A Catanzaro il secondo appuntamento con “Tutta n’atra storia”: la rivolta del 1461 e il conte Centelles

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images A Catanzaro il secondo appuntamento con “Tutta n’atra storia”: la rivolta del 1461 e il conte Centelles
Da sinistra: Giuseppe Ranieri, Rosita Mercatante, Giovanni Matarese
  13 giugno 2025 16:24

di IACOPO PARISI

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Nella cornice dell’Auditorium del Centro Polivalente “Maurizio Rossi” di Via Fontana Vecchia, è andato in scena il secondo episodio di Tutta n’atra storia, il ciclo di incontri promosso dall’associazione Venti d’Autore per riscoprire e valorizzare la storia locale. Dopo il successo della prima tappa, il focus si è spostato su uno degli eventi più drammatici e simbolici della memoria catanzarese: la rivolta del 1461 contro il barone Antonio Centelles, momento chiave all’interno del più ampio conflitto tra Angioini e Aragonesi per il dominio del Sud Italia.

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A introdurre e moderare l’incontro è stata la giornalista Rosita Mercatante, mentre il cuore del racconto è stato affidato a un dialogo corale tra gli storici Giuseppe Ranieri, Antonio Ciappina e Giovanni Matarese, presidente dell’associazione Mirabilia.

Si tratta di uno dei momenti topici della storia di Catanzaro ha spiegato Giuseppe Ranieri in apertura, la rivolta contro il barone Centelles ebbe come culmine il 1461, con il rogo del borgo Paradiso – da allora ribattezzato Case Arse – e il bombardamento del castello dal campanile del Duomo. Ma l’episodio, ha chiarito, va compreso all’interno di una cornice storica più ampia: Fu parte delle lotte feroci tra Aragonesi e Angioini che cambiarono gli equilibri del Sud Italia, anche sul piano culturale e amministrativo.

Secondo Ranieri, questi eventi non sono solo storia di potere, ma anche racconto di strategie popolari: Chi governava quei territori, spesso con legittimità incerta, cercava di sfruttare la posizione strategica della Calabria facendo leva anche sugli umori delle masse. E la popolazione non era passiva: si destreggiava tra le due casate cercando di ricavare il massimo utile per sé.

A ricostruire il contesto politico è stato Antonio Ciappina in collegamento da remoto, che ha ricordato come “tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento la Calabria fu teatro di violente lotte per il controllo del territorio, spesso conteso tra le grandi casate e la monarchia aragonese”. Il potere baronale, rafforzato dalle concessioni feudali volute da Alfonso V il Magnanimo, si scontrava sempre più frequentemente con gli interessi delle comunità locali, decise a difendere le proprie prerogative economiche e istituzionali.
In questo scenario si inserisce la figura del conte Antonio Centelles, che consolidò la sua influenza attraverso il matrimonio con Enrichetta Ruffo, erede di una delle famiglie più potenti del Regno. Ma invece di rafforzare l’equilibrio, il nuovo assetto accese tensioni latenti: il potere accentrato nelle mani del feudatario scatenò una reazione popolare, culminata nella rivolta di Catanzaro del 1461.

A intervenire sull’importanza della memoria storica condivisa è stato Giovanni Matarese, presidente dell’associazione Mirabilia, che quest’anno celebra trent’anni di attività. Fondata con l’intento di promuovere la conoscenza dell’identità storica di Catanzaro, l’associazione si è sempre distinta per un approccio partecipativo e divulgativo: “Aiutare noi stessi e gli altri a fare questi viaggi dentro la storia della città – ha spiegato Matarese – per riscoprirne gli aspetti più interessanti, più belli, più caratteristici. E attraverso la storia capire cos’è, cosa sarà questa Catanzaro”.

Nel corso dell’incontro, Matarese ha poi offerto una lettura intensa e critica della rivolta del 1461, ricordando come quella fase storica continui a rispecchiarsi in certi tratti dell’identità cittadina: “La Catanzaro di allora era infeudata, eppure potente. Ma al tempo stesso – ha osservato – sembrava non riconoscersi il proprio valore. Oggi, in certi atteggiamenti, ritroviamo la stessa accidia, la stessa tendenza a vivere alla giornata”.
Con uno stile evocativo, Matarese ha definito i membri della sua associazione “viaggiatori della storia”, capaci di immedesimarsi nei protagonisti del passato: “Non siamo professori, non siamo storici nel senso accademico del termine. Condividiamo conoscenze, poniamo domande, e a volte ci sembra persino di dialogare con chi ci ha preceduto”.

Il valore del progetto “Tutta n’atra storia” va ben oltre la semplice divulgazione storica. Lo hanno spiegato Giuseppe Ranieri insieme ad Emiliano Lamanna, presidente di Venti d'autore, sottolineando come l’obiettivo non sia solo quello di narrare il passato, ma di stimolare nuove consapevolezze: Vogliamo conservare e rinnovare la narrazione storica cittadina, far crescere una nuova generazione di studiosi e appassionati, creare spazi di confronto tra giovani ricercatori e divulgatori più esperti”.

 

Il secondo incontro di “Tutta n’atra storia” ha confermato la forza di un progetto che unisce rigore storico, passione civile e narrazione viva. Un modo per tornare a guardare al passato non come a un archivio chiuso, ma come a un orizzonte in movimento, da cui partire per comprendere meglio il presente e immaginare il futuro.

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