Al Grande Albergo delle Fate si riaccenda ancora il fuoco dell'amore per ciò che è la bellezza della natura fra i monti della Sila

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Il Grande albergo Parco delle Fate di Villaggio Mancuso
  04 marzo 2020 08:40

di ENZO COSENTINO

Il fuoco “appicciato” (acceso) dagli inviati del demonio può anche distruggere ciò che l’uomo ha costruito, ma non può bruciare la memoria delle cose. Che concetto tortuoso, lo ammetto, per iniziare un “pezzo” che si richiama all’incendio che ha distrutto una parte del tetto dell’Albergo delle Fate, a Villaggio Mancuso, deprezzando un manufatto interamente in legno incastonato in un angolo della Sila Piccola.

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Molto opportunamente l’on.le Wanda Ferro (FdI) ha rivolto sull’accaduto una interrogazione al ministro per i Beni culturali e il Turismo (LEGGI QUI) chiedendo al governo di intervenire per “l’immediato ripristino del soffitto dell’Albergo delle Fate, per l'avvio di interventi di conservazione strutturale e per la successiva valorizzazione dell’edificio, ai fini turistici, nell’ambito delle iniziative di sostegno alle aree montane”. Non una semplice illustrazione dei fatti a corredo dell’istanza parlamentare, la Ferro ha evidenziato le peculiarità storiche, culturali e paesaggistiche che caratterizzano la preziosità del manufatto. Una iniziativa sicuramente lodevole quella dell’on. Wanda Ferro per cui non si può che auspicare vada a buon fine.

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Ebbene, l’incendio che ha “ferito”l’Albergo delle Fate ci ha risvegliato la memoria riportandoci indietro nel tempo, facendoci anche rivivere come in un sogno tanti eventi vissuti in questa struttura e comunque in quell’angolo di Calabria, fra i monti della Sila Piccola. Un paradiso costruito in una terra aspra, dolce e ricca di bellezze. Progettato da un uomo grande d’ingegno quanto grande fu la sua solitudine: Eugenio Mancuso. Un'opera immensa lasciata in eredità a quella gente di tutto il mondo che ha occhi per ammirare ciò che ineluttabilmente è bellezza.

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E cosi siamo andati a rileggere un saggio poetico dedicato a Villaggio Mancuso, all’ “Albergo delle Fate” : “La Favola” di un insigne giurista catanzarese (anche se i suoi natiì sono di S. Vito Jonio) e letterato: Giuseppe Casalinuovo. Un passaggio di questa “favola”, di cui consigliamo la lettura, è emblematico :….”Ed infatti l’uomo solitario e taciturno (Eugenio Mancuso), in mezzo al paesetto incantato e ancora per incanto, fece un giorno sorgere un Grande Albergo multicolore, che fu detto e ancora oggi si dice “Grande Albergo delle Fate”. Era per le fate che, non vedute, lo avevano aiutato a compiere il miracolo”.

E quell’Albergo diventò un simbolo, ma stuzzicò anche l’inventiva di altri uomini d’ingegno nell’arte, del cinema, della cultura. E fra questi un giornalista catanzarese, Giuseppe Papaleo, che nella location dell’Albergo delle Fate fece svolgere le prime edizioni di un Premio Internazionale, “Il Pino d’oro”, e una edizione rimasta memorabile dell’Oscar dei due Mondi, che richiamò a Villaggio Mancuso i più grandi divi del momento di caratura internazionale, tra cui Sofia Loren e Marcello Mastroianni. Ma anche principi e sceicchi. Alcuni dei quali poi, in privato, vollero tornare a Villaggio Mancuso per godersi nel silenzio di una natura incontaminata un soggiorno in quell’Albergo delle Fate che nè l’incuria, nè la cattiveria dell’uomo potrà distruggere.

Dal fuoco “appicciato” dai “satanelli” si ritorni al “fuoco” che accende interesse per la cultura, lo spettacolo, nell’angolo del paradiso delle Fate: il Grande Albergo voluto da un pioniere del turismo calabrese, Eugenio Mancuso.

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