Addio a Papa Francesco, Franco Cimino: “Che dolore e che gioia ci hai dato oggi!”

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Papa Francesco
  21 aprile 2025 13:36

di FRANCO CIMINO

“Io non piango per la morte di Francesco. Morto un Papa se ne fa un altro. Morimu tutti. Per un cristiano la morte dovrebbe essere gioia. Pensa ca è vicinu a Dio. E asciugáte e lacrime. Sii felice. Pensa ad essere felice. Ca tempi ppe’ jangire ci ‘ndè sempre(Che tempo per piangere ce n’è sempre).” É quanto mi ha scritto una mia collega, non proprio amica, in verità, ma collega dal pensiero filosoficamente robusto quanto eticamente fragile. Ciò che mi ha scritto è quanto diranno, ne sono certo, in cuore loro, i tanti cinici e indifferenti, che guardano alla morte degli altri come a un semplice gioco della vita. In maniera diversa, dentro sé stessi, penseranno la stessa cosa quei mediocri e “piccoli” uomini di potere che si sentono i padroni di tutto, pure della vita umana.

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Quei “ “padreterni” chiusi nelle dorate stanze, che hanno visto da subito in quell’Uomo gigante il loro vero nemico. Si tratta di quel manipolo di piccoli uomini, i nani che si sentono giganti perché vedono la loro ombra riflessa dal sole. E contro i quali, ancora una volta, ieri, nel messaggio di Pasqua, Francesco ha nuovamente urlato la sua indignazione. Il suo dolore. La sua ribellione verso l’orrore che sempre più cresce nel mondo a causa delle tre guerre che lo stanno bruciando. La guerra della povertà e della fame. La guerra militare armata di ogni ordigno micidiale. La guerra contro la terra, e le sue ricchezze naturali. Terra, creatura di Dio, casa di tutti gli esseri viventi, la “ vita ” inanimata in essa. Tutti con eguali diritti di godimento.

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Tutti con eguale dovere di proteggerla. Difenderla. Conservarla. Per quel domani inarrestabile, che non è mai nostro. É di chi viene da noi. E vivrà sempre dopo di noi. É in questa verità Cristiana, il suo travolgente pensiero sull’Ecologia della Vita. Il suo primo atto rivoluzionario. Dal quale Egli ha fatto discendere tutti gli altri pensieri, “codificati” nel suo alto Magistero. “La Chiesa povera per i poveri.” L’idea sovvertitrice(quasi come quella del “Dio é Madre” d Papa Luciani) di un Dio del Perdono e della Misericordia, mai giudice severo e punitivo, ma Padre amorevole e accogliente, tutti, é quella di un Dio sovvertitore. Non sovvertito, come gli è stato cattivamente contestato dai suoi nemici interni. Non Dio dell’Amore. Ma Dio Amore. Un principio dal quale non si potrà più prescindere, chiunque salirà al Soglio Pontificio. Quel Dio Amore dal quale Francesco ha fatto discendere tutti i nuovi principi dell’Amore umano. Anche qui duramente contrastato. Anche qui, il Dio sovvertitore, che ribalta le vecchie dure “ regole” sull’amore fra gli esseri umani. Tutti hanno diritto e dovere di amare ed essere amati.

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L’Amore non discrimina, non divide, non emargina, non etichetta con stigma negativi. Altrimenti avremmo, ci ha fatto capire, quasi dicendolo, un Dio ingiusto, che decide a priori chi deve amare e chi no. Chi può essere amato e chi no. “ “Chi sono io per giudicare?” La risposta alla domanda sull’omosessualità, fattagli dieci anni fa sull’aereo di uno dei suoi primi viaggi per mondi lontani. Uno di quelli da cui è stato “ preso” Lui quando “ i fratelli Cardinali, l’hanno eletto. Un rivoluzionario. Della Politica. Della Società. Della cultura. Della religione e delle religioni. Rivoluzionario della santità. Della missione pastorale. Ancora quel sovvertitore. Delle regole costituite. Nelle società vecchie. Ideologizzate. Nelle quali il dio denaro, figlio del dio del potere, comanda. E impera. In modo autoritario e assolutista. Distruttore del Bene Comune. Ladro di ricchezze del pianeta e assassino della vita. Umana. E del pianeta. Entro 20 giorni la Chiesa di Roma, sulla morte di quest’ultimo, per forza del vecchio detto che è norma interna, “farà” un nuovo Papa.

Già dopo questi primi giorni di emozione e sincero dolore per gran parte delle persone, in particolare quelle del suo cuore e del Vangelo, i poveri, i sofferenti, gli emarginati, gli abbandonati, gli imprigionati di ogni potere cattivo o incattivito, gli scarti umani della società della falsa opulenza e del mercato, Francesco sarà passato. Più rapidamente che per altri pontefici, sarà dimenticato. Non c’è tempo, non c’è voglia, la cultura dominante non ha interesse a parlare di lui. Ad aprire una discussione sul suo pontificato, per quanto relativamente breve. Dodici anni e sette giorni, sono pochi nel governo della Chiesa cattolica. Ancora meno per chi si pone il compito di rivoluzionarla. E, tuttavia, ci sarebbe tanto da dire. Quasi e più di quanto non si sia stato detto e studiato del trentennio di Carol Wojtyla. Ma ci sarà tempo per dirlo. Di dire anche della sua fede nella Libertà. E capirla all’interno del suo totale amore per Gesù Cristo, figlio dell’unico vero Dio. Amore vero. Rivoluzionario e sovvertitore. Oggi è il giorno del dolore. E del pianto. Dell’umanità, quasi intera, che perde il suo leader e la sua guida “ politica”, morale e culturale. Nel mondo divenuto più vuoto. Degli uomini più soli. E abbandonati. Alla povertà. All’odio. Alle guerre di ogni conflitto. Anche il più piccolo, provinciale, paesano, casalingo. É il giorno del dolore e del pianto per la Chiesa, quasi tutta, che perde con Francesco uno dei papi più belli. Un Francesco autentico, dei pochi libri enciclopedici sulla scrivania e dall’immensa sapienza del cuore.

Quella ispirata e infusa dallo Spirito Santo, come fu per il Santo d’Assisi. L’animo mio batte forte. E io piango. Ché piangere, come dice il Papa, non fa mai male. Quando è per dolore o per gioia. Il mio contiene ambedue i sentimenti. Dolore, per la scomparsa di un padre buono, saggio e protettivo. Gioia, perché Egli è andato in Cielo e sta già scherzando con Gesù, che l’aspettava con gioia Sua".

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