiore Oblati Laici del Sacro Cuore: "Io sono nato di fronte la Casa della Carità di Vibo Valentia e posso dire che Don Mottola è arrivato in casa mia prima di me. Ho sempre vissuto fianco a fianco con le oblate e questo ha influito nella mia scelta di fare il medico e il neuropsichiatra. Quando la spiritualità di Don Mottola ti entra dentro, tu vai in maniera naturale verso di lui". Dalla sala, invece, è intervenuta una donna che ha voluto narrare la sua esperienza personale e come, a suo avviso, il Beato abbia contribuito alla guarigione della sorella gravemente malata. Al termine del convegno, Monsignor Maniago ha recitato una preghiera e ha donato una benedizione ai presenti, prima che tutti i relatori venissero omaggiati di un attestato in segno di gratitudine per aver contribuito, con questa giornata, a diffondere gli insegnamenti di una figura rivoluzionaria per la Calabria e non solo.

 


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