di PAOLO CRISTOFARO
"Non vi è alcun dubbio sull'appartenenza pubblicistica dell'area." E' soltanto una delle frasi che si leggono nelle sei sentenze emesse dal Consiglio di Stato (presidente: Fabio Franconiero; estensore: Marco Morgantini) che bocciano altrettanti ricorsi di sei privati (difesi dagli avvocati Matteo Caridi e Annamaria Corabi) che hanno chiamato in causa il Comune di Stalettì e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dopo le ordinanze di sgombero emesse dall'amministrazione sulla base degli accertamenti condotti dalla Guardia Costiera, Ufficio Circondariale Marittimo di Soverato, sull'occupazione abusiva di segmenti del demanio pubblico.
L'area sul litorale di Stalettì al centro della polemica è grossomodo quella di località "Panaja" di Caminia, a valle del tracciato ferroviario della linea Taranto-Reggio Calabria, presso la quale privati hanno costruito opere edilizie "in assenza dei necessari titoli autorizzativi". Ma non solo. Le aree in questione sono identificate come "Zona di riqualificazione del litorale" e sottoposte a vincolo di tutela paesaggistica nonché a vincolo idrogeologico. L'area risulta occupata da privati sin dagli anni Sessanta, ma la concessione temporanea, come rimarca anche il Consiglio di Stato, non valeva quale titolo autorizzativo per opere di edilizia permanente.
I privati hanno sollevato tutta una serie di motivazioni e controdeduzioni che sono state inequivocabilmente respinte e dichiarate infondate dai giudici, che hanno rimarcato come "i provvedimenti di demolizione sono atti vincolati il cui presupposto è costituito esclusivamente sulla sussistenza di opere abusive" e che pertanto "per tali atti non è richiesta una specifica motivazione circa la ricorrenza del concreto interesse pubblico alla rimozione, in quanto, verificata la sussistenza di manufatti abusivi, l'amministrazione ha il dovere di adottare il provvedimento". Gli interessati hanno anche sollevato una precedente diatriba tra comune ed enti sovraordinati, riguardante l'appartenenza al demanio statale o alla gestione di specifici enti locali. Anche questa sottolineatura è stata respinta dal Consiglio di Stato, che ritenuto in entrambi i casi grave l'occupazione dello spazio pubblico, indipendentemente dall'ente che lo gestisce.
Le sentenze rimarcano che "non vi è alcun dubbio sull'appartenenza pubblicista dell'area" e ancora che "si deve escludere che il bando comunale degli anni Sessanta possa essere considerato come titolo abilitativo". I giudici sottolineano come ormai, anche a seguito di precedenti sentenze in sede civile, confermate dalla Cassazione, sia venuta meno ogni incertezza riguardante questo tipo di contenziosi e che l'ordine di sgombero è stato emesso legittimamente. Gli spazi sullo splendido litorale di Stalettì, quindi, che per anni hanno subito deturpazioni ed abusivismi di ogni tipo, sono in procinto di rientrare, a pieno titolo, nella pubblica disponibilità del comune e dei cittadini. L'area di Caminia, come anche quella di Copanello, negli ultimi decenni ha subìto pesanti danni ambientali. Poco tempo fa la Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, aveva sequestrato e poi disposto la demolizione di circa 70 villette abusive.
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