di MARCELLO FURRIOLO
L’Italia perde uno degli Artisti più illuminati, a cavallo dei due secoli della Modernità, che Paolo Portoghesi ha interpretato con spirito visionario proiettato verso il Post-modernismo.
Catanzaro perde un Referente illustre, che ha speso il suo immenso talento e il suo prestigio per lasciare alla città il segno indelebile della sua grande sensibilità, della sua cultura rinascimentale, del gusto del Bello come scelta di vita totalizzante.
Personalmente perdo una figura di riferimento incancellabile, che mi ha accompagnato in modo sapiente nel percorso più entusiasmante e impegnativo della mia vita amministrativa, politica e umana. Una guida e un amico ricco di pacati suggerimenti e fraterni consigli in una delle fasi più esaltanti e difficili alla guida dell’Amministrazione Comunale di Catanzaro.
In queste ultime ore ho letto accorati elogi funebri, a volte intrisi di retorica e non sempre assonanti con il ruolo, non solo professionale, che la personalità di Paolo Portoghesi ha avuto nella scelta, elaborazione e realizzazione del Teatro Politeama per la città di Catanzaro.
Perchè il Politeama di Paolo Portoghesi non è nato nel 2002, ma all’incirca 15 anni prima nel 1988, quando decidemmo di dare una risposta al sogno di intere generazioni di catanzaresi, che avevano perduto la mitica presenza del San Carlino. E tutto questo avveniva all’interno di un grande progetto per una grande Catanzaro, favorito da una straordinaria congiuntura della politica, sia pure caratterizzata dalle grandi contrapposizioni tra DC e PCI, in cui però era possibile creare significative convergenze nell’esclusivo interesse della comunità, con figure come Ninì Dardano, battagliero esponente comunista e Pino Casale, storico militante dell’estrema destra.
In verità l’idea del Teatro era nata come spinta dalla necessità di ricostruire una nuova identità di tipo culturale e sociale, partendo dal centro storico e sopratutto di disegnare un nuovo modello di città capoluogo di Regione ad un livello metropolitano di servizi in favore dell’intero territorio calabrese. Il Teatro Politeama di Portoghesi, il Complesso Monumentale del San Giovanni, Piazza Matteotti, il Bosco Li Comuni, la Funicolare, che rimangono nella storia della città come gli ultimi interventi pubblici strategici realizzati in città. Ma proprio la scelta di investire notevoli capitali pubblici per la realizzazione del Teatro creò non pochi contrasti all’interno delle forze politiche e della stessa maggioranza DC-PSI. Ricordo che il primo nodo dovetti scioglierlo con la scelta del progettista. E qui mi feci guidare dall’intuito e dall’arte della mediazione di scuola prettamente democristiana.
Dal momento che l’unica cosa che mi premeva era la realizzazione dell’opera ritenni che era preferibile cedere la scelta del progettista al PSI, condizionandola ad una figura di prestigio internazionale. E la scelta non poteva non essere più felice: il Prof. Paolo Portoghesi, architetto di livello mondiale, Presidente della Biennale di Venezia, di indiscussa cultura socialista. Persona di qualità umane e professionali eccelse, con cui instaurammo subito rapporti personali destinati a consolidarsi nel tempo. E Portoghesi sposò subito coraggiosamente e lealmente le tesi dell’Amministrazione Comunale, a cominciare dalla difficile tormentata decisione di demolire il vecchio cinema Politeama e il Mercato coperto. Si aprì un dibattito furioso in una città ancora sanguinante per le ferite mai più sanate della sciagurata demolizione della strettoia di Corso Mazzini, con l’abbattimento di Palazzo Serravalle. Alla guida della contestazione c’era, come sempre, la mia cara e indimenticabile amica professoressa Emilia Zinzi, che argomentava da par suo i valori estetici e storici degli immobili da demolire. Paolo Portoghesi, però, era di parere opposto e convinto sostenitore dell’idea che si “tratta non solo di costruire o ristrutturare un insieme di edifici, ma di organizzare una parte strategica della città. Politeama e mercato coperto occupano infatti una posizione baricentrica e significativa nel tessuto urbano del centro storico, un intervento in questa zona può servire a ricomporre le contraddizioni che nel tempo si sono accumulate in una diversa armonia”.
Paolo Portoghesi mise in gioco tutto il suo prestigio e la sua credibilità professionale nazionale e internazionale sul progetto del Politeama, portando a Catanzaro a difendere la scelta e la qualità del suo progetto tutto il mondo dell’arte, dell’architettura, del teatro e del cinema. Quella della discussione del progetto del Politeama di Paolo Portoghesi è una pagina straordinaria di cultura, di passione civile e di dialettica democratica autentica nella città di Catanzaro alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, che rimane irripetibile e, purtroppo, perduta nella memoria di una politica che consuma se stessa anche nei rituali ambigui delle cerimonie commemorative.
Restano ancora nella mia mente i dubbi che mi attanagliavano in quei giorni sulla scelta della localizzazione del teatro e ricordo che un pomeriggio invitai Portoghesi, sfidandone l’immane pazienza e disponibilità, a fare un sopralluogo decisivo in un terreno molto panoramico alle porte della città, nell’area di risulta di un vecchio mattonificio. Ci avventurammo tra il fango e le sterpaglie e quando ne venimmo fuori il pantalone candido del grande architetto era totalmente inzaccherato. Accompagnai Paolo Portoghesi, tra molte risate, in Galleria Mancuso al negozio Ribot dell’amico Guido Rossi nella speranza di trovare dei pantaloni nuovi, ma la ricerca fu infruttuosa e il mio amico Professore rimase col pantalone sudicio. Ma con la convinzione sempre più ferma che la scelta del nuovo Politeama nell’area di risulta del cinema e del Mercato coperto era la più giusta e strategica per la città.
Tutti i progetti, primo fra tutti il Politeama. da noi presentati alla Regione, all’epoca guidata da Rosario Olivo e Vice Presidente comunista il compianto Franco Politano, vennero approvati e finanziati con i fondi della Legge n. 64 sul Mezzogiorno.
Il resto è la storia dei trionfi e delle contraddizioni che hanno accompagnato la vita del Politeama in questi ultimi vent’anni, in cui non sempre la politica ha saputo apprezzare e valorizzare il ruolo di volano culturale e sociale che avevamo assegnato al Teatro Politeama, così come l’aveva voluto un Artista e un Uomo come Paolo Portoghesi, che sul finire del secolo scorso illuminava con il suo ingegno infinito le strade intricate della vecchia Catanzaro verso il cambiamento.
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