A Montauro si rinnova il miracolo della liquefazione del sangue di San Pantaleone

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  27 luglio 2025 12:43

di SETTIMIO PAONE

Si è ripetuto anche quest’anno, tra lacrime di commozione e sorrisi di gioia, il miracolo che segna il cuore più profondo dell’identità montaurese: la liquefazione del sangue di San Pantaleone. Un rito secolare che si rinnova nella sua forza, nella sua sacralità, nel suo legame indissolubile con la fede di un popolo che non smette mai di aspettare il proprio segno. E che, puntualmente, lo riceve.

Nella chiesa Matrice gremita all’inverosimile, in un clima di intensa emozione, il sacerdote pro tempore ha aperto la custodia contenente le reliquie tanto attese: una ampolla con il sangue del Santo Patrono e un reliquiario con un frammento osseo. Ed è lì che il miracolo si è compiuto ancora una volta. Il sangue, rappreso, si è fatto vivo, ha preso forma, ha palpitato agli occhi dei presenti.

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Un attimo di silenzio e poi l’esplosione emotiva: un fremito collettivo che ha attraversato la navata e si è riversato nei cuori. Autorità civili e militari, fedeli di ogni età, emigrati tornati apposta, bambini stupiti e anziani segnati dal tempo… tutti uniti in un’unica, intensa preghiera.

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Perché quando il sangue si scioglie, San Pantaleone non è più solo un nome, una statua, una memoria: diventa presenza viva, tangibile, irrompe con potenza inaudita nel cuore della sua gente, accendendo un amore che devasta e ricostruisce, che abbraccia e consola.

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E in questo giorno, a Montauro, accade qualcosa di ancora più grande: la gente mette da parte dissapori e divergenze, e si riappropria della propria chiesa, della propria radicata tradizione. Niente e nessuno si sente escluso. Non esistono le particolarità, non ci sono distinzioni. Esiste un solo popolo, unito, che si ritrova attorno al suo Protettore. Un popolo che da secoli lo venera, lo invoca, lo ama. È la festa della comunità, del cuore condiviso, della fede che accomuna.

È difficile raccontare con le sole parole le mille reazioni dei presenti: occhi lucidi, mani giunte, sguardi rivolti in alto, sorrisi tremanti. Tutto parla di un amore sconfinato, che va oltre la religione, oltre la tradizione, oltre il tempo. È un legame viscerale, che a Montauro non si spezza, non si attenua, non si dimentica.

Perché a Montauro il Santo Patrono non è solo un protettore: è parte integrante del tessuto umano e spirituale del paese. Non esisterebbe Montauro senza San Pantaleone, non esisterebbero i Montauresi senza la loro festa. Passano gli anni, si alternano sindaci, parroci, amministratori… ma il cuore resta lo stesso. Un cuore che ogni anno, il 27 luglio, aspetta il miracolo. E ogni anno, il miracolo accade.

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