di IACOPO PARISI
C’è un filo invisibile che lega Ada Pace, pilota automobilistica che negli anni Cinquanta correva la Mille Miglia con lo pseudonimo “Sayonara”, alla senatrice Lina Merlin, alla scrittrice Agatha Christie o alla tennista Jasmine Paolini. Quel filo si chiama Sayonara, il nuovo libro di Bruno Gemelli, edito da Officine Editoriali da Cleto, che raccoglie trentasette ritratti femminili tra memoria, cronaca e storia.
Donne “in credito con la vita”, come le definisce l’autore, figure che in tempi e contesti diversi hanno dovuto farsi largo in un mondo che spesso non le voleva protagoniste.
Il volume è stato presentato ieri nella Sala dei Concerti del Comune di Catanzaro, dove Gemelli ha dialogato con la giornalista Maria Rita Galati, dopo i saluti del presidente del Consiglio comunale Gianmichele Bosco e dell’assessore alla Cultura Donatella Monteverdi. Un incontro vivace, che ha messo in luce la cifra più autentica del giornalista catanzarese: la curiosità per le vicende umane, l’occhio vigile sul costume, la capacità di trasformare la cronaca in racconto.
Le protagoniste di Sayonara sono tante e diversissime. Oltre alle figure già citate, troviamo pioniere come Emma Strada, la prima donna laureata in ingegneria in Italia, che mosse i suoi primi passi professionali a Catanzaro progettando la funicolare cittadina; ci sono figure drammatiche come Rossella Casini, vittima di lupara bianca nella Piana di Gioia Tauro, o la francese Gisèle Pelicot, brutalmente violentata dal marito poi condannato.
Tra le storie più curiose spicca quella di Jasmine Paolini, oggi astro del tennis mondiale, che da giovanissima mosse i primi passi vincendo un torneo giovanile a Locri, in Calabria: un inizio discreto per una carriera destinata al successo. E poi Bice Carrara, in arte Maritza, la chiromante che poi divenne una serial killer; Margot Wölk, l’assaggiatrice di Hitler e tante altre ancora.
Ogni figura raccontata in Sayonara rappresenta un frammento di storia che rischiava di perdersi. Gemelli ne restituisce voce e spessore con uno stile sobrio, cronachistico, a tratti affettuoso. Un metodo che gli è congeniale: “Mi hanno detto che ero misogino perché nel libro precedente, I dimenticati, avevo inserito solo due donne”, ha scherzato durante la presentazione. “Così ho pensato di dedicare alle donne un intero volume. E forse ancora non basta”.
Con Sayonara, Bruno Gemelli firma un atto di restituzione civile e culturale. Un invito a guardare la storia da un’angolazione nuova — quella delle donne che, per troppo tempo, hanno dovuto dire addio prima ancora di essere ascoltate.
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