A Catanzaro la storia agghiacciante di Cristina e dei figli nati dagli abusi, oggi la rinascita

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A Palazzo Grimaldi la presentazione del libro di Claudia Conidi "La vita per forza" organizzato da Ande e Anfi

  17 maggio 2023 19:29

di ANNA TRAPASSO

Ricordi purtroppo ancora nitidi, taglienti come lame, dolorosi come quelle percosse che proprio lei ha subìto per anni. Circa dieci anni. Il racconto di Cristina è sconvolgente e la sua testimonianza toglie il fiato a tutti, tra relatori ed ospiti, che hanno accolto l'invito di Anfi e Ande per l'appuntamento organizzato congiuntamente nei saloni di Palazzo Grimaldi.

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Il tema è ancora - purtroppo - tra i più dibattuti: la violenza sulle donne. A.d. 2023, ancora se ne discute, pur cercando di individuare le falle del sistema giuridico e le azioni di prevenzione più opportune da mettere in atto, suggerendo pratiche, numeri utili, sportelli d'ascolto, sostegno psicologico. 

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La verità è che gli uomini continuano ad esercitare violenza sulle proprie partner, compagne, figlie, ad ogni latitudine. Lo stesso succede anche a parti inverse, ma sono la casistica e la statistica a parlar chiaro: le donne più di tutti subiscono violenza da parte degli uomini. 

Violenza che negli anni ha adeguato le sue forme alla contemporaneità: a quella fisica e sessuale si è aggiunta la violenza economica, gli atti persecutori, lo stalking, la violenza sul posto di lavoro. 

Anfi e Ande, attivamente impegnate nella discussione di tematiche di grande attualità, hanno voluto sottoporre al pubblico la discussione ma senza retorica, lasciando spazio alla viva voce di una testimone d'eccezione. 

Nel tempo che ha preceduto la testimonianza di Cristina, che oggi - dopo l'arresto dell'ex, condannato a 25 anni di reclusione e poi morto in carcere -  vive una nuova vita all'insegna della serenità con un nuovo compagno e la sua famiglia, si sono succeduti i saluti e gli interventi di illustri professionisti del mondo del diritto e del sociale. 

Ad introdurre l'incontro e fare gli onori di casa, Claudia Conidi, avvocato e autrice del libro che narra la storia di Cristina, "La vita per forza", della cui vendita i proventi andranno in beneficenza. 

 

L'avvocato Conidi è stata difensore di Cristina per lungo tempo e ha raccolto la sua testimonianza in un saggio breve, che si legge tutto d'un fiato, lasciando lo sgomento nel cuore. Perchè storie del genere non sembra possano accadere realmente, finchè non le tocchi con mano. 

Si sono affacciati alla platea, portando i saluti dei rispettivi ordini di appartenenza, Vincenzo Agosto, presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Catanzaro, Valerio Murgano, direttore della Scuola Forense di Catanzaro, Giuseppe Mazzei, Segretario Provinciale Cisal di Catanzaro, e Carmelina Luigia Audino, componente della Commissione provinciale Pari Opportunità di Catanzaro.

Per Anfi Calabria (Associazione Nazionale Familiaristi Italiani) ha parlato il presidente, Maria Teresa Laurito. 

Laurito ha sottolineato l'importanza del tempismo nel soccorso delle vittime, che ogni grido d'allarme non resti lettera morta. E si è interrogata con gli altri ospiti su quali azioni possano essere poste in essere dal legislatore quanto istituzioni per intervenire tempestivamente. Tra le iniziative sul territorio -ha poi annunciato- Anfi inaugurerà nella prossima settimana il secondo sportello d'ascolto sulla città, in via Buccarelli, nel centro di Catanzaro. Poichè, tante volte, a fare da deterrente vi è anche un problema di mobilità.

Per Ande Catanzaro (Associazione Nazionale Donne Elettrici) ha parlato il presidente, Roberta Porcelli, focalizzando l'attenzione oltre l'accaduto, la cronaca di un fatto sì raccapricciante, ma che lascia spazio ad un contesto ancor più preoccupante. "E' il contorno che colpisce, il degrado dell'ambiente in cui si svolge la vicenda. -afferma Porcelli- L'aguzzino è un uomo anaffettivo e violento eppure non desta sospetti. Nessuno si accorge di quanto stia accadendo, altre donne accettano di buon grado la sua compagnia. Nessuno si accorge del disagio familiare, neanche gli ospedalieri. L'indifferenza, è questo ci che colpisce, girarsi dall'altra parte, che finisce per diventare complicità. Dovremmo riflettere su questo e far sì che sempre più persone si affranchino dal bisogno, l'antitesi dell'autodeterminazione. Bisognerebbe non dimenticarsi delle persone che vivono in stato d'indigenza e aiutarle ad avere una vita dignitosa attraverso misure idonee e politiche del lavoro efficaci. Solo l'indipendenza economica e la cultura possono restituirci la libertà". 

Spazio poi al dibattito tra Gabriella Reillo, Presidente f.f. della Corte d'Appello di Catanzaro, Teresa Chiodo, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, e Isolina Mantelli, Presidente del Centro Antiviolenza "Mondo Rosa". Mentre le conclusioni sono state affidate a Marisa Fagà, presidente nazionale di Ande. 

I due magistrati, Chiodo e Reillo, si sono soffermati sul problema di carattere legislativo. In particolare Reillo sull'adeguata tutela che ad oggi, le donne, fanno fatica ad ottenere, specie per quanto riguarda i reati minori di cui sono parte lesa. Dal punto di vista di chi, invece, è a contatto con i minori, nella fattispecie la dott.ssa Chiodo, è stato altresì importante evidenziare come la violenza sulle donne sia di pari passo anche violenza sui minori che assistono e che probabilmente diventeranno adulti a loro volta violenti o problematici.

Molte volte i minori vengono allontanati dalle madri per tutelarli, e così si crea un ulteriore danno alla donna, che soffre la lontananza dei propri figli, ma è un'azione necessaria per proteggere questi ultimi da un possibile "effetto domino", ha spiegato Chiodo.   

Di un problema di natura sociale e culturale ha invece parlato Isolina Mantelli, poichè fin da tempi più lontani vi è sempre stata una tendenza a colpevolizzare le donne di eccessivo vittimismo nel riferire le violenze subite e, di conseguenza, si è sempre reso particolarmente difficile il percorso delle donne che intraprendono la via della denuncia, costrette a dover "dimostrare" di essere vittime di violenza. Mantelli si è soffermata sull'aspetto psichico e sull'indole di chi compie violenza, a limite tra psicopatia e cattiveria.

In conclusione, spazio agli interventi del pubblico ma nessun intervento si è reso opportuno dal momento che il racconto di Cristina si è rivelato assieme agghiacciante, straziante e profondamente toccante. Che le sue parole possano diffondersi, smuovendo gli animi di tutte quelle donne che hanno paura di denunciare e di chi, "uomo", compie atti di violenza senza timori.   

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